FILATELIA

 

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori

IL FRANCOBOLLO DA 20 CENTESIMI E LA SUA STORIA

Gianluca Palano

Nel corso del mio personale studio sui francobolli e sulle tariffe che furono poste in essere durante il travagliato e frastagliato passaggio del Regno di Sardegna al Regno di Italia, ha catturato la mia particolare attenzione la storia del francobollo da 20 centesimi.

Nelle pagine che seguono sono riportate le informazioni che ho raccolto, le considerazioni fatte e i documenti recuperati durante la ricerca, il tutto organizzato cronologicamente, sperando che il lavoro finale non risulti troppo complicato e, soprattutto, senza pretesa alcuna di proporre alcunché di nuovo.
Mi auguro solo che le informazioni raccolte possano essere di aiuto per chiunque voglia approfondire a chiarire la storia di questo bel francobollo.

Con estrema sorpresa ho potuto infatti constatare che, consultando diversi testi, non vi è ancora una totale chiarezza sulla sua validità postale, nel senso “tecnico” della parola. Cercherò di fornirne i dettagli in maniera esaustiva.

Per arrivare a capirne la storia, l’evoluzione e il finale occorre fare, come per ogni thriller, un passo indietro.

Il francobollo vide la luce insieme ai fratelli da 5 e 40 centesimi, nel mese di Luglio del 1855, allorquando al geniale tipografo torinese al servizio dei Savoia fu commissionata la fornitura di una nuova serie di francobolli che riportasse le diciture ed il valore, non più in rilievo su sfondo colorato come nelle serie precedenti, ma ben visibili e di colore bianco, all’interno delle cornici che avevano un diverso colore per ogni valore.

Già alla nascita ci fu la prima anomalia. Caso strano nella storia dei francobolli degli antichi stati non vi fu o non vi è traccia giunta sino a noi, di un decreto ufficiale che attestasse in qualche modo l’uscita di una nuova emissione di francobolli e quindi, di conseguenza, anche di questo nuovo 20 cent.

Occorre difatti aspettare più di due anni dalla sua effettiva distribuzione affinché, con Regio Decreto del 29.11.1857, venisse ufficializzata a decorrere dal 01.01.1858, l’emissione di una nuova serie di francobolli comprendente i valori di 5, 10, 20, 40 e 80 centesimi.

Considerando che agli inizi del suo utilizzo, la tariffa da 20 centesimi soddisfaceva la tassa base per le lettere di primo porto in tutto il Regno di Sardegna, il suo taglio fu sicuramente il più utilizzato, (insieme successivamente a quello da 10 centesimi).

La continua ed incessante richiesta di nuove forniture, l’allargamento dei confini e la nascita del Regno d’Italia il 17.03.1861 e le conseguenti numerose ristampe, portarono alla precoce erosione e sostituzione delle tavole e favorirono la nascita di moltissime tonalità di colore “turchino”.

Il primo reale cambiamento nella storia di questo francobollo lo riscontiamo però solamente nel 1862, quando con un piccolo ed all’apparenza anonimo articolo all’interno della Gazzetta Ufficiale n.48 in data 25.02.1862, la Direzione Generale delle Poste, avvisò il pubblico che sarebbero stati distribuiti a partire dal 1° di Marzo dello stesso anno “nuovi” francobolli perforarti che avrebbero aiutato, grazie a questa innovazione, la loro separazione senza l’ausilio di forbici.

Come ben noto, non si trattò di una reale nuova emissione di francobolli, nonostante venga catalogata quasi uniformemente come prima emissione del Regno d’Italia, ma della semplice introduzione di una novità tecnologica sulla vecchia serie di francobolli ancora in uso.

Difatti, non vi fu mai un Regio Decreto che ne stabilisse le fattezze o la validità postale. Semplicemente si diede nuovamente incarico al tipografo di adoperarsi e di provvedere a questa innovazione che ormai imperversava un po' in tutta Europa.

Il Cavaliere Francesco Matraire rispose prontamente con l’unico metodo che conosceva: crearsi da solo, per lo scopo, una sua personale macchina perforatrice.


Pochi mesi dopo questa novità, si rese necessario intervenire in maniera decisa ed ufficiale per uniformare il sistema postale in tutto il territorio del Regno d’Italia.

Così Il 5 Maggio 1862 venne firmata a Napoli la legge n.604 di riforma postale, che unificava la gestione della posta e le tariffe in tutto il regno, ponendo di fatto fine alle diverse condizioni agevolate concesse sino ad allora a taluni nuovi territori annessi e soprattutto mostrava una parvenza di una uniformità nazionale. Tra gli altri, l’articolo 49 ne stabiliva anche l’entrata in vigore a partire dal successivo 01.01.1863.

La pubblicazione della legge avvenne sulla Gazzetta Ufficiale n.125 del 26.05.1862.

 

Da quel momento nacque ovviamente la necessità urgente di adoperarsi per la stesura del regolamento applicativo e per la fabbricazione di nuovi francobolli, che mostrassero in maniera inequivocabile il netto taglio col passato ed il senso di unità nazionale.

Difatti dopo 4 mesi, con il Regio decreto n. 891 del 21/09/1862 venne approvato il regolamento della legge n. 604 di riforma postale che, tra le atre cose, stabiliva in maniera saliente la nascita di nuovi Francobolli.

Fù pubblicato nel Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.265 del’ 8.11.1862.

Nell’articolo 67 e 68 vennero descritti in maniera più o meno dettagliata la foggia, il colore e la dimensione che i nuovi francobolli avrebbero dovuto avere. In realtà come vedremo non vi fu tempo per la realizzazione di tali esemplari e si preferì correre ai ripari.


Resisi conto dell’imminente entrata in vigore della nuova legge, Il successivo 30.11.1862, Re Vittorio Emanuele firmò infatti il regio decreto n.1019 con 2 articoli fondamentali. Nel primo veniva differita l’introduzione di nuovi francobolli contrariamente a quanto invece previsto nel regolamento approvato del 21.09.62, e nel secondo veniva SOPPRESSO il francobollo da 20 cent, stabilendo al contempo la creazione di un nuovo francobollo da 15 cent.
Fu un primo passo falso nell’organizzazione del nuovo apparato amministrativo che mostrava ancora le fragilità di gestione di uno stato ancora lungi dall’essere efficiente ed unitario.

Questo decreto non venne mai in seguito modificato!

L’amministrazione Generale delle poste, cercando di fare chiarezza in questo periodo di confusione, intervenne e nell’articolo n.160 del Bullettino Postale n. 11 del Novembre 1862, e si affrettò ad avvisare tutti gli uffici che nelle more dell’applicazione del R.D.del 30.11.1862 appena firmato, considerata appunto l’impossibilità tecnica di sopperire al fabbisogno di tutto il regno con i nuovi francobolli, (tra l’altro non ancora in produzione), si stabiliva, in deroga alla legge ed al suo regolamento di attuazione già approvato, di continuare l’uso dei vecchi francobolli ancora in circolazione all’epoca.
Si sottolineava ancora una volta la soppressione per decreto Reale del francobollo da 20 centesimi e la nascita, in sua sostituzione, di un nuovo provvisorio francobollo da 15 cent che ne avrebbe mantenuto colore e forma.
Questo passaggio è sostanziale nella storia del 20 cent., poiché con il RD del 30.11.1862 il francobollo da 20 Cent, CESSA LA SUA VALIDITA’ UFFICIALE.

Estratto dell’art.160 bullettino postale n.11 del 1862

 

L’ultimo tassello di questa storia è stato il più complicato ed affascinante da ricercare.
Mancava lo snodo cruciale che consentiva l’uso del francobollo cassato per i successivi due mesi.

Nel supplemento al Bullettino n.11, l’amministrazione Generale delle Poste, con l’articolo 176 intervenne ancora in maniera dettagliata sull’argomento, ordinando a tutti i direttori di compartimento di non distribuire, ed anzi provvedere al ritiro, di tutti gli esemplari da 20 cent, ancora eventualmente giacenti alla data del 31.12.1862, sostituendo la loro somma con altri di egual valore.

Estratto dell’art.176 del supplemento al bullettino postale n.11 del 1862


Al terzo capoverso di questo importante e dimenticato articolo, la Direzione Postale, per sopire le lamentele e per non danneggiare troppo le ditte che avevano fatto incetta di fogli interi di francobolli da 20 cent per le loro spedizioni quotidiane e che ormai erano destinati a non essere più validi, concesse al pubblico la possibilità, per due mesi, di effettuare il cambio, presso gli uffici postali ufficiali, dei francobolli cassati con altri di egual valore.

Contemporaneamente venne ordinato agli impiegati di considerare le lettere affrancate con uno o più esemplari da 20 cent come regolari fino alla fine di febbraio, purché la somma totale dell’affrancatura coprisse quella prevista dalla normativa in vigore.
Questo passaggio è basilare nella ricostruzione della storia di questo francobollo, proprio perché a partire dal 01.01.1863 si concesse la possibilità di usare un francobollo in tolleranza, nonostante lo stesso fosse già, di fatto, soppresso con Regio Decreto.

Chi ritiene o scrive che la sua validità postale fu fino al 28.02.1863 commette un errore tecnico sostanziale. Il Francobollo da 20 cent. termina la sua validità postale il 31.12.1862, ogni altra data è errata.
Il periodo che va dal 01.01.1863 al 28.02.1863 è da considerare unicamente come uso tollerato di un francobollo cassato con Regio Decreto.

Come effetto di questa concessione si ebbero in quei due mesi di tolleranza, due fenomeni storico postale inconsueti, ma riconducibili proprio alla vicenda.
Si riscontrarono un numero anomalo di lettere sovraffrancate (ad esempio con 20 cent per coprire la nuova tassa di 15) e l’uso multiplo di francobolli da 20 cent al posto di francobolli di taglio maggiore, per affrancare lettere la cui tassa prevedeva un importo alto, come ad esempio i porti multipli o le lettere indirizzate verso l’estero.

PERIODO DI TOLLERANZA - LETTERA SOVRAFFRANCATA 1° GIORNO NUOVA TARIFFA (Asta Viennafil)


PERIODO DI TOLLERANZA - LETTERA SOVRAFFRANCATA


PERIODO DI TOLLERANZA - LETTERA DOPPIO PORTO PER LA FRANCIA AFFRANCATA CON 4 ESEMPLARI DEL 20 CENT (Asta Ferrario n.28)


PERIODO DI TOLLERANZA - LETTERA PRIMOPORTO PER LA FRANCIA AFFRANCATA CON 2 ESEMPLARI DEL 20 CENT


A partire dal 1° Marzo 1863 qualsiasi lettera fosse stata affrancata anche con l’uso del 20 cent, doveva essere tassata secondo quanto previsto dall’art. 8 della legge di riforma postale.

FINE TOLLERANZA - LETTERA TASSSATA COME NON AFFRANCATA (collezione privata)


FINE TOLLERANZA - LETTERA TASSSATA COME NON AFFRANCATA (collezione privata)

Gianluca Palano
16-03-2023

 

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori