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UN FRANCOBOLLO
PER IL CAMPO DI SIDI-BISHR?


Nel corso della Grande guerra, molti campi di prigionieri furono aperti per l’internamento dei militari catturati durante i combattimenti, ma anche per racchiudere le popolazioni civili arrestate dopo le dichiarazioni di guerra avvenute nell’estate del 1914, le quali, all’istante, da residenti “stranieri nel paese” divennero residenti “nemici del paese”. In una recente serie di articoli pubblicati nel 2017, Herbert Robisch (si veda la bibliografia) ha presentato un campionario di questi campi aperti dai Francesi e dagli Inglesi in Africa specificandoci che nel Congo, nell’Africa del Sud ed in Egitto furono internati militari e civili dei paesi della Triplice Alleanza.

Vorremmo condividere con i lettori de Il Postalista la sua presentazione dedicata al campo di Sidi-Bishr, in Egitto.

Il campo di Sidi-Bishr, localizzato su questa cartina estratta dall’atlante Richard (edizione 1900), venne aperto alla fine del 1914 per internare i civili e gli equipaggi delle navi austriache arrestati in Egitto e nel Mediterraneo orientale, ma, successivamente, vi furono internati anche Tedeschi dall’Africa orientale o ufficiali ottomani dalla Palestina. Alla fine del 1918, ancora 200 prigionieri risiedevano nel campo in attesa della loro liberazione e del loro rimpatrio.

L’amministrazione britannica (rammentiamo che l’Egitto era allora un protettorato inglese) stabilì nel campo un servizio postale piuttosto efficiente: era possibile spedire 2 lettere e 4 cartoline postali ogni mese. Si potevano anche ricevere soldi con la mediazione della Croce Rossa Internazionale. Così furono stampate apposite cartoline: un lato per la corrispondenza, un lato per gli indirizzi del destinatario a destra e del mittente a sinistra. Come possiamo constatare sotto, l’indirizzo del campo era prestampato, al prigioniero restava il compito di completarlo con il suo nome ed il suo numero di matricola.

Cartolina scritta nel mese di giugno 1918 ed indirizzata in Germania (RB130)


Cartolina scritta il 9 marzo 1919 e consegnata a destinazione il 12 maggio.
Notiamo che da questo momento la Boemia non fa più parte dell’Impero
austro-ungarico, ma della neonata Cecoslovacchia (RB130).

 

I destinatari di questa terza cartolina del mese di gennaio 1918 (Asta Morisson)
hanno per indirizzo l’Hôtel Beau Rivage a Ramleh, presso Alessandria d’Egitto. Il documento testimonia il permanere delle relazioni che ancora legavano i cittadini dei vari paesi europei, malgrado che lo stato di guerra li avesse separati.

Nel 1918, uno dei prigionieri, Kofler, ebbe la possibilità di ricevere una macchina fotografica e così costituì una raccolta finora inedita. Si tratta di documenti eccezionali pubblicati per la prima volta da Herbert Robisch, non meno di 12 pagine di fotografie della vita nel campo. Ne anticipiamo una piccola rassegna…

Il caffè del campo (RB130)


Altare sotto una tenda. Si vedono un ritratto dell’imperatore Karl,
nonché la bandiera della marina di commercio austro-ungarica, riconoscibile
dalla presenza dello stemma austriaco a sinistra e ungarico a destra (RB130)


“Ricordo cattività”: una galleria di ritratti, tutti residenti o marinai di lingua italiana
sudditi dell’impero austro-ungarico (RB130)

L'ultima fotografia (RB130) ci avvicina allo scopo filatelico della nostra cronaca: raffigura un panorama delle tende del campo:

Un aspetto fortemente caratteristico, tale ad ispirare il disegnatore di questa vignetta (RB130)…

Nella dicitura intorno si legge:

10 / SIDI BISHR / CTS
ALIENS INTERNMENT CAMP POST

Cioè “Posta del campo d’internamento di cittadini stranieri di Sidi-Bishr – 10 cts”.

Nel suo articolo, Herbert Robisch commenta così: “dubbioso esemplare di francobollo della posta del campo”! Abbiamo provato a fare una piccola ricerca sulla rete, il solo risultato è stato questa offerta di vendita dalla casa d’asta inglese Grosvenor nel 2014:

Senza fornire nemmeno una illustrazione, la didascalia annuncia: “1917, Campo di Sidi-Bishr, due lettere per Port-Saïd con francobollo designato a mano e timbro del campo (…). Non comune”.

Vero servizio postale, o piuttosto scherzo filatelico d’epoca ideato da un prigioniero che era collezionista di francobolli? Non abbiamo la risposta!

FontI:

Herbert ROBISCH è presidente dell’ARGE Feldpost Oesterreich-Ungarn, cioè del “Circolo di studio della posta da campo austro-ungarica”, associazione austriaca della quale è anche socio l’autore di questa rubrica di Storie postali.
Robisch ha finora dedicato tre articoli ai campi di prigionieri aperti in Africa per i sudditi dell’Impero durante la grande Guerra. Il terzo, che ci ha fornito questa storia ed il materiale iconografico, è stato pubblicato nel numero 130 della Rundbrief, rivista dell’associazione, nel mese di settembre 2017. Tutti i documenti segnalati “RB130” nel testo e nelle didascalie provengono dall'articolo.