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Ci rinuncio o forse no

di Giorgio LANDMANS

Oggi se non corre il denaro, almeno un po’ di denaro, tutti o quasi tutti rinunciano in partenza ad intraprendere qualcosa che possa veramente aiutarli a vivere serenamente. Domina la caccia al denaro o l’ipotesi della caccia al denaro e pare che i mezzi per raggiungere una certa serena esistenza siano legati solo al denaro. La stessa impronta dell’educazione mentale, che viene passata oggi, finisce per alterare ogni cosa e la nostra mente e quindi pare allora che solo il denaro possa essere il “salvatutto”.
È in fondo azione passiva quel potere di aggressione inconscia che emana l’odore del denaro – e noi uomini subiamo. Il nostro attuale modo di vivere (la televisione, il cinema, i discorsi più o meno oceanici, l’orgia musicale, un grido nella nebbia, un raduno dei ...e così via) e termina che la nostra mente vi si adagia quasi fosse solida poltrona.
Nascono allora in noi fantasie, strane elucubrazioni di fantastici momenti quasi da scriverne una storia immortale. Strane istanze di un potenziale nostro massimo potere che purtroppo poi sfociano in immancabili violenze verbali o torbidi silenzi o, purtroppo, talvolta anche in violenze fisiche.
Il mondo che ci sta attorno deve essere dunque solo ricco di tensioni?
Ed è proprio in quel modo d’essere che noi ci stiamo adattando così supinamente?

L’intelligenza, la conoscenza delle cose e in modo particolare di noi stessi dove sono finite? Noi allora finiamo per credere, visto che il mondo che ci attornia è quello di nostro mondo ideale. Finisce poi che vi ci adattiamo.
No, no, noi abbiamo subìto, la nostra funzione mentale vi ci si è adattata e crediamo, noi sì che abbiamo così capito ...e poi esistono i potenti, e poi altre immagini illusorie di altri potenti, altri pseudo conoscitori di tutto che in nostra mente diventano massimi sapienti e noi vi ci adattiamo.
Supinamente.
La verità è che noi, coscienti o incoscienti abbiamo subìto, stiamo subendo.
La struttura mentale umana si forma in base a ciò che gli vive attorno. Così la vita odierna diventa una strada infinita di tensioni.
Al fondo si finisce allora per vivere in obbligata tensione. Nascono altri credo, quasi un mondo ideale che poi viene sempre negato, un fantastico mondo futuro al quale noi, nel nostro intimo, finiamo poi per credere.

Avevo pensato a un gioco, un modesto e un po’ stupido giochetto: esamina attentamente un francobollo davanti e sotto, e poi un’ altro ancora e avanti alla modesta luce che illumina un tavolino, una scrivania.
La tua attenzione ti servirà: è funzione d’ogni gioco quello di poter scaricare le tensioni della tua giornata. Cerca un’imprecisione, un difetto di stampa o di una qualche errata immissione della carta, quel qualcosa che in filatelia si chiama appunto varietà. Pensavo che il dono permettesse ad un certo numero di persone di avere una pausa nella loro giornata.
Potesse loro far capire. Forse così la pausa ne sarebbe stata poi apprezzata: quell’ istante di vita senza ansie, senza tensioni :.... la filatelia, un gioco di saper comporre e quello di dover porre ogni cosa in un determinato suo piccolo spazio, una regola di vita ben diversa da quell’infido gioco del denaro in mano a certi potenti....
Ma solo poche decine di persone si sono presentate.
Io sono ancora disponibile, ma tu mi stai a sentire ?

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