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Non ti scordar di me n.2
tempera all’uovo, tavola di legno preparato con gesso dell'artista: Yingjing Sang

a cura di Djana ISUFAJ

I BOLLI DELLE MARCHE
dalle origini alla fine del XIX secolo
di Mario Gallenga
Collana Raybaudi di Studi Filatelici (3), Roma 1972
pagine 214 con illustrazioni in bianco e nero

Introduzione a cura dell’autore
Sulla storia postale delle Marche, negli anni antecedenti all’occupazione napoleonica, la documentazione che ho potuto trovare è ancora più scarsa di quella segnalata per le Romagne nel mio studio precedente, e a quella faccio riferimento, per non ripetermi, per quanto riguarda ogni notizia di carattere generale. Che il servizio postale delle Marche fosse oggetto di un sub-appalto, è chiaramente documentato dalla lettera circolare inviata da Macerata il 3 agosto 1808 dal sig. Francesco Rossi, già Tenente (e cioè sub-appaltatore) della Provincia della Marca, a tutti i Comuni, per rendere noto che il suo appalto era terminato e per chiedere il pagamento di quanto gli era ancora dovuto dai Comuni, e che qui appresso parzialmente riproduco. Data la vastità della regione, che oltre la Provincia di Marca comprendeva anche il Ducato di Urbino e Pesaro, ed il Ducato di Camerino, è probabile che oltre la Tenenza postale della Marca ci fossero altre Tenenze e altri sub-appalti locali per le altre divisioni amministrative. Che le Marche nel 1809 e prima avessero le seguenti Direzioni Postali: Acqualagna, Ancona, Camerino, Cantiano, Fano, Fossombrone, Macerata, Pesaro, Scheggia, Senigallia e Tolentino, è documentato dalla relazione fatta dal Marchese Massimo al Pontefice nel 1817 sullo stato dell’amministrazione postale pontificia prima e dopo la restaurazione del 1815. Quel che però è strano, è che non si conoscono bolli postali usati nelle Marche prima del periodo della Repubblica Romana del 1798-1799, quando coi rinnovamenti amministrativi ispirati dalla Rivoluzione francese, ad Ancona, a Senigallia, Macerata, appaiono i primi bolli postali inchiostrati col nome della città. A differenza quindi delle Romagne, dove già all’inizio della seconda metà del ‘700 le sei Direzioni Postali marcavano le lettere in arrivo coi loro bolli; e a differenza dell’Umbria e del Lazio dove i bolli postali, prima a secco, poi a inchiostro, erano largamente usati dall’inizio del ‘600, per le Marche finora non conosco bolli postali prima della Repubblica Romana del 1799. I famosi bolli dei corrieri, che a mio giudizio sono invece bolli degli appaltatori, con le numerose e misteriose iniziali alfabetiche, che si trovano su molte lettere spedite da diverse località delle Marche e indirizzate a Roma, a mio avviso sono bolli applicati in arrivo a Roma, dato che gli stessi si trovano sia su lettere provenienti dalle Marche che su lettere provenienti dalle altre regioni. Nel mentre che nel mio lavoro segnalerò quei pochi bolli che hanno qualche probabilità di essere considerati di appaltatori postali locali (e tutti di periodo tardo, tra il 1800 e il 1809), desidero illustrare qui appresso i bolli usati in arrivo a Roma anche su lettere provenienti dalle Marche.

Indice degli argomenti
Introduzione; tabella delle valutazioni; le Marche.

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