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Collezionare oggi: una nuova proposta ai lettori della rivista | ||||||||||||||
Nel n. 114 dell’Arte del Francobollo di giugno u.s. è stato pubblicato l’articolo: “La collezione istruzioni per l’uso” di Franco Filanci. Il Direttore della rivista Paolo Deambrosi me ne ha concesso la riproduzione e, ringraziandolo, la nostra rivista ne propone la lettura. Sono certo che i nostri lettori, pur non potendo competere con la creatività del MAGIS FILANCI, comunque siano sì anche loro maestri nel mettere in buona successione (… in fila) i francobolli, rispettosi della numerazione del catalogo, ma stimandoli sempre curiosi di nuovi saperi, siano altresì pronti a creare collezioni personalizzandole in modo originale, in armonia con la loro formazione intellettuale ed il loro patrimonio di conoscenze che non è certo solo cultura filatelica. Per dar luce a questo progetto, INVITO questi nostri “collezionisti” ad inviarci le loro collezioni, non importa se ancora opere in stato embrionale, perché comunque foriere di futuri sviluppi ed ampliamenti. Queste composizioni verranno inviate a Franco Filanci che, Giudice Unico, darà un suo giudizio inappellabile. Accettate la sfida? Io sono molto ottimista e mi attendo interessanti e sorprendenti risposte! Filanci sarà raggiante del nostro entusiasmo e crederà insieme a noi che “ … C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico...” La Redazione |
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La collezione, istruzioni per l'uso |
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Franco Filanci (L'Arte del Francobollo n. 114 - giugno 2021) | ||||||||||||||
DICONO CHE MANCANO LE NUOVE LEVE DI COLLEZIONISTI, MA NESSUNO SEMBRA RENDERSI CONTO CHE LA PROMOZIONE DELLA FILATELIA STA PROPRIO NELLE SUE DIVERSIFICATE POSSIBILITÀ COLLEZIONISTICHE La filatelia è bella perché è varia, in moltissimi sensi. Infatti non esiste un solo modo di collezionare così come non c’è un solo tipo di collezione né un solo modo di metterla in pratica. Ma nessuno parla mai di questa infinita variabile, praticamente unica in campo collezionistico: si dà per sottinteso e per scontato che collezionare è mettere in fila tutti i francobolli di un certo paese, anche limitatamente a un certo periodo, come da catalogo. Al massimo si concede che qualcuno possa anche raccogliere tutti i francobolli con uno stesso soggetto (farfalle, automobili, chitarre, …) o su un medesimo argomento (Europa, calcio, analfabetismo, …), oppure francobolli ancora applicati su corrispondenze e moduli vari, debitamente usati (la cosiddetta storia postale, che sovente è solo filatelia su busta). In pratica non si tiene minimamente conto delle infinite possibilità di azione sul piano creativo, personale, tecnico, culturale e oggettivo che al giorno d’oggi può offrire al collezionista lo sterminato campo delle carte-valori postali dopo due secoli di esistenza (io parto dai Cavallini). Eppure è una considerazione fondamentale, che dovrebbe essere al primo posto in ogni strategia di promozione della filatelia da parte dell’associazionismo e soprattutto del commercio, e che invece è totalmente assente, o nascosto in maniera distorta fra le righe del regolamento Fip per la classe Open, ovvero aperta a tutto e di più. (NdR: Le immagini si ingrandiscono passandoci sopra con il mouse) Ho atteso a lungo che qualcuno più esperto di me in fatto di collezioni (ad esempio un giurato internazionale, che ne deve aver viste a perdifiato) affrontasse l’argomento, ma inutilmente. Per questo ho deciso di fare da solo, e già nell’introduzione del Maillennial ho provato a sviluppare anche questo particolare aspetto, almeno nell’ambito delle emissioni dello Stato Italiano. In effetti non è necessario avere o sapere tutto, ma proprio tutto di una cosa per poterne parlare, altrimenti vivremmo in silenzio. Veleggiando fra nuovo e usati, e saltando a pie’ pari e senza rimpianti i valori più costosi (anche perché all’epoca meno diffusi), è possibile mettere insieme anche una collezione di Italia sin dal 1861 che potrà interessare anche parenti e amici: i quali non si accorgerebbero mai dell’assenza del Congresso filatelico, della Coroncina o del 1000 lire Cavallino. Una collezione alquanto diffusa, che in molti casi fa perno soprattutto sulle immagini delle cartoline illustrate e sulle buste intestate di aziende, commercianti e professionisti del luogo. “Chi documenta con carte-valori, corrispondenze e altro un singolo servizio postale, le sue tariffe, i suoi usi, le destinazioni.” Creando una collezione veramente di storia postale anche quando ¬– in contrasto con le norme Fip – comprende esemplari nuovi: come se l’esemplare non usato, venduto regolarmente alla posta, non fosse di per sé un elemento della storia delle poste di un paese. “C’è persino chi integra la sua raccolta con strumenti della posta o correlati, dalle cartoline illustrate agli oggetti da scrittoio fino ai portafrancobolli da tasca.” Già, perché chi ha detto che una collezione filatelica è solo quella che sta in un album? Tra i miei pezzi di storia postale vorrei tanto inserire un fischietto originale del tipo previsto dalle regie poste per l’esperimento di posta rurale del 1894; e comunque mi chiedo chi, trovando una «scatoletta con valore dichiarato» ancora integra, la smantellerebbe per sistemarla nell’album. E questi sono soltanto i casi-base a livello tecnico-razionale. Se passiamo all’aspetto personale le possibilità diventano infinite. Si va da chi fa partire la sua collezione d’Italia (o di San Marino se è cittadino del Titano) dall’anno in cui è nato, fino al signor Giovanni che colleziona tutti i francobolli dedicati a un Giovanni, Jean, John, Johannes, Ian, Ivan, João, senza escludere il classico signor Rossi che per assonanza potrebbe specializzare solo i francobolli emessi nel suo anno di nascita impressi in colore rosso. Di fronte all’estro e alla fantasia nulla è impossibile: ricordo ancora un’arguta collezione “storica” fatta di lettere spedite 50 o 100 anni dopo a personaggi famosi in date e località particolari (ad esempio a Giuseppe Garibaldi, Marsala, l’11 maggio 1960) e naturalmente tornate al mittente talvolta con amene motivazioni tipo Sconosciuto al portalettere o Destinatario partito. Sotto il profilo culturale, poi, il campo si amplia a dismisura. Soprattutto se si affronta la collezione in modo ¬– diciamo così – tematico, a cominciare dal suo stesso titolo: ad esempio “Il mito della romanità attraverso le carte-valori postali”, oppure “L’evoluzione del francobollo sotto l’aspetto postale, sociopolitico e filatelico”, o anche “Le tecniche di stampa delle carte-valori postali: storia, risultati e incidenti”. Ciascuno può così unire la propria passione filatelica ai suoi più personali interessi culturali, creando qualcosa di veramente unico, che può risultare intrigante anche al di fuori del mondo filatelico. La prospettiva storico postale può offrire nuovi orizzonti collezionistici persino in campo strettamente filatelico. Tra gli spunti avuti da quell’impareggiabile collezionista-studioso-autore che era Roy A Dehn vi fu anche quello di duplicare o persino moltiplicare la presenza di certi francobolli nel corso della collezione, per farne comprendere meglio la storia e la vita effettiva. Ad esempio inserendo i francobolli aerei del 1930-32 non solo negli spazi relativi all’emissione, negli anni Trenta, ma anche tra i valori della Repubblica Sociale, che li ebbe in corso per tutto il tempo, e pure tra quelli della Repubblica, visto che la loro validità scadde solo il 31 dicembre 1948. Un suggerimento che porto avanti con una proposta collezionistica che qualcuno può giudicare “osé”: quella di una collezione storico-postale composta, volendo, di soli francobolli e interi postali nuovi. Che presenti cioè, a documentazione dell’aumento periodico delle tariffe postali, non soltanto i nuovi valori emessi per soddisfare le variazioni tariffarie (ad esempio il 30, 40 e 70 lire Siracusana, il 1º luglio 1960) ma anche quelli già esistenti rimasti utili ma ora coincidenti con una diversa tariffa (ad esempio il 25 lire che fino ad allora affrancava la lettera semplice e in seguito una cartolina postale). Una duplicazione, ovviamente limitata alle voci tariffarie più praticate, che consente di visualizzare con immediatezza l’evoluzione economica dei tempi e della posta. E in tutti i casi potrete godere di un lungo, appassionante piacere accessorio del collezionismo: quello di immaginare come sarà la vostra collezione non solo in quanto a contenuti (francobolli e materiali postali) ma anche a presentazione. Un piacere che spesso è anche maggiore di quello di possedere i pezzi necessari a soddisfarlo. Infatti la quasi totalità di queste collezioni esclude in parte o del tutto una tradizione filatelica esistente da oltre un secolo: gli album già belli e pronti. E comporta invece la possibilità di riscoprire il secondo dei piaceri accessori della passione filatelica: quella di montare la propria collezione, anche quella più tradizionale, non su fogli già predisposti (e quindi standardizzati anche nel migliore e più raffinato dei casi) ma personalmente, secondo il proprio gusto, la propria intelligenza, la propria manualità. E non è che si danneggi più di tanto l’industria filatelica degli accessori in quanto, per fare un bel lavoro e assicurarsi la miglior conservazione, occorre servirsi di fogli trattati per evitare “ruggine” e altre reazioni e di taschine in materiale trasparente che a sua volta non faccia danni. E se si vogliono aggiungere testi, per quelli brevi basta riscoprire la calligrafia, mentre per quelli più corposi torna utile il computer per ottenere foglietti più o meno grandi con le diciture da applicare accanto ai vari valori: tra l’altro il maggior spessore si affianca a quello di francobolli e buste per equilibrare il foglio. Basta poco a prenderci la mano, a scoprire l’arte dell’impaginazione (evitando assembramenti) e a scantonare l’impiego di fregi e altre bellurie che finiscono per distrarre e appesantire l’insieme. Il risultato è il terzo grande piacere offerto dalla filatelia: la soddisfazione, oltremodo gratificante, di avere non solo una collezione completa (rispetto alle proprie intenzioni e non a un catalogo commerciale), ma di averne fatto un personalissimo libro in copia unica. Tra l’altro inesauribile perché è sempre ampliabile e/o migliorabile.
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