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Una lettera che ci porta sulle orme della "Grande Armata" in Italia! |
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Prima parte: niente Francesi al di là del Faro! |
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VAI ALLA SECONDA PARTE “MEGLIO RIVOLGERSI A DIO CHE AI SUOI SANTI” Si tratta di una lettera spedita a Parigi da Couches-les-Mines, il giorno 18 gennaio 1850 e regolarmente affrancata in tariffa lettere per l’interno. La tariffa è assolta con un francobollo da 20 centesimi della prima emissione francese del 1849, con effigie della dea Cerere. Al suo arrivo nella capitale, come da prassi, fu timbrata a tergo dall’ufficio centrale e poi trasmessa al servizio delle franchigie (bollo sul recto apposto con inchiostro rosso) prima della consegna al destinatario…
Il nostro interesse si focalizza quindi sull’ indirizzo riportato sul plico dal mittente… Au premier citoyen français, Tradotto: La precisazione “Lettera raccomandata” non deve intendersi nel senso postale, ma piuttosto come l’espressione di desiderio del mittente che prega l’augusto destinatario di accordare un’attenzione particolare al contenuto della missiva.
Luigi-Napoleone era figlio di Luigi, uno dei fratelli di Napoleone I°. Dopo gli anni dell’esilio (dal 1815) e della sconfitta dello zio, malgrado vari episodi d’intrighi politici, Louis-Napoléon era rientrato in Francia nel 1848: la rivoluzione aveva cacciato il re Luigi-Filippo e la Repubblica era stata ristabilita. Louis-Napoléon fu quindi eletto deputato nel nuovo Parlamento, si propose per l’elezione a capo dello Stato, cioè Président de la République. Eletto nel mese di dicembre 1848, divenne il primo presidente della Repubblica (per quattro anni) nella storia della Francia!
Alla fine della lettera, una mano incerta e malferma ha firmato il testo visibilmente scritto da un’altra persona: il nostro veterano non sa scrivere, o non abbastanza bene tanto da rivolgersi direttamente al capo dello Stato. La lettera si conclude così: “il sottoscritto non può fornire i documenti necessari per le formalità ad adempire, preferisce dunque rivolgersi a Dio piuttosto che ai suoi Santi come dice il proverbio. La prega di dare una risposta favorevole a colui che rimane il suo devoto servitore”. NIENTE FRANCESI “AL DI LÀ DEL FARO”! Per assicurarsi il soccorso richiesto al Presidente Louis-Napoléon, Beurgat fa specificare che è stato ferito due volte. Una prima volta, traduco, “è stato colpito da una palla nella gamba destra, mentre scortava la posta a due leghe di Messina in Sicilia nel 1811”!
Per capire in proposito, prendiamo una cartina dell’Italia nell’età napoleonica: L’intera penisola si trova sotto la dominazione francese: un “Regno d’Italia” sul fianco Est, la parte Ovest integrata nel “Grande impero francese”, il Sud, già regno di Napoli affidato al fratello Giuseppe e successivamente al compagno d’armi e cognato Joachim Murat (sotto, dipinto di Gros). Rimangono ai Savoia la Sardegna ed ai Borboni la Sicilia.
Nel 1811, per ultimare la conquista del suo nuovo regno ed anche per affermarsi di fronte a Napoleone, Murat decide di invadere la Sicilia per cacciarne i Borboni nonché gli Inglesi sistematisi nell’isola per bloccare e sbarrare il Sud del mediterraneo alla flotta da guerra francese… L’idea interessa Napoleone, ma per una sola ragione strategica: avvistare soldati e navi francesi e napoletane nello Stretto di Messina impedirà alle navi inglesi di pattugliare altrove … magari lungo le coste francesi o spagnole ad esempio! Il contingente, agli ordini del generale Cavaignac, era costituito da reggimenti di fanteria, di cacciatori e da una sezione della legione Corsa. Sbarcarono con difficoltà sulla costa siciliana presso il fiume Mili:
L’indomani, aspettando i soldati inglesi (e tedeschi) inviati da Messina, gli abitanti di S. Stefano, Galadi e Milo si interposero davanti ai soldati napoletani e francesi per impedire la loro avanzata. Nello stesso tempo, la seconda parte dell’esercito francese, rimasta a Napoli agli ordini del generale Grenier, si rifiutò di salpare per la Sicilia perché l’imperatore Napoleone non aveva dato l’ordine di sbarcare in Sicilia… Le truppe di Murat furono dunque costrette a ritirarsi, lasciando morti, feriti e soldati nelle mani degli Inglesi…
Ecco dunque dove e quando fu ferito il nostro veterano in Sicilia, che comunque aveva avuto la fortuna di potersi rimbarcare verso Napoli senza essere stato catturato! Ma le sue avventure italiane non erano finite… vai alla seconda parte:
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