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Il “déboursé” fiorentino della restaurazione |
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di Luigi Impallomeni |
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Oramai è a tutti ben noto che furono i funzionari postali francesi di Monsieur Dauchy a introdurre nel 1808 a Firenze il concetto del “déboursé”, ovvero dello scarico contabile di una tassa. L’operazione veniva curata da un “controllore” poiché al direttore dell’ufficio, responsabile degli importi da introitare, non era consentito di ridurre a se stesso del denaro segnato sulla “recette”, ossia del conteggio Dare-Avere del proprio ufficio postale.
E qui abbiamo una prima dimostrazione che discende da questo istruttivo documento: la qualifica dei mittenti, riportata in basso a sinistra delle lettere, veniva proprio definita “Controsegno” (o anche “Contrassegno”) una definizione spesso contestata da impreparati collezionisti, i quali erroneamente la riferiscono al significato dei nostri giorni. Una seconda dimostrazione, che all’epoca la tassa veniva espressa in Crazie, ci è data dalla scritta “Crazie Dieci” che vediamo inframmezzata dal simbolo grafico della Crazia. Al recto questa lettera ci offre altri utili testimonianze. Poiché al verso non fu impresso alcun bollo per l’operazione (granducale) del “déboursé”, in alto e proprio al recto troviamo il motivo della rispedizione riportato dal funzionario postale di Radicondoli: Rigettata (un ulteriore, nuova definizione!) per mancanza di affrancatura Dal Mittente di Radicondoli li 14 Xbre 1825 (breve osservazione: qualcuno confonde il segno X associandolo al mese di ottobre –10° mese dell’anno- invece X sta per DEC(embre)). La lettera ritorna pertanto a Firenze, allo scopo di essere affrancata. Come risulta dal datario fiorentino, impresso al verso, il rientro avviene il 13 DICEMBRE. Dopo aver versato il corrispettivo all’ufficio postale, questi provvede ad annullare con un tratto di penna il segno di tassa, ad imprimere il timbro di P(orto) P(agato) e a segnare, in alto a sinistra, la piccola cifra 10. E questa è un ulteriore prova che le piccole cifre segnate in quella posizione non indicavano più, come al tempo dei napoleonici, il peso della lettera bensì il porto che era stato preventivamente assolto dal mittente. | ||||||||||||||
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