per gentile concessione del CIF/Unificato.
In Storie di Posta n. 6 (nuova serie)
novembre 2012

 

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Crederci

di F ranco F ilanci

Non tutto il male vien per nuocere, dicevano i nostri vecchi. E avevano ragione, come sta mostrando l’attuale crisi a chi sa osservare le cose senza paraocchi, poco importa se griffati. Stanno infatti venendo alla luce tutti gli effetti devastanti di quella cosiddetta “civiltà” che, dopo essere stata dei consumi, è diventata degli sprechi e degli eccessi. In economia, grazie a un liberismo con sempre meno regole che ha favorito solo un’oligarchia senza scrupoli; in politica, con una ricerca spasmodica del consenso che ha fatto dimenticare a troppi ogni scrupolo etico; nella società, con l’affermazione di mode e miti e “valori” assurdi e spesso incivili, nell’adorazione del dio denaro e nell’indifferenza verso non dico il futuro ma anche solo il domani.

Certo, siamo solo all’inizio del cambiamento, che però è già in atto anche se parte dal basso — dalla gente costretta a rivedere il proprio modo di vivere — più che dall’alto del potere politico, economico e intellettuale, impegnato piuttosto a difendere le proprie posizioni.

Non solo la crisi economica ma anche il conseguente, citato cambiamento hanno più o meno evidenti effetti anche sul mondo del collezionismo, a cominciare dai settori più importanti come la filatelia: dal calo delle vendite, soprattutto delle novità che le Amministrazioni postali sfornano a ritmi e prezzi sempre più sostenuti, al ridimensionamento di molte quotazioni dovuto alla maggior disponibilità di materiale messo in circolo da chi ha bisogno di fondi. Effetti che tra l’altro si sommano a quelli provocati dalla precedente situazione: l’arrivo di miriadi di alternative ludiche e collezionistiche ben più attuali e invitanti, un calo d’interesse legato non solo alle mode ma anche all’eccesso di sofismi su qualità, rarità e valutazioni, nonché il graduale abbandono della corrispondenza cartacea come mezzo di comunicazione, favorito dalle stesse Poste che ormai mirano a tutt’altro.

Ma il francobollo, per quanto prodotto cartaceo e ormai sempre più limitato a un settore voluttuario qual è quello del collezionismo, sta dimostrando di avere la pelle dura e ancora parecchie frecce al suo arco. Soprattutto se lo si guarda sotto l’aspetto tematico, potendo offrire quantità notevoli di materiale, a un costo spesso ridottissimo, per qualunque soggetto o tema, anche il più insolito a cui ci si possa dedicare: e le vendite online ne sono la dimostrazione. Ma anche sotto l’aspetto storico postale non scherza, visto il crescente interesse per la storia e la cultura, che può trovare spunti e documenti anche più indietro nel tempo.

In pratica il francobollo e l’intero mondo della posta hanno tutti i numeri per continuare a interessare i collezionisti: e questo proprio perché non sono stati un fenomeno passeggero ma grandi protagonisti della comunicazione e dell’evoluzione umana. Ecco perché sono convinto che non occorra molto per mantenerli al primo posto assoluto tra le forme di collezionismo. Occorre semplicemente farli conoscere ai più giovani e dar loro una nuova immagine presso i meno giovani, con un rilancio che in pratica può essere persino a costo zero se fatto in modo professionale e con impegno, visto che la materia prima e fondamentale per riuscirci è solo una: crederci.Fermamente.

Credere nel francobollo come documento ufficiale e storico, smettendola una volta per tutte di trattarlo come una figurina da sistemare nell’album e “gola gola io ce l’ho e tu no!”, che così non c’è nessuna differenza tra un Trelire di Toscana, un biglietto dell’omnibus, il feroce Saladino, una tricolore di Sicilia e un Pizzaballa della Panini. E smettendo di esaltarne unicamente gli aspetti economici e commerciali, che non solo sono sovente irreali e irrealistici ma finiscono per ridurlo a freddo oggetto d’investimento — per di più a lunghissimo termine e con molti punti interrogativi — e roba da cassetta di sicurezza.

Occorre credere in quelle valenze istituzionali, politiche, culturali, comunicazionali e artistiche di cui il francobollo e la stessa posta si sono caricati nel corso degli ultimi secoli, elevandosi così a testimoni primari e immediati della storia, quella vera, a 360 gradi, comprensiva non solo dei grandi eventi ma anche della quotidianità.

Bisogna credere nelle illimitate potenzialità collezionistiche del francobollo, delle bollature e di tutti gli altri oggetti legati alla posta, ormai in grado di accontentare i più diversi interessi e gusti: da chi si accontenta di metterli in fila cronologicamente o in base a un certo tema o soggetto, a chi si appassiona approfondendone gli aspetti grafici, tecnici, storici o postali. Ma dimenticando gli interessi di bottega e gli snobismi per cui solo certe cose son degne di collezione, perché così si pregiudica soltanto l’arrivo di nuovi adepti. Ciascuno ha e deve avere la possibilità di creare una sua collezione del tutto originale e differente, un museo in miniatura che può persino essere tanto più interessante quanto più tratta un argomento inconsueto.

E bisogna credere anche nei suoi supporti, che sono altrettanto importanti se non indispensabili e che invece troppo spesso e da troppi collezionisti e operatori sono considerati dei semplici optional se non addirittura un male necessario, e neppure sempre. A cominciare dalle pubblicazioni filateliche — cataloghi, riviste, libri — che spesso sono fatte tanto per fare, badando più all’impatto grafico che al contenuto, alla firma dell’autore che alla validità degli scritti, anche perché molte volte ciò che più conta è esserci, farsi pubblicità, avere un mezzo per lanciare prodotti e mode. Ricordo ancora un piccolo editore che si metteva a comprare a man bassa materiale su un certo argomento, si divertiva a studiarlo e classificarlo, poi ci scriveva sopra un libro che serviva a lanciarlo, e a quel punto vendeva il tutto con ottimi risultati, che reinvestiva in un nuovo argomento.

Certo, tutto può tornare utile, ma solo le cose fatte seriamente danno buoni risultati e soprattutto duraturi. Questo vale specialmente in un settore voluttuario come il mondo della posta e del francobollo, dove improvvisazione, dati senza fondamento, false promesse e vere e proprie patacche finiscono col tempo per far allontanare molti appassionati, dirottandoli verso altre forme di collezionismo, se va bene. Anche scrivendo bisogna credere in quel che si fa, combattendo la mala informazione e sostenendo ciò che si ritiene giusto per essere utili agli altri collezionisti, come fa Clemente Fedele persino nelle recensioni, anche a rischio di far infuriare, a torto, qualcuno. In ogni sua forma la letteratura filatelica dev’essere il più possibile documentata e controllata, e poi naturamente diffusa con impegno da parte di tutti: perché da essa dipende non solo la conoscenza ma l’immagine stessa del francobollo presso il pubblico. Come dimostra il mondo del pallone, tanto per fare un esempio: se il calcio è popolare e radicato non è per sentito dire ma perché la gente ne conosce le regole, i giocatori di oggi e di ieri, gli allenatori, i proprietari e i retroscena attraverso la stampa, i mezzi d’informazione, i libri.

E bisogna credere anche nella pubblicità, che di molte opere e pubblicazioni filateliche è in pratica il più forte sostegno. In troppi la fanno solo “perché si deve fare”, e perciò pensano solo a spendere il meno possibile: così non solo spendono di più, ma ottengono meno di zero. Esiste infatti un coefficiente chiamato costo contatto, che si ricava dividendo la spesa per i possibili lettori: da cui i 100 euro chiesti da una rivista con 200 lettori finiscono per costare molto di più dei 1.000 euro di una che di lettori ne ha 5.000. Un costo contatto che si riduce ulteriormente quando l’annuncio si fa notare per l’immagine o il testo coinvolgente, mirate a un’offerta precisa o a creare una particolare immagine: con tutta la pubblicità che circola, la gente ormai ha imparato a valutarla, e una semplice intestazione o il classico compro tutto non colpiscono più nessuno, anzi...

Come in ogni cosa bisogna credere in quello di cui ci occupiamo e in quello che facciamo. Tra l’altro il francobollo e la storia postale hanno tutto ciò che occorre per incuriosire, attrarre e appassionare anche il mondo d’oggi, specie visti i cambiamenti attualmente in corso che tendono, in quanto a svago, più verso la cultura e le abitudini tranquille, magari casalinghe. Che spesso costano molto meno e danno più soddisfazioni.

A chi sta entrando in questo ordine di idee la filatelia, la storia postale e i tanti altri aspetti legati alla posta di cui anche questo volume di Storie di Posta è ricco possono offrire una chance non indifferente, destinata a offrire interesse e passione e divertimento anche per un’intera vita. Ma occorre crederci seriamente, e uscire finalmente da un’amatorialità e da un pressapochismo che sono controproducenti in un’epoca in cui persino Wikipedia, nel chiedere la fattiva collaborazione di tutti, pretende che si citino le fonti per non avvalorare dati fantasiosi.

Franco Filanci - Presidente dell'Accademia Italiana di Filatelia e Storia postale  

 

 

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