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le domande dei lettori
 

Spett. Postalista
mi occupo di storia locale ho visto che
"nel 1860 con l’arrivo dei Sardi a Milano si riorganizza la posta e compare un timbro rotondo “B. degli ortolani Milano” che verrà utilizzato fino al 1895"
dove è possibile approfondire tale argomento : ubicazione degli uffici e organizzazione ?
Cordiali saluti, ringrazio anticipatamente per la risposta
Mario


RISPONDE ALCIDE SORTINO

Premesso che la Lombardia (eccetto Mantova) è stata annessa al Regno di Sardegna nel 1859 (le cosiddette nuove province) e non nel 1860, i vari uffici Borgo degli Ortolani, Borgo di Porta Venezia, ecc.... non erano a Milano, ma nel comune dei Corpi Santi di Milano, comune che avvolgeva Milano vera e propria oltre la cinta dei bastioni spagnoli. Tale comune, che comprendeva due Mandamenti (due preture, due uffici leva, ecc.), uno per l'arco nord e uno per l'arco sud, e che arrivò ad avere circa 90 mila abitanti, fu soppresso nel 1873 (RD 8.6.73 n° 1413) ed annesso al comune di Milano.

Venendo agli uffici:
BORGO DEGLI ORTOLANI (che come ogni buon milanese sa, è la zona fuori Porta Tenaglia, che ha per asse l'attuale via Canonica), fu istituito a cavallo tra il 1860 e il 1861 come "uffizio secondario" e in data 1.8.1879 fu urbanizzato, diventando MILANO 6 - BORGO DEGLI ORTOLANI.
BORGO DI PORTA GARIBALDI (attuale zona di Corso Como) fu istituito in data 1.8.1861 come "uffizio secondario" e in data 1.10.1879 divenne MILANO 7 - BORGO DI PORTA GARIBALDI.
BORGO SAN GOTTARDO (zona attorno all'omonimo corso e italianizzata da Borg dei scigolatt, ovvero dei coltivatori di cipolle -NB per te aretino, la "o" in milanese si legge "u"-) fu istituito a cavallo tra il 1860 e il 1861 come "uffizio secondario" e in data imprecisata, ma presumibilmente nel 1879, divenne MILANO 5 - BORGO SAN GOTTARDO.
BORGO DI PORTA VENEZIA (zona attorno a Corso Loreto e via Spallanzani), presumibilmente aperto nel 1860/61, divenne ne 1879 MILANO 10 - BORGO DI PORTA VENEZIA.

Gli altri "borghi" fuori delle mura ebbero uffici postali dopo l'annessione dei Corpi Santi, per cui la denominazione ufficiale e quindi i timbri erano del tipo MILANO N° X - BORGO ........., come MILANO 7 - BORGO DI PORTA GENOVA, MILANO 8 - BORGO DI PORTA MAGENTA, MILANO 9 - BORGO DI PORTA ROMANA, MILANO 11 - BORGO DI PORTA VITTORIA.
Alcuni di questi numeri delle succursali sono rimasti inalterati fino ai giorni nostri, ovviamente con ripetuti spostamenti, altri furono cambiati e alcuni sono spariti per soppressione dell'ufficio, come MILANO 10, che dopo aver girovagato per il quartiere di Porta Venezia, approdò alla fine degli anni cinquanta in Galleria Buenos Aires, ma negli anni ottanta venne fatto chiudere dall'USL per motivi igienici.
Penso di essere stato abbastanza esauriente.
Ciao, Sortino


 

Vi scrivo questa mia, allegando due cartoline avviso di ricevimento di cui una la ritengo interessante per i seguenti motivi:
La cartolina tassa a carico del destinatario parte da Genova, insieme alla lettera e giunge presso l’ufficio di Trento ferrovia, l’ufficio aveva provvisoriamente una macchina in prestito dalla Direzione Compartimentale Trentino Alto Adige 2, inadatta a compiere l’operazione per le tassate, l’impiegato, trovandosi in una situazione particolare, appone l’impronta meccanica con la PT10 poi pone la T al centro del numeratore ed infine pone il guller Corno di posta in cui sono descritti gli estremi dell’ufficio che ha compiuto l’operazione.
La seconda cartolina partita da Genova, con le stesse caratteristiche e con destinazione diversa è approdata in modo normale ottenendo l’impronta della Hasler mod.F/88 come da disposizioni postali.
Credo che casi come quello della prima cartolina si possano considerare abbastanza rari.
Gradirei conoscere il Vostro giudizio su quanto esposto.
Distinti Saluti Eugenio

 




LA PRECISAZIONE DI ALCINE SORTINO

Una ulteriore precisazione su "Una strana tassazione con la PT 10": l'affrancatrice da sportello per raccomandate, oggetto della segnalazione, non è una PT 10, ma una PT 3. La macchina ha infatti la matricola 1643 e venne fornita presumibilmente nel periodo 1978-1980, unitamente alla DIR COM TAA 1, matr. 1642. Le PT 10 hanno invece matricola dal 4500 in poi (salvo qualcuna intercalata nella centuria 4400) e sono state distribuite (come modello aggiornato della PT3) a partire dal 1994.

UN COMMENTO DI ENRICO BERTAZZOLI

Caro Eugenio,
ti ringrazio di avermi mostrato dei documenti molto interessanti. Anche a mio parere si tratta di casi rari, di cui non ricordo di averne visto altri prima d'ora.
Complimenti per i bei documenti in tuo possesso che spesso mi fai vedere.
Ciao,
Enrico

RISPONDE MICHELE CASO

Sicuramente non è il mio campo. Sono d'accordo con Eugenio Bolleri che si tratta di usi molto inconsueti ma personalmente non li trovo particolarmente attraenti perché non discendono da una prassi espressamente prevista (almeno così credo) ma dall'inventiva di un dipendente.
Cordialmente
Michele

 


 

 

Salve, non sono riuscita a trovare nulla su questi francobolli, mi saprebbe aiutare?

"miokikko"

 

risponde Franco MOSCADELLI

Gentilissima “miokikko” (dal nik della mail non firmata), gli pseudo francobolli inviati in visione non sono tali in quanto si tratta di “erinnofili” cioè “francobolli” usati come chiudilettera e non validi per le affrancature. Sono stati, per così dire “emessi” a suo tempo (anni “50/”60) per acquisire fondi e venduti molte volte nelle scuole, dai tabaccai e dalle associazioni direttamente: comitati invalidi, croce rossa, mutilati ecc. La collezione di “erinnofili” è una branca a parte e non coinvolge il collezionista di francobolli....

Cordiali saluti ed a presto sul ... “Postalista”!.
www.francomoscadelli.it

 



 

 

Buongiorno,
mi sono imbattuto in un timbro (Guller?) di cui non ho mai visto di analoghi. Allego fotocopia. Si tratta di un annullo violaceo posto a lato, non sul francobollo, e mi fa pensare ad un timbro amministrativo. Da mie ricerche so che a Capo Noli vi era, e vi è ancora, una postazione semaforica della Marina Militare, ma non so se tali postazioni avevano anche bolli postali.
Tutto ciò che interesse ha?
Ancora mille grazie.
Alfredo Garbarino.

RISPONDE RAFFAELE CICCARELLI:

A integrazione di quanto scrive Enrico Bertazzoli in risposta al quesito sul Post Semaforico di Capo Noli aggiungo che durante la I Guerra Mondiale, sia i semafori che le torri di vedetta e di avvistamento dislocate lungo le coste della penisola erano presidiate dalla Regia Marina.
Per permettere ai marinai di stanza l’inoltro della corrispondenza, erano state dotate di cartoline in franchigia e di timbri amministrativi in gomma generalmente di diam. 27 mm. con l’indicazione della località e stemma reale al centro.
Tali bollature per l’esiguità del personale in servizio e per il tempo trascorso sono abbastanza infrequenti. Ricordo di aver visto anche quello di Capo Noli ma purtroppo non sono in grado di poterlo documentare.

RISPONDE ENRICO BERTAZZOLI:

Rispondo al quesito del lettore, confermando che si tratta proprio del bollo del Semaforo di Capo Noli usato in modo improprio su corrispondenza privata.
Va detto che i semaforisti come questo, commettendo un'irregolarità, hanno reso un ottimo servizio a favore della marcofilia, perché diversamente sarebbe stato difficile avere a disposizione le impronte dei bolli in dotazione ai Semafori.
Infatti, questi bolli potrebbero essere reperiti soltanto su telegrammi indirizzati agli addetti al semaforo, o a residenti nelle immediate vicinanze degli stessi, nel caso di servizio espletato anche al pubblico. I bolli potrebbero anche essere ritrovati su modulistica di servizio, ma sia in questo caso che in quello dei telegrammi, la possibilità di rintracciare qualcuno di questi bolli è vicina allo zero.
Anch'io sono in possesso di due cartoline simili a quella del tuo lettore, che recano il bollo del Semaforo di Portofino non come annullatore, poiché i Semafori erano abilitati al solo servizio telegrafico. A suo tempo ho scritto un articoletto sull'argomento su "Storie di posta" n. 15.


 

Le pongo un mio e non credo di essere l'unico, questo particolare quesito.
Qualcuno è riuscito a trovare la soluzione per chi colleziona l'usato di come staccare e recuperare i francobolli AUTODESIVI visto che l'Italia sta oramai abusando?
Ho avuto occasione di sentire il parere di alcuni collezionisti dell'usato, ma sembra che nessuna abbia trovato una valida soluzione e molti ormai comprano in posta il francobollo nuovo e se lo fanno annullare conservando il pezzetto di carta a cui è incollato oppure ritagliano il francobollo dalla busta lasciando un piccolo margine, ma a mio pare non è bello.
Io colleziono francobolli usati da tutto il mondo e data ormai la lunga esperienza ho fatto una mia statistica sulle nazioni che stampano gli adesivi
e di quelle di cui è difficile staccare il francobollo senza rovinarlo o spellarlo. Per prima il Brasile, fino ad ora non sono riuscito a recuperarne nessuno su decine di pezzi, per seconda la Francia, quasi a pari merito l'Italia, quarta l'Inghilterra con gli U.S.A (in modo particolare per gli ordinari) seguono poi gli stati del Nord Europa. Con i francobolli della Germania posso senz'altro dire che quelli che non riesco a recuperare sono talmente pochi che non fanno statistica.
Sperando in una sua gradita risposta in merito, sentitamente La ringrazio e La saluto ed un plauso alle notizie che settimanalmente leggo con molto interesse.
Ugo SALATA

risponde Franco MOSCADELLI

Egregio signor Salata, ne abbiamo già parlato dell’annoso problema del distacco dei francobolli adesivi dalle buste o da vari supporti che “angoscia” i collezionisti.

Se non vogliamo conservarli sul frammento stesso con un piccolissimo margine vi sono vari modi:
1) il metodo più veloce è quello di usare un batuffolo di cotone imbevuto di acetone e pressarlo sulla carta per 15 secondi ed il francobollo si staccherà con l’ausilio delle pinzette, asciugare ed annullare l’effetto adesivo della colla rimasta con il borotalco, possibilmente inodore.
2) Per chi invece ha più tempo e vuole togliere anche la colla: mettere in acqua molto calda il francobollo con la carta su cui è attaccato e lasciarlo a mollo oltre mezzora finché l’acqua torna tiepida. A questo punto si alza il francobollo leggermente dalla carta e noterete che la colla si potrà togliere semplicemente con le dita o con la pinzetta. Il calore “cuoce” il velo di colla che la fa diventare in parte “removibile” e si potrà eliminare facilmente. Per le prime volte provare eventualmente con bolli comuni.
P.S. In caso di difficoltà nella separazione tra carta e colla immergere nuovamente in acqua molto calda per un tempo maggiore. Mi faccia sapere!!
Voglia gradire i miei più cordiali saluti,

Franco Moscadelli
www.francomoscadelli.it




Gent.mi vorrei sottoporre al vostro giudizio il documento in allegato, trovato nella mia cantina assieme a tanti altri , con tante marche da bollo.(dal 1900 al 1950 su documenti ,fatture, ecc)
E' un documento interessante e le marche applicate possono avere un qualche valore ?
Ringrazio anticipatamente per la vostra eventuale risposta.
CORRADO da Ferrara

risponde Augusto CARBONARA:

Recto
Documento del 1924 comune, in quanto rilasciato a tutte le ditte che vendevano alcolici, con:
n.3 Marche da bollo a tassa fissa del 1920 con valore variato o losanghe per aumenti del 20% dovute a sovrimposte per la 1.a guerra mondiale. estremamente comuni
n.3 marche per atti amministrativi del 1915 (solo parte destra)
molto comuni quelle de 5 lire e comune quella da 20 lire.

Verso
Rinnovo dello stesso documento per i tre anni successivi con annullamento di marche dello stesso tipo.
anche qui n.4 marche a tassa fissa molto comuni della stessa serie di quelle sul recto.
n.10 marche per atti amministrativi delle quali due (solo la parte destra) comuni e due da 15 lire (complete di entrambe le parti, sinistra più destra) anche mediamente comuni.

Nota bene
Molte marche mancano di pezzi, altre di dentelli; il documento sembra abbastanza strapazzato ed ingiallito, meriterebbe una osservazione più accurata.
Il documento se fosse stato in buone condizioni sarebbe stato sicuramente da conservare.
Il suo valore, così come si trova, non credo possa superare di molto i 5 euro.
Alcune marche tra quelle non rovinate possono essere staccate lavando il documento e divenire l’inizio per una collezione di marche italiane.

I miei migliori saluti.
 

 


 

 

Ciao Roberto.
Ho acquistato uno scatolone di album e classificatori al buio, ossia al 50% e non sapevo cosa c'era. nell'insieme mi sono trovato un classificatore con molti francobolli del Regno, Repubblica, Pacchi Segnatasse ecc. con interspazio. Il mio problema è che, pur avendo tutti i cataloghi compreso il Sassone specializzato, non riesco a trovare nulla che mi dia una indicazione sul valore, forse non ho guardato bene.

Chissà se tramite il sempre Gentil Perito Moscadelli mi puoi dare delle indicazioni al riguardo.
Ti allego alcune scansioni.

Grazie per la collaborazione,
Artemide Pozza
Circolo Filatelico di Aosta

Gentilissimo signor Pozza,

ho visto le foto inviate e moltissime sono le emissioni, causa il tipo di stampa dei fogli in tavole (x 2 oppure x 4), che possono avere la combinazione dei “due francobolli con interspazio” orizzontale o verticale. Importante che la dentellatura sia integra e che il margine non sia rotto. Fino al 1910 sono rarissimi, dal 1911 si può valutare una coppia simile dai 10 ai 20 €uro, per la Repubblica invece diciamo che può valere circa 8/10 volte il valore del francobollo singolo.
Resta inteso invece che allo stato di usati su documento risultano rari o molto rari. Un cordialissimo saluto.

Franco MOSCADELLI



 

Buongiorno,
ho trovato una fotocartolina di un gruppo di giovani presso delle tende che sul retro porta uno strano annullo del 1937. Vi allego una foto e sarei grato se mi poteste dire di che annullo si tratta. Grazie mille.
Alfredo Garbarino

Risponde Silvano DI VITA
Presidente A.N.C.A.I.

L'annullo è descritto nel catalogo ANNULLI SPECIALI 1871-1946 edito da Poste Italiane di Paolo Guglielminetti e Maurizio Tecardi
Le allego la descrizione
Spero di essere stato di aiuto
Cordiali saluti



 


 

Buonasera,
mi chiamo Alessia.
Ho trovato fra i documenti di mio padre queste marche da bollo.
Volevo avere qualche informazione su di esse e sapere se hanno un valore storico e/o economico.
Grazie.


risponde MICHELE CASO
Presidente AFISCAL

La quartina di marche per Atti Amministrativi da 25 lire di VEIII fa parte di una emissione del 1937 e che, come tutti i valori fiscali del Regno, rimase in uso ad esaurimento. E' quindi piuttosto comune ritrovarla, come in questo caso, insieme con valori repubblicani. Purtroppo si è in presenza di un frammento, ed anche abbastanza mal messo, e non di un documento integro, il che fa scemare l'interesse per il medesimo e quindi una eventuale valutazione va fatta come se si trattasse di marche sciolte. L'Unificato dei fiscali ed. 2012/14 le quota 3 € ciascuna; le due marche per Atti Amministrativi di Repubblica sono quotate 1 € ciascuna; quella per la tassa di bollo sono estremamente comuni. E, in ogni caso, sono quotazioni di catalogo a cui va fa fatta un'abbondante tara per arrivare ad un valore venale.
Con cordiali saluti


 
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