Mi capita talvolta di intravvedere articoli filatelici, ogni volta vorrei
leggerli e rispondervi e dire la mia, ma poi finisco per lasciar stare. Mi
prende una sorta di inerzia, forse stato abituale per chi ha sul groppo un
certo numero di giorni anche se solitamente vengono contati per anni.
Però io penso.
Peccato che la filatelia abbia preso strade inaspettate, almeno per me. Ora
addirittura vengono gettate lamentele circa le quotazioni dei cataloghi,
vengono rimbrottati i commercianti per i loro interessati consigli
finanziari. Pulizia si vuol fare pulizia. Ma di che cosa? Forse da
sottintesa volontà del collezionista di futuro altissimo guadagno? Ma che
sia del tutto onesto e comunque vantaggioso. Da qui nascono le recenti
lamentele di un tale, un certo fondatore di un miracoloso gruppo
autoammantatisi d’oro zecchino.
Così nacque la caccia al supercentrato, dopo la superverginità del
francobollo. E poi ogni francobollo, anche il più modesto valore dovrà avere
la certificazione pseudopopolare di quel particolare perito ... basta che
non sia io a dover lavorare, capire, vedere.
Piangi Camillo, piangi e non sai quel che c’è dietro.
Per tanti anni ho redatto – personalmente – sia un catalogo di francobolli
d’ Italia e d’ Europa più altre pubblicazioni. Fui il primo editore a creare
volumetti separati per nazione o per tematiche. Ancor oggi c’ è chi presenta
un volumetto da me redatto come personale azione di altra Ditta. Fui il
primo filatelico attento al modo di realizzare lo sviluppo delle quotazioni
ma sono rimasto il solo al mondo che abbia tentato di attuarlo realmente.
Ero solo un giovine illuso. I cataloghi mondiali erano allora, ed ancor oggi
lo sono, cataloghi che esprimevano ipotesi di un ipotetico valore di
rapporto tra i valori stessi, per cui le quotazioni soggiacevano a
inevitabili sovraquotazioni. Si pensava forse che fosse illusione necessaria
o forse era solo simbolo di impotenza a quel riguardo.
In Italia venne seguìto altro criterio. Da iniziali listini di vendita di
una Ditta nacquero i cataloghi.
Furono i commercianti italiani di allora che decisero di seguire il criterio
di un certo listino che in seguito fu ribattezzato “Catalogo”, Si sparse la
voce: «Sul catalogo X questo francobollo è quotato ...... ed io glielo
propongo per solo ....»
Così quella certa Ditta nell’esprimere i propri prezzi di vendita divenne il
fulcro di ogni trattativa nazionale. Una sorta di oracolo (non certo però a
vincolante alla stessa Ditta).
In altri campi questo modo di agire verrebbe scambiata per pubblicità.
Io, che possedevo anch’io un Catalogo, avevo battuto una strada diversa. Nel
fissare le quotazioni dei francobolli descritti, cercai di creare una
valutazione chiamiamola di !previsioni”. Avevo organizzato delle schede:
ogni serie una scheda. Un mio collaboratore copiava sulla scheda appropriata
le offerte all’ingrosso ed al dettaglio che mi provenivano dall’ Italia e
dai paesi europei. Sulle schede venivano aggiunte le quotazioni delle
aggiudicazioni delle Aste, anche americane, allora esistenti. Alla fine
dell’ anno filatelico io visionavo scheda per scheda prima di stilarne le
quotazioni che ritenevo consone. Stavo particolarmente attento alle quantità
di offerte più che ai prezzi proposti. Un francobollo poco o mai proposto, a
mio avviso, meritava una reale spinta verso l’ alto, mentre i valori la cui
scheda era piena di offerte non meritava nemmeno il più piccolo rialzo, anzi
...
Ad esempio nel 1946 i francobolli di Germania subirono un forte tracollo per
la situazione che si era venuta a creare. Solo io non ebbi timore a ridurne
nei cataloghi del 1947 e 1948 in modo drastico le quotazioni suggerendo però
ai miei clienti italiani di iniziare tale raccolta perché o prima o poi quei
francobolli ....
Forte di tale idea acquistai dalla Germania notevoli quantità di francobolli
dell’ area tedesca e non nascondo ora che forse in quell’ epoca feci il
migliore affare della mia vita rivendendoli poi agli stessi tedeschi. Ad
onor di cronaca vi fu un curioso episodio: il direttore-proprietario di un
noto Circo tedesco (lui non collezionista) fu in un giorno il mio maggior
cliente acquistando gran parte di quel materiale. Non erano francobolli,
erano valore, soldi ed un futuro sicuro utile in Germania.
Le mia schede non mi apportarono quel successo che forse mi aspettavo.. Il
mercato italiano continuava ad essere basato sulle quotazioni di altro
catalogo che era anch’ esso nato da altro listino di singola Ditta. Il
proprietario aveva un altro punto di vista: ciò che compro a 10,00 lo
rivenderò a 12.50 ed altro non voglio sapere. Però con questa idea non
poteva realizzare acquisti di certi valori. Non tutti accettavano di
rivendergli a 10, 00 quel che gli proponevano, e da qui aveva realizzato di
mettere in corsivo le valutazioni delle voci per le quali non poteva
garantire la fornitura. Così poteva succedere che si vedevano aumentare le
voci di suo stock. Era elementare che nascesse ragionamento: di questa serie
ne possiedo molte perciò segnalerò un aumento, di quest’altra non ne
possiedo perciò non farò alcun aumento e così potrò acquistarla a basso
prezzo ... che poi aumenterò al momento giusto...
Il mercato filatelico, i commercianti stessi e di conseguenza i
collezionisti non seguirono la mia politica, ma basarono il loro personale
mercato sull’ altro Editore.
Nacque da qui il fallimento della mia idea ed il mio conseguente abbandono
da cataloghista.
In Italia negli anni ‘50 nacque il boom del francobollo. Avevo iniziato con
altri colleghi una campagna per fare in modo a che le Poste italiane – che
tenevano in vendita ancora gran parte delle emissioni precedenti e le
offrivano, cani e porci compresi – a che le Poste italiane, dicevo,
incenerissero quella sorta di materiale che fungeva da calmiere senza fine.
Una serie più una quartina al mese per collezionista, 50 serie per tipo al
commerciante. Ordinavi direttamente e ti giungevano francobolli rotti,
sdentellati, dimezzati. Allora ti appoggiavi a qualche altro collega di Roma
il quale andava di persona allo sportello filatelico addetto per così poter
contestare al momento dell’ acquisto la qualità della merce. Naturalmente lo
faceva dietro un certo compenso.
La distruzione di tutto quel materiale avrebbe apportato un logico
riassestamento delle valutazioni. Non sto a raccontare la guerra, non solo
cartacea che ne derivò, ma giunse il momento della nostra vittoria con le
aste pubbliche indette dalle stesse Poste andate praticamente deserte. Da
qui venne deciso il gran falò. Ne seguì un forte rialzo delle quotazioni da
cui nacque quel forse quell’ inatteso accrescere quantitativo di filatelici
Anche le stesse Poste ne ebbero beneficio con un più che notevole aumento di
richieste delle successive emissioni italiane. Al boom seguìrono violente
speculazioni anche di privati. Al boom perciò seguì un inevitabile
successivo sboom. Merce in troppe mani affamate.
Da allora tante cose sono cambiate. Ma forse, essendone io non attivamente
presente, mi paiono tali. La denominazione di Catalogo rimase. Ma gli
interessi non erano più quelli di una singola Ditta filatelica. Lo sboom,
venne visto del Catalogo filatelico con occhi diversi – non più listino di
vendita di una Ditta – ma qualcosa di diverso. Se ne fece creazione
editoriale con tanto di notevoli acquisizioni pubblicitarie. Ora noi però
faremo i prezzi come avviene negli altri Paesi. Stiliamo valori ipotetici,
valori sui quali il rivenditore potrà giocare a seconda di quel che crederà
a lui più opportuno.
E questi prima citati uomini d’oro vorrebbero forse una sorta di
resurrezione di quella mia lontana idea?
Per ora sono stanco di scrivere, forse se ne verrò sollecitato avrò un
giorno qualcos’ altro da dire su questa filatelia così lontana da quel
primiero gioco del francobollo. Il piacere di creare un proprio modo di
collezionare, il piacere di studiare, di organizzare e poi di trovare
qualche stranezza, una varietà, un particolare modo di stampa, di
realizzazione di quel pezzo, la visione di paesaggi o costumi diversi, il
piacere di saper accumulare, classificare, sistemare in modo personale un
gruppo di francobolli, magari meglio se mondiali.
Sedere al tavolino sotto una allegra luce, avendo vicino un filigranoscopio
con la sua vaschetta, un odontometro e giocare, giocare giocare .... Cercare
e l’ attenzione sul francobollo, nascondere tutte le ansie del giorno
passato, mente rasserenata ed un gioco sempre più divertente. La tua mente
perde le ansie del giorno passato, del giorrno a venire, e le stupide
inutili attese diventano stupide inutili attese. La mente si libera e l’
uomo ridiventa uomo sereno. I problemi verranno domani e domani e la tua
mente sgombra saprà prendere le giuste decisioni. Avevi solo bisogno di non
pensare ai tuoi problemi, avevi bisogno solo di una pausa da regalare alla
tua mente. Un palloncino libero nell’aria.
Oggi alle Esposizioni – e parlo anche di quelle mondiali – si premia il
soldo: chi ha speso di più in soldi e non nello studio, nella fantasia ...
Buonanotte signori, ora fate pure le vostre obiezioni ma non garantisco di
rispondervi visto che quasi nessuno ha seguito i miei precedenti
“asterischi” nei quali avrei raccontato qualcosa di oggi, vi avrei
raccontato forse di quel che non sapete e sapere può voler dire saper
difendersi e, se il caso, saper cambiare.
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