Stati Generali della Filatelia: c'ero anch'io,
il 12 maggio ho partecipato all'incontro tenutosi a Roma al Ministero dello Sviluppo Economico, su invito del Sottosegretario di Stato On. Antonello Giacomelli, in quanto ero stato inserito nella lista dei nominativi degli invitati richiesta, anticipatamente, al Presidente dell'Unione Stampa Filatelica Italiana Dr. Fabio Bonacina.
Onorato della considerazione riservata alla mia persona, in quanto componente USFI, esprimo però il mio rammarico per il fatto di non essere stato invitato in qualità di direttore della rivista filatelica on line la più datata e visitata, che, visto il numero di accessi, tanto ha contribuito e contribuisce alla diffusione della filatelia in questi ultimi anni.
Accantonato il rammarico riferisco il mio intervento in quella sede:
"Cerco di sintetizzare in poche parole il mio pensiero.
In linea di massima il francobollo è rappresentativo:
- del pagamento di una tassa per ricevere un servizio,
- dell’identità dello Stato che lo emette,
- di una campagna educativa,
- della valorizzazione di una ricchezza,
- di una manifestazione o di una ricorrenza.
Per raggiungere le ultime 4 finalità il francobollo dovrà essere visto da un numero grande di utenti postali e per poterlo fare deve essere l’oggetto del pagamento del servizio: se non è usato non passa nelle mani di un numero sufficiente di persone.
Se l’Ente concessionario del servizio postale non lo usa, non si può pensare che l’onere dell’utilizzo ricada sull’utente che assolverà la tassa nella modalità più semplice che gli verrà offerta.
La maggior parte dei presenti sono collezionisti di francobolli e non collezionisti di francobolli da collezione.
Il collezionismo filatelico nasce, non a caso, con la raccolta di francobolli usati, la raccolta di quelli nuovi sottintendeva che il valore facciale restasse comunque come forma di risparmio nel tempo, magari con un plusvalore, così non è stato ed il numero dei collezionisti di francobolli da collezione è progressivamente scemato, tutto questo era prevedibile solo osservando il collezionismo dei mini-assegni o delle tessere telefoniche.
Si ritorni all’uso del francobollo e del suo annullamento se vogliamo che il francobollo sia conosciuto e ritorni ad essere un oggetto da collezionare."
Ho avuto la gratificazione di constatare che i temi trattati nel mio l'intervento, con espliciti richiami alla mia persona, sono stati ulteriormente elaborati da alcuni dei partecipanti che hanno presosuccessivamentela parola.
In me è granitica la convinzione illustrata durante l'incontro quindi ribadisco che:
- è bene chiarire le differenze che contraddistinguono una collezione di francobolli da una raccolta di francobolli da collezione e, anche se la mia rivista si occupa di entrambe, a mio avviso necessita che i francobolli da collezione recuperino la loro vera identità e quindi la natura dell'essere stati usati e conosciuti da tutti proprio in funzione del servizio svolto serbandone così la finalità per la quale sono stati emessi;
- la conoscenza del francobollo da parte di tutti i cittadini italiani può essere promossa solo da Poste Italiane che, snellendo le procedure contabili relative al trattamento di questo valore, potrebbe tranquillamente riconoscere al cittadino/utente la facoltà di scegliere tra una affrancatura TP Label e un bel francobollo di Repubblica Italiana: il tempo necessario per l'affrancatura risulterebbe uguale.
La mia è forse l'analisi di un idealista che ama la filatelia ed il suo bene e quindi è fermo nel credere che sicuramente valga la pena di far conoscere il francobollo come tassa.
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