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Collezionismo filatelico. Dove sta o stiamo andando? E cosa possiamo fare | ||||||||||||||
Lorenzo Carra (FRPSL, AIFSP) | ||||||||||||||
Premessa
Ora, leggendo, qualcuno mi accuserà di voler fare il filosofo, io che non ho mai studiato filosofia e preferisco zappare l’orto piuttosto che imparare a parlare l’inglese. Però lo leggo e a Londra e a New York ci vado e insalate, pomodori, peperoni e melanzane riesco mangiare dei miei. Lo spunto a cercare di buttar giù questa/e paginetta/e mi è dato da quello che leggo in qualche rivista nazionale ed estera e dalle chiacchierate con collezionisti e non, studiosi, editori, esperti e, perché no, anche commercianti di vario livello. Per esempio gli scritti su Storie di Posta o L’Arte del Francobollo. Occorre quindi “esaminare…la situazione attuale del collezionismo filatelico” per arrivare a “capire perché si dovrebbero (ancora, aggiungo io) collezionare francobolli”. Sono passati i tempi che “la filatelia…era roba per ragazzini” ed anche, incomprensibilmente, contemporaneamente chiamata hobby dei re (come se i re fossero un po’ bambini). Per non parlare di quelli che fino a pochi anni fa la consideravano un investimento e ne esaltavano possibili risultati miracolosi (e su questo argomento avrei in serbo un articolo, dopo aver ritrovato all’Istituto di Prato il Notiziario Filasta 1992). Considerazioni più verso cosa si scrive di filatelia sono quelle di Francesco Giuliani in Collezionismo in rivista. Giuliani si rallegra per l’elevato numero (ne ha contate una trentina! – che abbia incluso anche quelle dei piccoli circoli e quelle on line?-) di riviste che si pubblicano in Italia e per la qualità dei contenuti, non solo di storia postale ma anche di filatelia tradizionale e tematica. Questo malgrado la diminuzione dei lettori causata anche dalla diminuzione dell’uso dei francobolli. Deduzione che anche questa potrebbe apparire banale, ma non lo è: quante cartoline illustrate avete ricevuto lo scorso anno? Pochissime! quante lettere? Nessuna! Di conseguenza sono stati stampati meno francobolli pur essendo enormemente (e sconsideratamente!) aumentato il numero delle nuove (postalmente superflue ed inutili!) emissioni. Tutta questa rarefazione della diffusione dei francobolli ne ha diminuito la visibilità ed anche la reperibilità (prima gratuita o quasi) che sommata al fatto che i giovani sono (naturalmente e giustamente) più attratti e portati ad altri e nuovi hobby e, visto che badano più che altro al presente, sono molto meno indotti a collezionare. Che il collezionista sia un conservatore che raccoglie e studia il passato e pensa e guarda al futuro? Guardando all’estero è da segnalare l’iniziativa del DASV, l’associazione tedesca di Storia postale, che nel numero 519 di ottobre 2020 oltre alle solite rubriche ha pubblicato un lungo articolo di 60 pagine sui Thurn und Taxis e allegato un CD con due libri, uno di 223 ed un altro di 91 pagine/videate sull’evoluzione dei trasporti in Germania dal 1600 al 1800. Nella rivista vi è anche un’inserzione pubblicitaria con la quale si offre a poco prezzo un CD denominato “DASV – Archiv Digital” contenente circa 24 mila pagine della rivista tedesca dal 1941 al 2015. Un grande lavoro, in tedesco, ma certamente di interesse ed utilità ad un grande numero di persone che potranno così accedere ad una marea di informazioni consentendo la maggior diffusione dei nostri studi e del collezionismo. Ho ritenuto evidenziare questo fatto perché in questo modo si offre ad un autore la possibilità di far conoscere sue opere ad un largo pubblico. Gli specialisti e cultori dell’argomento potranno poi, se lo riterranno, farsi anche stampare questi lavori ed averli su carta. Clemente Fedele conosce La bellezza della ricerca e sa che “dalla conoscenza del passato” si può trovare “un piacere per il presente e una sicurezza per il futuro”. E con la sua esperienza invita a “riprendere le ricerche in archivio per dare risposte a nuove esigenze” perché “le carte attendono sempre speranzose ricercatori che vogliano far prendere loro un po’ di luce e magari poter essere pubblicate”. Ora, anche negli archivi, è possibile fare foto col cellulare e “in breve tempo avere in casa i dati da studiare con comodo”. Poi, naturalmente, occorrerà approfondire e poter diffondere il risultato della ricerca. Ancora Francesco Giuliani considera che, malgrado tutto, “gli studi filatelico-postali mostrano doti di tenuta incoraggianti” e che “è difficile trovare un altro hobby così ricco di documenti di riferimento” e suggerisce che “alcune riviste del Novecento …andrebbero rese usufruibili attraverso internet”. Idea certamente non nuova e già praticata da altri – per esempio Il Postalista di Roberto Monticini – e che anche il Mascherone riprende partendo dal fatto che l’Istituto di Studi storici postali “Aldo Cecchi” di Prato, che già conserva migliaia e migliaia di libri, riviste, periodici, pubblicazioni e tutto quanto riguarda la filatelia e la posta, sia deputato anche all’archiviazione video o telematica. E, aggiungo io, l’Istituto è pronto a questa attività e da tempo ha iniziato a lavorare in questa direzione. Riuscirebbe a fare molto di più se trovasse altri volontari - che potrebbero “lavorare” anche da casa - e soprattutto altri finanziamenti. Logica vorrebbe che fossero tanti i collezionisti, gli studiosi e gli appassionati a farsi avanti per sostenere e diffondere il proprio hobby (e perché non anche i commercianti, visto che la filatelia rappresenta il loro lavoro e la fonte dei loro guadagni?), ma ancora oggi sono molto pochi. Tanti nemmeno sanno che l’Istituto è una onlus e che pertanto le donazioni all’Istituto possono essere detratte dalle imposte nella misura del 19% e che all’Istituto può essere destinato il 5 per mille. D’accordo la lotta contro il cancro, le leucemie e le più terribili malattie, i bambini poveri dell’Africa e dell’India e tutte le altre iniziative benefiche e culturali, ma, una volta ogni tanto, pensiamo anche a sostenere quello in cui crediamo ed abbiamo passione! Ora visto che la soluzione non si intravede e che sono risultate finora inutili le lamentele per le troppe emissioni, per certi prodotti filatelici mangiasoldi, per valori di catalogo irreali, con indicazioni riferite a qualità impossibili, per un mercato che “non tira”, che demotiva i vecchi collezionisti e non incoraggia certo i nuovi, vediamo di fare qualcosa di positivo e collaborare ed aiutare chi senza fini commerciali o speculativi, ma culturali e sociali da anni opera con competenza, serietà e gratuità per tutti. Scritte queste cose e lanciato questo mio appello, leggo sul numero 1480 di novembre 2020 di The London Philatelist, della Royal (la più antica e prestigiosa associazione filatelica al mondo) che la società, oltre a due generosi lasciti, ha ricevuto quello che definisce “un magnifico regalo”: una donazione di 750.000 sterline (più di 800.000 euro) da parte dello Spear Charitable Trust. Questa eccezionale elargizione, che rientra tra gli obiettivi del Trust di favorire progetti per l’arte, la cultura, la conservazione del patrimonio, l’educazione e la formazione, consentirà alla Royal di avere una maggiore libertà per migliorare l’immagine pubblica della Filatelia e della Storia postale e incoraggiare anche una più ampia partecipazione al nostro grande hobby. Lorenzo Carra
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