Francesco Luraschi ha posto alla nostra attenzione questa interessante lettera avanzano dubbi se il suo inoltre fosse avvenuto attraverso la posta civile o quella militare.
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La lettera mi sarebbe stata più utile per i volumi sulle armate napoleoniche in Italia, che per la R.E.M.O., trattando unicamente il servizio civile.
Secondo il mio parere la lettera, indirizzata ad un impiegato alla posta militare di Milano, fu presentata alla direzione postale di Novi Ligure (dipartimento 87 Genes) per la spedizione in porto dovuto a Milano e pertanto assoggettata al diritto di 1° raggio tariffario con il Regno d’Italia.
Venne pertanto bollata in accettazione con il dipartimentale di Novi e con il bollo di convenzione tariffaria.
Tuttavia Novi era una stazione di posta cavalli anche per il servizio dei corrieri dell’Armée d’Italie e pertanto, probabilmente proprio il direttore, pensò di affidarla servizio militare.
La rete postale militare era indipendente da quella civile e non prevedeva raggi tariffari, rispondendo unicamente alle tariffe in vigore in Francia, esprimendole in scaglioni di distanza e di peso.
Il direttore di Novi depennò il bollo di 1° raggio e specificò con il manoscritto “Courrier” lo scarico di responsabilità della posta civile per il trasporto della lettera.
Inoltre, stante la carica del destinatario, venne concessa la franchigia di servizio e barrato il frontespizio per significare l’addebito del trasporto allo stato.
Come correttamente osserva, la lettera fu consegnata all’ufficio civile di Milano e non alla posta militare ivi operante.
In casi simili, per posta diretta a privati o a militari, veniva attuato il déboursé de service per lo scorporo delle competenze di servizio tra posta civile e militare apponendo al verso il bollo di déboursé o il porto dovuto il uso promiscuo.
Nel caso in questione non venne effettuato alcuno scorporo, stante la franchigia riconosciuta e pertanto non fu attuato il déboursé, essendo il costo del trasporto addebitato allo stato.
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