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Francobolli sull'arte orafa italiana |
di Odino GRUBESSI |
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Dopo il francobollo su Bulgari - lo storico marchio di preziosi made in Italy - emesso il 24 aprile 2009 per il 125° dalla fondazione della società, - e decorato con l'effige della collana creata nel 1965, in oro giallo e platino, incastonata di smeraldi, ametiste e turchesi,
il 18 maggio 2013 le Poste italiane hanno emesso cinque francobolli che raffigurano ognuna un’opera di arte orafa italiana tra le più rappresentative. In particolare:
Orecchini con pendente ad anfora: arte etrusca, risalenti al III-II secolo a.C. e custoditi presso i Musei Vaticani (Museo Gregoriano Etrusco)
Saliera di Francesco I: opera recante le figurazioni di Nettuno e della Terra, realizzata da Benvenuto Cellini nel 1543 in ebano, oro e smalto.
Di piccolo formato (è alta 26 cm), è considerato universalmente il capolavoro d'oreficeria dell'artista e conservata presso il Kunsthistoriches Museum di Vienna;
La Saliera, di piccolo formato - è alta 26 cm - considerato uno dei capolavori della scultura rinascimentale e unica opera del Benvenuto Cellini orafo.
Fu commissionata nel 1540 dal cardinale Ippolito II d’Este. Cellini ne fece un bozzetto e poi in seguito lo presentò a Francesco I, re di Francia, che gli commissionò una saliera in oro e fu realizzato poi, solo tre anni dopo.
Dopo vari passaggi di mano e, addirittura il rischio di essere fusa, all’inizio dell’ottocento venne ritenuta distrutta. Fu ritrovata nel museo di storia dell’arte (Kunsthistorisches Museum) di Vienna, ma l’11 maggio 2003 venne rubata dal museo, in situazione rocambolesca.
Dopo tre anni dal furto, eseguito per ottenere un grosso riscatto, venne consegnato il tridente impugnato da Nettuno, per dimostrare che i ladri effettivamente erano in possesso dell’opera. E finalmente, il 22 gennaio 2006, la saliera d’oro di Benvenuto Cellini è stata recuperata dalla polizia viennese.
Fibbia a forma di stella: opera risalente al XIV secolo, esposta presso il Museo Civico di Castelvecchio in Verona.
Il rarissimo monile medievale ritrovato nel 1938, e ora conservato al Museo di Castelvecchio a Verona è un gioiello tricolore del Trecento con l'astro simbolico che conduce a Cangrande della Scala l'amico di Dante che lo voleva unificatore nazionale. E’ a forma di stella, simbolo d'Italia; ed è nei tre colori delle virtù teologali: smeraldi verdi come la speranza; perle bianche, la fede; rubini rossi, la carità.
L'ostensorio di Sant'Ignazio Martire, detto la Sfera d’oro e conservato a Palazzo Abatellis a Palermo.
Dietro a questo straordinario oggetto c’è una storia che ha per protagonista una nobildonna palermitana, Anna Graffeo.
Dopo aver perso due figli al momento del parto, essere rimasta prematuramente vedova e dopo aver perso anche l’unico figlio ancora bambino che le restava, la contessa decise di entrare in un convento di clausura, rinunciando a tutti i suoi beni terreni.
Prima però si recò nella bottega dell’orafo più rinomato di Palermo, Leonardo Montalbano, gli affidò le numerose argenterie e tutti i suoi gioielli e gli commissionò un ostensorio. Montalbano, tra il 1640 e il 1641 creò così il suo capolavoro, in oro, argento, smalti e più di 800 diamanti purissimi lasciatigli dalla nobildonna.
La notte di Natale del 1870, la Sfera d’oro fu trafugata assieme ad altri oggetti d’arte dal Real Museo di Palermo; qualche mese dopo fu ritrovata, smembrata in più di trecento pezzi alcuni dei quali schiacciati e deformati.
Per più di un secolo l’ostensorio è rimasto così finché il direttore di palazzo Abatellis a Palermo ha deciso di sfidare la sorte e ha chiesto aiuto all’Opificio fiorentino.
Ci sono voluti tre anni di ricerche, di studio approfondito sulla gioielleria siciliana seicentesca e alla fine, dopo aver scartato la tecnica della saldatura a fuoco che avrebbe danneggiato gli smalti e le dorature, è stato deciso di utilizzare una tecnica di saldatura a laser, sperimentata per la prima volta nell’ambito del restauro delle oreficerie.
Ogni frammento ha potuto così ritrovare la sua giusta collocazione e ogni diamante il suo castone.
E oggi la Sfera d’oro è ritornata al suo posto, a Palermo.
Spilla con Venere marina: del XIX secolo, opera dell’incisore Antonio Berini, con Manifattura Castellani, esposta presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia in Roma.
L’intaglio di cristallo di rocca con Venere Marina è montato con grande sapienza dai Castellani - famiglia di orafi, collezionisti, antiquari e ceramisti, che costituirono una dinastia attiva a Roma nel XIX e XX secolo -
in una spilla in apparenza semplicissima, ma dove sono adottati tutti gli accorgimenti per mettere in risalto la perfezione e l’eleganza dell’incisione: l’uso bicolore dello smalto abbinato all’oro e l’applicazione di una speciale lamina aurea smaltata in nero ad illustrarne l’immagine.
Valore: € 0,70 per ciascun soggetto
Bozzettista: Luca Vangelli
Formato carta e formato stampa: mm 40 x 48
Dentellatura: 13 x 13½
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