Dopo la pubblicazione di tre puntate della laboriosa ricerca del socio Lorenzo Oliveri (NdR: L'Annullo 211-212-213, il postalista: Per un punto Martin perse la cappa ed i collezionisti..) il ben noto studioso e scrittore Franco Filanci ha scritto:
Ho letto l’articolo di Oliveri sui bolli falsi col punto. Mi sa che qualcosa non quadra. Come faceva il falsario
a produrre bolli di una stessa località tutti con date diverse, oltre che fatti molto bene? Per di più su pezzi che valevano o molto poco (specie con annulli di grandi città) o fin troppo (specie nuovi, e poco
importa se in cattivo stato). Non è che, essendo allora i caratteri dei bolli mobili, quel punto poteva
andare e venire?
E se anche qualcuno ha scritto a Oliveri: “la polemica è vita, il contraddittorio e la diversità di opinione sono i
globuli rossi che ossigenano la sopravvivenza di una associazione”, l’autore delle tre puntate ha risposto a Filanci in questi termini:
“non è solo il punto: il punto è un elemento discriminante, ma diversi sono anche i caratteri dei bolli. Un approfondimento sui caratteri utilizzati dai falsari avrebbe reso gli articoli troppo tecnici, superando lo scopo stesso
degli scritti pubblicati: fornire ai collezionisti un elemento certo per l'identificazione dei falsi. I francobolli utilizzati
sono in genere falsi totali (per esempio pseudo ristampe dell'Usigli) o le ristampe autorizzate eseguite dal Matraire
nel 1863, quando gli stessi francobolli originali erano usciti di corso. Io (come d’altronde esperti ben più titolati del sottoscritto quali Emilio Diena o Rattone) ho sempre considerato i NON EMESSI della terza emissione
di Sardegna semplicemente degli scarti di stampa o addirittura, come dice Vaccari, semplici ristampe postume
(anche se riportate dai maggiori cataloghi).
Ribadisco che il punto non c'era, non è che apparisse a volte sì a volte no. Comunque in 50 anni in cui mi sono
interessato agli annulli di Sardegna (e, in particolare, proprio ai bolli a cerchio semplice con le ore) non ho
mai visto uno di questi annulli col punto (a parte il caso di CAGLIARI, citato nella 1ª puntata) su una busta regolarmente
viaggiata. Se qualcuno, magari uno dei periti che hanno firmato e certificato i bolli col punto, fosse
in grado di mostrarmene una sarei pronto a... rimangiarmi tutto quanto scritto.
Cordialmente Lorenzo Oliveri
Ma lui (il Filanci naturalmente) ha sostenuto che non ho risposto alla sua domanda e quindi resta convinto di
quanto ha scritto. Ora mi rivolgo a voi, che avete visto almeno quanti bolli di Sardegna ho visto io, per chiedervi
un parere su tutta la vicenda, che indirettamente tocca anche l'ANCAI, considerato che ha pubblicato i miei
scritti.
Grazie e un caro abbraccio.”
Non si poteva, da parte nostra, fare a meno di intervenire in questo interessante e amichevole contrasto di interpretazioni, per portare anche noi la nostra acqua al mulino della verità, almeno in termini probabilistici.
E lo facciamo seguendo la stessa traccia dell’ultima puntata di Oliveri apparsa sul nostro numero 213 dello
scorso ottobre, iniziando quindi con il cerchio piccolo o bollo a cerchio semplice dell’Ufficio di SAVONA (1). Oliveri e Giribone concordano nell’affermare che detto bollo sostituì il precedente doppio cerchio nel corso del 1854
(anche se dei doppi cerchi apparvero saltuariamente dal 1864 al 1874 come ha dimostrato il Giribone).
Esso fu usato per quasi trent’anni sino a quando lo Josz fornì il primo grande cerchio con stella e senza provincia nel 1882.
Negli archivi nostri e di Oliveri mai appare un’impronta di Savona con il punto, così come nelle cinque impronte che illustrano l’articolo citato del Giribone.
I quattro francobolli mostrati dall’Oliveri nella 3ª puntata su L’Annullo 213 presentano un evidente punto tra
l’ora e la M che, giustamente, non vorrebbe ancora dire nulla secondo il Filanci, se non fosse che il mese è composto da lettere in stampatello ‘diritto’ mentre nelle svariate decine di documenti visionati le
lettere del mese erano sempre inclinate!
Anche per noi, quindi, si tratta di annulli falsi.
E passiamo all’ufficio di SUSA per il quale la storia si fa ancor più interessante.
Esso fu fornito del nuovo doppio cerchio nell’anno 1849, quando fu anche consegnato a tutti i maggiori uffici
del Regno.
Il doppio cerchio non fu mai sostituito dal cerchio piccolo e soltanto negli anni 1880 fu soppiantato dal cerchio grande senza stella e senza provincia.
Conseguente che gli annulli a cerchio piccolo del 1853 e 1854 presentati dall’Oliveri su quattro francobolli
di Sardegna sono di pura fantasia e quindi falsi (a prescindere dalla presenza del punto).
L’ufficio di TORINO fu dotato del piccolo cerchio nel 1852 (da noi conosciuta la data del 7 aprile 1852).
Il piccolo cerchio semplice fu usato con datari diversi: mese a tre lettere con caratteri a stampatello sia
diritto sia inclinato e mese a quattro lettere con caratteri solo a stampatello diritto.
Cronologicamente il suo uso cessò verso la fine degli anni 1870 (abbiamo visto la data del 3 agosto 1875) dopo di che fu sostituito dal grande cerchio TORINO.
In tutto il migliaio e più di impronte presenti nei nostri archivi (documenti, fotocopie e ritagli di cataloghi d’asta) in
nessuna impronta è risultato presente il punto tra ora e periodo della giornata.
UFFICIO POSTALE DI TORTONA
Ne conviene anche il Fontana che l’uso del piccolo cerchio con ora sia iniziato a Tortona nell’anno 1858 salvo poi essere stato sostituito dopo il 1877 dai cerchi grandi (il secondo fornito dallo Josz).
Come si può pensare che i quattro francobolli presentati da Oliveri siano stati annullati con tipari originali
col famigerato punto se sono stati annullati tutti nell’anno 1854, ovvero quattro anni prima che l’ufficio fosse dotato di quel bollo annullatore?
Gli annulli non possono che essere falsi.
UFFICIO POSTALE DI VERCELLI
Il cerchio piccolo con ora entrò in uso a Vercelli nell’anno 1855 e fu usato sino alla fine degli anni 1870 quando
fu sostituito dal cerchio grande con stella fornito dallo Josz nel 1882.
ATTENZIONE! I quattro francobolli presentati da Oliveri che presentano Il punto dopo l’ora sono tutti con la (impossibile) data del 1854, l’anno precedente a quello in cui fu fornito l’originale!
NOSTRA CONCLUSIONE
Il socio Oliveri, nelle tre puntate su questo argomento apparse su L’ANNULLO, ha presentato circa 60 francobolli
di Sardegna annullati, parrebbe, in sedici uffici diversi del Piemonte con il piccolo cerchio con ora caratterizzati
dalla presenza di un punto dopo la cifra dell’ora, particolare che non è assolutamente presente di norma
nei tipari originali. Pur scartabellando con acribia nei nostri archivi non possiamo che confermare quest’ultima
affermazione: non una sola delle oltre 1500 impronte prese in considerazione presenta il punto dopo l’ora.
L’ipotesi ventilata da Filanci che il punto potesse essere un carattere mobile che qualche volta si metteva ed altre
no si scontra col fatto che la grande maggioranza di questi 60 annullamenti porta la data del 1854.
Pur prescindendo dai casi in cui l’anno è impossibile si dovrebbe pensare che i commessi postali di 16 diverse
località del Piemonte si fossero messi d’accordo per inserire tutti insieme, nella corona del bollo, il carattere
mobile del punto nell’anno 1854!.
Noi abbiamo esposto una serie di dati obiettivi che portano alla univoca conclusione dell’assoluta inesistenza
del carattere mobile del punto e quindi alla palese falsità di detti annullamenti.
Lo scopo del falsario, ovviamente, era quello di rendere maggiormente commerciabili esemplari altrimenti poco
appetibili. È sufficiente rileggere a pag. 5 del numero 213 la storia della striscia di tre esemplari del 5 centesimi
verde della 3ª emissione con l’impossibile annullamento di Susa aggiudicata a 130,50 dollari!
Italo Robetti e Achille Vanara a nome dell’ANCAI
NOTE:
1 - Imprescindibile fare riferimento all’articolo di Piero Giribone “Breve storia dei bolli a doppio cerchio di Savona” apparso sul
Bollettino prefilatelico e storico postale n. 89 del giugno 1995.
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