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1859: IL DIFFICILE AVVIO DEI COLLEGAMENTI POSTALI, REGOLARI, FRA EUROPA E GIAPPONE |
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Il giorno 15 luglio 1859, il giornale inglese China Mail (fig.1) annunciò la prossima partenza, prevista per il 1° agosto, del vapore Azoff della compagnia marittima Peninsular & Oriental, che avrebbe inaugurato una regolare linea marittima fra Shanghai e Nagasaki, collegando così per la prima volta Cina e Giappone (1). Questa notizia che ci potrebbe sembrare piuttosto anonima esprime invece una vera rivoluzione nei delicati e difficili rapporti fra Europa e Giappone…
IL PRECEDENTE CINESE Per capire le specificità del servizio postale marittimo del Giappone, si deve prima presentare l’avvio, effettuato dagli Inglesi, delle prime linee marittime regolari fra Europa ed Estremo-Oriente. La compagnia inglese P&O aveva assicurato i primi collegamenti a vapore fra Suez e Calcutta, capitale delle Indie britanniche, dall’autunno del 1842, istituendo poi una linea mensile dal 1845. Questa intensificazione del servizio fu l’occasione, qualche mese più tardi, di procedere ad una sua estensione cosicché il giorno 13 agosto 1845, il vapore Lady Mary Wood giungeva fino a Hong-Kong, dopo scali a Penang e Singapore. Nel mese di marzo del 1850, la linea fu finalmente estesa fino a Shanghai con un servizio supplementare. Scrivere in Cina dall’Europa passava dunque, in quell’epoca, dall’intermediario obbligato della rete marittima inglese. Per quanto riguarda l’Italia, la scarsa corrispondenza destinata alla Cina veniva inoltrata fino a Marsiglia, Malta o Trieste. Da questi porti, le varie compagnie operanti nel Mediterraneo (Messageries impériales francesi, P&O inglese e Lloyd Austriaco) inoltravano posta e passeggeri fino ad Alessandria d’Egitto dove, varcato l’istmo di Suez dalla via di terra (il canale sarà inaugurato soltanto nel 1869), i vapori della P&O potevano imporre l’esercizio del loro monopolio! (fig.2)
Questi collegamenti postali devono però essere ricollocati nel loro contesto geopolitico: dalle cosiddette “guerre dell’oppio”, (fig.3) scatenate dagli Inglesi, erano scaturiti i vari trattati (di Nanchino nel 1842, Tianjin nel 1858 e Pechino nel 1860) che costringevano il governo imperiale cinese ad aprire i suoi porti al commercio ed alla presenza europea. Nei vari porti, ormai aperti, si erano stabiliti diplomatici, soldati, commercianti e missionari venuti dall’Occidente: questa nuova situazione ci fa comprendere perché furono quindi istituiti uffici postali in collegamento con le linee di navigazione europee che vi facevano sosta. A Shanghai, per esempio, un consolato fu aperto dagli Inglesi nel 1843 ed un altro dai Francesi nel 1848: qualche anno dopo (nel 1852 e nel 1862) veri e propri uffici postali si sostituirono alle agenzie postali consolari.
Al divampare della guerra fra Inglesi e Cinesi all’inizio degli anni 1840, l’arcipelago giapponese rimase estraneo alle turbolenze: fino ad allora solo i commercianti olandesi della V.O.C. (Compagnia delle Indie Orientali) erano stati autorizzati a stabilirsi nel Paese dopo l’espulsione dei negozianti portoghesi nel 1639. Il governo giapponese aveva anche deciso, già nel secolo XVII°, di costringere questi stranieri in questione a stabilirsi sulla piccola isola artificiale di Dejima nel porto di Nagasaki (fig.4) ogni sera, l’accesso al ponte che collegava l’isola e la terra ferma veniva regolarmente chiuso e custodito da soldati giapponesi!
L’isolamento del Giappone e la sua salvaguardia, già fin dalla metà dell’800, richiedeva sempre di più l’affrontare ed il superare grosse difficoltà: le navi occidentali (inglesi nonché russe, francesi o statunitensi) costeggiavano sempre più frequentemente l’arcipelago, interessandosi alle possibilità di commercio o, più semplicemente, per ragioni di soste tecniche quale poteva essere il rifornimento per le caldaie dei piroscafi. Nel 1853, la squadra navale del commodore Perry penetrò nella baia di Edo (la futura Tokyo) per dare un segnale di forza e trasmettere un messaggio del presidente degli Stati Uniti che richiedeva un trattato di amicizia… e di commercio. Il governo giapponese, edotto dalla sorte toccata alla Cina, preferì anticipare ed inquadrare le sue relazioni con gli Occidentali: fra il 1854 ed il 1858, furono firmati diversi trattati con gli USA, la Russia, il Regno Unito, i Paesi Bassi e la Francia. Così i porti furono aperti alla presenza commerciale e diplomatica europea, e, a decorrere dal 1859, oltre a Nagasaki, si aprirono anche i porti di Kanagawa (Yokohama), Kobe, Niigata e Hakodate. A Nagasaki stesso, agli Europei, nuovamente arrivati nell’estate del 1859, oltre ai già autorizzati Olandesi, fu concesso di sistemarsi nel quartiere di Oora, e quindi da ora in avanti non più relegati sull’isola di Dejima.
Si può allora capire che la posta tra Europa e Giappone non sia molto comune (rarissima per quanto riguarda l’Italia) alla metà del secolo XIX°. Possiamo però datare una prima svolta nel 1859: il giorno 4 giugno, sir Rutherford Alcock, il diplomatico che rappresenterà la regina d’Inghilterra Victoria, fa sosta a Nagasaki (2). Vi insedia il modesto personale diplomatico del consolato britannico, poi salpa per Yokohama dove sarà sistemata l’ambasciata inglese nel Giappone. Il consolato inglese di Nagasaki sarà ospitato in un vecchio tempio giapponese, poi nel Greens Hotel prima di avere il suo proprio edificio! Accanto ai soliti servizi diplomatici, si trovano anche un ufficio postale consolare e un’agenzia della Peninsular & Oriental: ecco dunque il contesto del primo collegamento effettuato dall’Azoff accennato all’inizio di questo articolo. Dopo tre giorni di navigazione, il vapore, partito da Shanghai, doveva giungere a Nagasaki due volte nel mese.
Dopo una prima prova nel mese di dicembre, questa linea (fig.5) che individuiamo come “precursore”, fu prolungata fino a Kanagawa, ossia Yokohama: quest’ultimo porto era ormai diventato la principale porta d’ingresso degli Europei nel Giappone e concentrava diplomatici e commercianti, spodestando in tal modo, lentamente ma inesorabilmente, Nagasaki. Purtroppo, la situazione geopolitica non permise alla P&O di stabilizzare in modo duraturo questa linea: la seconda guerra dell’oppio fra i Franco-inglesi ed i Cinesi, indusse la Royal Navy a mobilitare alcuni vapori civili della compagnia marittima e vari moti contro gli Europei scoppiarono anche nei porti giapponesi aperti a norma dei trattati. Così, nel mese di giugno 1861, a poco più di un anno e mezzo dall’ avvio del suo funzionamento, il servizio precursore del Giappone fu sospeso… Da questo momento in poi, solo i bastimenti di commercio europei o americani e le navi da guerra inglesi e francesi collegarono Hong-Kong o Shanghai con i porti aperti del Giappone. Si dovrà infatti aspettare il luglio 1863 per vedere la P&O ripristinare una linea regolare e definitiva fra Cina e Giappone (3): da questo periodo, il trasporto della posta e dei passeggeri diventò più facile e le corrispondenze furono meno rare, soprattutto quelle con destinazione Yokohama. Nel mese di settembre del 1865, anche la compagnia francese delle Messageries Impériales aprì un collegamento fra la Cina e Yokohama (4): il Giappone era ormai diventato una destinazione, lontanissima certo, ma del tutto accessibile.
EPILOGO Concluderemo questo breve studio con la presentazione della lettera che ci ha spinto ad iniziare le ricerche esposte in questo articolo (fig.6):
si tratta di una modesta lettera commerciale impostata a Parigi il giorno 11 aprile 1862. Il suo percorso conferma l’efficiente funzionamento della rete postale della P&O, l’inoltro era assicurato da 4 vapori successivi: Vectis fra Marsiglia e Alessandria d’Egitto, Candia fra Suez e Ceylon, Salcette verso Hong-Kong (dove fu apposto un bollo di transito con data 21 maggio, fig.7) e Pekin fino a Shanghai dove giunse il 27 maggio 1862.
Da quest’ultimo porto, la P&O non effettuava più nessun collegamento: siamo nel periodo di sospensione della linea precursore. Non avendo certezze informative noi, a questo punto della storia, possiamo solo fare congetture, immaginando la nostra missiva essere trasportata, fra Shanghai e Nagasaki, da un fiero vascello della Royal Navy, o da un tre alberi approdato a Nagasaki per prendere un carico di seta e porcellane pregiate tanto ricercate e bramate in Europa… Il destinatario ha tuttavia notato ed evidenziato la sua data di recapito: il giorno 2 giugno 1862. NOTE 1) - Poco noto, questo servizio precursore è oggetto di qualche scarsa precisazione da L.C. Scamp in Far East mail Ship Itineraries (vol.1),1997. 2) - Questo episodio è documentato da E.B. Proud nel capitolo dedicato al Giappone in The Postal History Of the British Post Offices Abroad, Proud-Bailey, 1991 3) - Le tabelle di marcia dei vapori di questa linea sono stati pubblicati da R. Kirk nel 2° volume della British Maritime Postal History, edizione Proud-Bailey. 4) - Tabelle di marcia e convenzione postale sono esposte da Raymond SALLES nel volume V della sua opera magistrale La poste maritime française intitolato Les paquebots de l’Extrême-Orient, Parigi, 1966. Fonti Questo testo è la versione abbreviata dello studio pubblicato dall’autore nella rivista CURSORES (N° 21, maggio 2018). Documento postale: collezione dell’autore.
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