La creazione di un’azienda postale unitaria responsabile del servizio su tutto il territorio nazionale in larga parte unificato nel 1861 (e poi completato nel 1866, 1870 e 1918), ha determinato anche la progressiva adozione di sistemi unificati di bollatura della corrispondenze. Nei primi decenni vi è stato quindi un grande sforzo per la realizzazione di modalità di annullamento armonizzate ed efficaci (cioè tali da rendere effettivamente non riutilizzabili i francobolli) per gli uffici postali fissi, ma anche per quelli ambulanti, e quindi le collettorie, le agenzie postali, gli uffici di posta militare, quelli distaccati presso i grandi eventi e così via (impiegando per questi stabilimenti postali particolari talora dei tipi di annulli specifici, talora mutuando quelli utilizzati negli uffici postali “normali”.
Poi, con l’aumento dei volumi di corrispondenza, sono stati prima testati e poi adottati su larga scala i sistemi di bollatura meccanici, di cui ben presto è stato sfruttato anche il potenziale pubblicitario.
Nella lunga storia della marcofilia italiana non sono mancati fase di transizione, di test, di sperimentazione, le cui tracce arricchiscono questo capitolo certamente non trascurabile della storia della posta nel nostro paese.
L’ANCAI (Associazione Nazionale Collezionisti Annullamenti Italiani) ha deciso di celebrare con una esposizione ad hoc, nell’ambito di Romafil 2012, le tappe salienti di questi 150 anni di bolli postali. Non era certo possibile trattare – nell’ambito di qualche decina di quadri – tutte le tipologie di timbri obliteranti ed accessori che si sono succeduti durante i periodi del regno e della repubblica italiana, ma si è cercato di riunire, attraverso il contributo di quasi 20 appassionati, una rassegna che permettesse di ricordare le tappe evolutive fondamentali di tale settore, e di mostrare ai visitatori la varietà e l’attrattiva collezionistica di questa branchia della filatelia.
Tabella 1 - Le collezioni dell’esposizione “150 ANNI DI MARCOFILIA DELL'ITALIA UNITA”
Un eccezionale complemento alle suddette collezioni è stata poi l’esposizione di alcune decine di tipari della raccolta del Museo Storico della Comunicazione, grazie alla disponibilità della direzione del Museo stesso e del Ministero dello Sviluppo Economico da cui dipende. I visitatori hanno così potuto osservare dal vivo non solo le impronte ma anche molti esempi dei timbri che li apponevano.
Gli annulli in dotazione ai normali uffici postali
Dopo l’unità d’Italia, in alcune zone continuarono ad essere utilizzati gli annulli di epoca ducale. Si tratta di un settore assai ampio e variegato, che da solo avrebbe occupato tutta la rassegna, e sul quale quindi l’esposizione ANCAI non si sofferma, anche se ne vedremo alcuni esempi abbinati ai primi annulli “unitari”.
Molto presto però furono forniti a tutti gli uffici gli annulli a doppio cerchio e a cerchio piccolo, definiti “sardo-italiani” per la loro origine precedente all’Unità.
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DOPPIO CERCHIO sardo-italiano
Usato nei primi anni del Regno, deriva dagli annulli in uso nel Regno di Sardegna prima dell’unità. In basso recava una rosetta (uffici di 1a classe) oppure una lettera D (uffici di Distribuzione mandamentale), o C (uffici di distribuzione Comunale) o R (uffici di distribuzione Rurale). Diametro 22-23 mm.
Sono noti anche con in basso il nome della regione o della provincia o altri tipi di simboli (come quattro piccole losanghe che formano una losanga più grande). |
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CERCHIO PICCOLO
Usato nei primi anni del Regno dagli uffici principali, deriva dagli annulli in uso nel Regno di Sardegna prima dell’unità. Diametro 22-23 mm.
Reca l’indicazione delle ore (le lettere M ed S indicano Mattino e Sera) |
Figura 1 - Raccomandata da Bozzolo, 14/05/1863, per Piadena affrancata per 75 c. con francobolli della IV emissione di Sardegna; l’annullamento è effettuato con il doppio-cerchio sardo-italiano, ma per errore due francobolli sono stati annullati col timbro a linee orizzontali fornito nel periodo del Lombardo Veneto (collezione Leali)
Alcuni annulli di questo tipo – incluso l’uso promiscuo con annulli ducali (Figura 1) – sono stati presentati nella collezione di Sergio Leali attraverso uno spaccato della marcofilia mantovana dell’ultima parte del XIX secolo.
La necessità di assicurare che l’annullamento determinasse con ragionevole sicurezza l’impossibilità del riutilizzo portò però a ragionare su sistemi di obliterazione più “energici”, ispirandosi alle soluzioni già adottate in altri paesi come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti o la Francia. Nell’autunno 1863 a Firenze e nel periodo marzo – maggio 1864 a Torino, ad esempio, vennero effettuate delle prove di bollatura con una macchina inglese che imprimeva un datario di chiara foggia albionica (caratterizzato dall’indicazione su 4 righe di ora / ufficio / mese e giorno / anno) e annullava il francobollo con un rettangolo formato da piccoli rombi. Nel 1865 furono poi fatti altri test su francobolli “SAGGIO” dell’emissione De La Rue del 1863, con annulli di varia foggia (ovale o rettangolare) con al centro un numero ed intorno losanghe, ma anche di altre tipologie. I test, oltre alla tipologia di bolli, miravano a testare nuovi tipo di inchiostro a prova di indelebilità; furono quindi anche effettuate prove con dei reagenti per verificare la resistenza.
A questo interessante periodo era dedicata la raccolta di Pino Cirneco.
Figura 2 – Ultimo giorno d'uso a Torino del bollo sperimentale del 1864 (collezione Cirneco)
Il Bollettino Postale n.2 del Febbraio 1866 annunciò il risultato dei test: l’adozione di un timbro obliterante a punti al cui interno era riportato un numero indicativo dell’ufficio postale, a partire dal 1° maggio dello stesso anno. Questa è la data ufficiale di inizio dell’utilizzo degli annulli c.d. “numerali a punti”, con numerazione assegnata in modo progressivo a seconda del tipo di ufficio (dal 1 al 28: uffici di 1a classe; dal 29 al 170: uffici di 2a classe; dal 171 al 191 uffici succursali nelle grandi città; dal 192 al 233: uffici postali ambulanti e lacuali; 234 e 235 uffici all’estero di Alessandria e Tunisi; dal 236 al 2503: uffici di 3a classe). I nuovi uffici istituiti in seguito ebbero poi numeri dal 2504 in poi: tra essi quelli dei territori divenuti italiani dopo l’annessione del Veneto nel 1866 e dello Stato Pontificio nel 1871; nel periodo dei numerali a punti si arrivò al 3083.
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NUMERALE A PUNTI
In uso dal 1 maggio 1866 (in alcuni uffici minori da aprile) al 1877, poi sostituito dal numerale a sbarre. Ispirato agli annulli in uso in altri paesi, come l’Inghilterra, al fine di lasciare una traccia più pesante sui francobolli e scoraggiare così il riutilizzo. Contestualmente venne fornito un inchiostro di “migliore qualità”.
Recava il numero distintivo dell’ufficio postale. Utilizzato come annullatore abbinato ai datari di tipo “doppio cerchio” o “cerchio piccolo”.
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Il sistema di annullamento prevedeva che quindi una doppia bollatura di ogni missiva: il datario a doppio cerchio e cerchio semplice venisse apposto sulla busta in modo da essere interamente leggibile, mentre il numerale doveva annullare pesantemente l’affrancatura.
Bolli di foggia analoga ai numerali a punti ma con lettere o numeri romani furono utilizzati per uffici di tipo particolare (posta militare della terza guerra d’indipendenza e della presa di Roma, ufficio postale di San Marino).
Nella mostra predisposta per Romafil, la vicenda dei numerali a punti, con i vari test e le diverse tipologie di uffici che li utilizzarono, è stata sintetizzata nello studio di Marco Sangalli, a completamento della narrazione su questa fase iniziale della marcofilia “unitaria”. Esempi si trovavano anche nelle collezioni di Carlo Vicario e di Sergio Leali.
Figura 3 – Lettera da Foiano della Chiana, 22/04/1866, per Firenze, con numerale “1040”, uso anticipato di quasi 10 giorni rispetto alla data ufficiale prevista (collezione Sangalli)
Nella pratica il nuovo annullo non diede risultati interamente soddisfacenti in termini di efficacia ai fini del non riutilizzo. Anche per i datari si poneva il problema di adottare un tipologia in cui la località di provenienza e la data fossero più chiaramente distinguibili.
Nel 1876 iniziò la sperimentazione di una macchina bollatrice delle Officine Dani di Firenze che imprimeva simultaneamente in un solo colpa un numerale posto tra due gruppi di tre linee orizzontali(1) sul francobollo, ed a fianco un datario a cerchio grande. A Firenze vennero anche effettuati test con altri tipi di numerali, non abbinati però solidamente al datario.
Superata questa nuova fase di sperimentazione, si decise di adottare il c.d. “numerale a sbarre” abbinato ad un nuovo tipo di datario a cerchio grande. Ai nuovi uffici si continuò ad attribuire nuovi numeri, fino al 4473.
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CERCHIO GRANDE tipo “italiano”
Entrò in uso dal 1877, contemporaneamente ai numerali a sbarre che accompagnava per indicare località di partenza e data. In combinazione ai numerali di norma non è apposto sul francobollo, mentre lo si riscontra di solito come annullatore unico nelle circolari a stampa. Diametro 26-27 mm.
Esistono vari sotto-tipi, i principali sono caratterizzati dall’assenza o presenza della stelletta in basso al centro. Nella parte bassa si trova anche, se necessaria, l’indicazione della succursale. In un secondo tempo (dal 1887), vennero anche forniti cerchi grandi con l’indicazione in basso della provincia.
In molti uffici rimasero in uso come unico annullatore dopo la sparizione dei numerali, talora fino agli anni ’10 (in qualche caso all’inizio degli anni’20). |
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NUMERALE A SBARRE
In uso dal 1877 al 1° gennaio 1890 (in qualche caso febbraio (2)). Si riteneva che tale tipologia rendesse più netto l’annullamento e meglio leggibile il numero distintivo dell’ufficio. Furono in gran parte incisi (così come i cerchi grandi) da Ludovico Josz, fornitore della grande maggioranza degli annulli postali fino dal 1875 al 1891.
Reca il numero distintivo dell’ufficio postale. Utilizzato come annullatore generalmente abbinato ai datari nominativi di tipo “cerchio grande italiano”, ma anche a datari dei tipi precedentemente in uso. |
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DUPLEX (definito anche A CANNOCCHIALE (3))
In uso dal 1879 (in sperimentazione dal 1876). Destinato agli uffici con maggior volume di corrispondenza. Impronte fornite dallo Josz.
Apposto con una macchinetta a pedale che permetteva di apporre in un solo colpo il numerale a sbarre e il cerchio grande con la località e la data. |
Anche utilizzando sistemi meccanizzati, la doppia bollatura risultava un sistema poco pratico. Dalla fine del 1889 fu adottato un nuovo tipo di bollo, oggi denominato tondo-riquadrato perché costituito da segmenti di cerchi concentrici attorno al bollo tondo a formare un quadrato, di foggia quindi simile agli squared circles inglesi (in uso dal 1878-1880) poi adottati anche da moltissimi sistemi postali.
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TONDO RIQUADRATO
Adottato dalla fine del 1889 e fornito a tutti gli uffici postali comprese le collettorie di nuova istituzione e a quelle esistenti i cui bolli dovevano essere sostituiti per usura. Ancora una volta fu lo Josz a fornirne la gran parte, almeno nella prima fase.
I primi bolli avevano 4 segmenti per angolo, che in seguito divennero 3. Il diametro del cerchio è di norma di 26-27 mm, e talora di 25 o (raramente) di 28.
Esiste anche il tipo “a cannocchiale” con due datari identici apposti contemporaneamente con una macchinetta obliteratrice.
In sostituzione dagli anni '10 del XX secolo ma spesso in uso fino ad "esaurimento" (note date fino all’inizio degli anni ’30). |
Data l’estensione di utilizzo dei tondo riquadrati, nell’ambito della rassegna realizzata per Romafil sono stati illustrati attraverso l’esempio degli utilizzi nella provincia di Palermo, oggetto della collezione di Andrea Amoroso.
Lo Josz propose alle poste anche un altro modello di datario annullatore che entrò in uso all’inizio del 1890, ispirato a quello adottato dalle poste austriache e costituito da un ottagono formato da linee orizzontali al cui interno venivano collocate le informazioni su località, data ed ora di timbratura: il c.d. nominale o ottagonale a sbarre.
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NOMINALE A SBARRE (detto anche OTTAGONALE A SBARRE)
Dal 1890 in dotazione a una parte degli uffici postali dei capoluoghi di provincia. Prodotto inizialmente dallo Josz (probabilmente sul modello di annulli in uso nelle poste austriache), e poi, dopo che gli fu tolto l’incarico di fornitore unico delle poste, da altri fornitori.
Di forma esagonale, con 15 o 17 linee che racchiudono la data, la località e l’ora. Gli annulli destinati alle corrispondenze raccomandate o assicurata presentavano una quarta riga con l’indicazione abbreviata di tali servizi.
In uso per lo più solo per 3-4 anni, con qualche eccezione fino ad inizio ‘900. |
Negli anni '10 iniziò la sostituzione dei tondo riquadrati con gli annulli guller ma il loro uso continuò spesso fino ad "esaurimento". Sono note date fino all’inizio degli anni ’30.
Entrati in uso in alcuni tipi di uffici alla fine dell’ottocento, gli annulli con lunette di tipo “Guller”, con lunette a sbarre o vuote, divennero in seguito il tipo di diffusione generale.
Furono all’inizio provvisti soprattutto ad uffici particolari (piroscafi, ambulanti ferroviari, uffici all’estero, posta militare); per gli uffici fissi sul territorio nazionale, i primi esempi noti sono del 1896-7 (ad uso delle Direzioni postali di Brescia e Catanzaro), mentre il primo usato da un ufficio distaccato è quello del Congresso Medico di Roma del 1894. L’uso si generalizzò a partire dal 1907-1909.
Nell’ambito della mostra ANCAI non vi era una collezione dedicata esclusivamente ai timbri con lunette, ma se ne trovavano naturalmente molti esempi nelle collezioni relative agli annulli degli alberghi, degli uffici speciali distaccati presso eventi, degli ambulanti, della posta militare e così via.
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DOPPIO CERCHIO CON LUNETTE RIGATE (o A SBARRE)
Tipo di annullo ideato dallo svizzero Guller (4) con datario al centro su un’unica riga con rotelline per modificare la data (nei tipi precedenti veniva composta da tasselli che andavano ogni volta inserire).
Fornito da molte ditte, oltre alla stessa Guller. Diametro nel primo periodo circa 30 mm, poi anche più ridotto (circa 28 mm). |
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DOPPIO CERCHIO CON LUNETTE VUOTE
Annulli di tipo Guller con lunette vuote, introdotto in Italia dal 1908; il datario comprendeva frequentemente anche l’indicazione dell’ora.
Fornito da molte ditte, oltre alla stessa Guller.
Diametro generalmente di 27-28 mm. |
Figura 4 – Bolli con lunette vuote forniti dalla ditta Guller come campioni nel 1908
(registro dei timbri conservati presso il Museo Storico della Comunicazione, Roma)
Negli anni successivi furono utilizzati anche altre tipologie di annulli su cui l’esposizione non può entrare in dettaglio per ragioni relative allo spazio disponibile, e che vengono comunque qui ricordati per completezza di trattazione.
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A PONTE (o BRÜCKENSTEMPEL)
AD ANELLO (o RINGSTEMPEL)
Alla fine della Ia guerra mondiale, nelle località dell'ex impero austriaco passate all’Italia gli uffici postali continuarono ad utilizzare gli annulli austriaci del tipo a ponte ("Brückenstempel" in tedesco) in alcuni casi anche dopo l’arrivo dei bolli italiani. L’uso di tali annulli su francobolli italiani va da 1918/19 al 1927 nei casi più tardivi.
Sono noti sei esempi annullo di questo tipo in altre parti del territorio nazionale (in questo caso ovviamente non si tratta di timbri origine austriaca).
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“FRAZIONARIO”
Nel primo decennio del novecento si decise di attribuire ad ogni ufficio postale un numero distintivo frazionario (secondo la terminologia postale), costituito dal numero indicativo della provincia e dal numero indicativo dell’ufficio separati da un trattino, per identificare la ragioneria provinciale da cui contabilmente dipendeva l’ufficio.
Vennero approntati degli annulli che oltre al nome dell’ufficio recavano il frazionario, previsti per l’uso sui modelli dei servizi a denaro. Tuttavia molti uffici usarono questi annulli sulla normale corrispondenza (si riscontrano a partire dalla fine degli anni ’10). L'incarico di provvedere alla incisione dei bolli fu lasciata alle Direzioni Provinciali, il che spiega la grande varietà di fogge che si riscontrano (per lo più guller a lunette vuote o rigate o tondi riquadrati). |
Negli anni trenta infine, per opera di vari fornitori il cui principale fu la ditta Conalbi, furono introdotti nuovi bolli a cerchio grande con lunette, in cui la parte delle diciture esterne, del cerchio e della lunetta era costituita da una piastrina intercambiabile rispetto al manico del timbro. La possibilità di cambiare solo la piastrina o solo il blocco datario – a seconda dell’usura – ne consentiva un impiego più flessibile. Il loro uso continuerà poi in periodo repubblicano, rimuovendo l’anno dell’era fascista o non inserendolo se di nuova fornitura.
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DOPPIO CERCHIO GRANDE CON LUNETTE vuote, con anno era fascista
A metà degli anni trenta vennero introdotti degli annulli sempre a datario mobile ma più grandi (33-34 mm) per permettere l’inserimento dell’anno dell’era fascista.
Tra i fornitori di questa tipologia anche la ditta Conalbi, spesso (ma non sempre) caratterizzati dai caratteri molto alti e quasi sagomati, e per le stelle di forma grande e leggermente allungate |
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DOPPIO CERCHIO GRANDE CON LUNETTE RIGATE o A SBARRE, con anno era fascista
Tipo analogo al precedente, a datario mobile grande (33-34 mm), con anno dell’era fascista, e lunette rigate |
Da ricordare infine che alcune località di regioni di confine con nomi di origine francese o tedesca dovettero mutare nome a seguito dell’italianizzazione imposta dal regime fascista. Vennero così aggiornati i relativi bolli, dando origine ai c.d. italianizzati che esistono ovviamente varie fogge.
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ITALIANIZZATO
Annulli utilizzati nelle località delle regioni Piemonte, Valle d’Aosta, Alto Adige che dal 1929 causa l’italianizzazione imposta dal regime fascista. Predisposti in varie fogge.
L’antica denominazione fu ripristinata nel settembre 1945, ma alcuni uffici continuarono ad usare l’annullo “italianizzato” a volte per molti mesi, in attesa della sostituzione. |
Nel secondo dopoguerra gli annulli in dotazione agli uffici postali ebbero fogge molto variegate, in ragione della molteplicità dei fornitori delle singole Direzioni provinciali PT. La decentralizzazione degli ordinativi comportò inevitabilmente una certa varietà di direttive, e restarono inoltre in uso anche timbri di fornitura anteguerra ivi compresi alcuni con l’anno dell’era fascista (non sempre rimossa immediatamente dopo la fine del regime). La già citata Conalbi fu una delle ditte attive anche in questo periodo.
Come ricordato dal lavoro di Pozzati e Sortino citato in bibliografia (ed al quale rimando per un maggiore approfondimento) negli anni ’50 i bolli di nuova fornitura erano comunque a doppio cerchio col nome dell’ufficio in alto e quello della provincia, scritta per esteso, in basso. Le due diciture erano generalmente separate da due stelle a 5 punte, come già previsto dalle normative del periodo Regno.
Nel 1961 vennero introdotte alcune novità: presenza della parola POSTE prima della denominazione dell’ufficio, sigla automobilistica della provincia al posto del nome per esteso, e l’uso dell’asterisco a 8 punte al posto della stella. Nel 1967 una ulteriore novità, l’introduzione del codice di avviamento postale che determinò l’esigenza di inserire il CAP di ciascun ufficio nei relativi bolli: ciò determinò una sostituzione di tutti i bolli in modo uniforme, poiché fu indetta una gara d’appalto nazionale. Nel 1969 nuove norme previdero alcune ulteriori cambiamenti tra cui l’eliminazione della parola POSTE e, invece, la presenza di un corno postale in basso al centro, nonché la presenza di una lettera distintiva del singolo bollo per identificarlo.
Mi fermo qui, dovendo trattare anche altre tipologie di annullamenti, ma altre modifiche sono intervenute nei decenni successivi. I puntuali articoli su singoli uffici pubblicati da Alcide Sortino su L’Annullo de l’ANCAI sono la miglior fonte di informazioni per comprendere questa evoluzione (oltre al già citato studio dello stesso Sortino con Pozzati).
Annulli delle collettorie
Tornando ai primi anni dopo l’Unità, una importante innovazione della rete postale avvenne nel 1863 con l’istituzione delle collettorie postali per la distribuzione e raccolta della corrispondenza nei comuni rurali privi di ufficio postale, attraverso l’opera dei “portalettere rurali collettori”, pagati in parte dall’amministrazione postale ed in parte dai comuni interessati. La prestazione era simile al pre-esistente “servizio rurale”, ma con la novità che la posta raccolta dai collettori dovesse essere contrassegnata con un bollo attestante la località di provenienza (bollo che, come hanno dimostrato i recenti articoli del Filanci, non veniva apposto dal portalettere rurale ma dall’ufficio postale di appoggio). Questi bolli erano di norma lineari corsivi, ma esistono anche altre tipologie di fornitura locale.
Attorno al 1871/72 entrò in vigore una nuova normativa che prevedeva che ad apporre i corsivi fossero gli stessi collettori.
Dal primo luglio 1883 le collettorie furono distinte due classi, prima e seconda, queste ultime abilitate al solo servizio delle corrispondenze ordinarie, mentre le prime si occupavano anche di raccomandate, pacchi e di vaglia fino 50 lire. Alla fine del 1886 il servizio delle raccomandate e dei pacchi venne esteso a parte delle collettorie di seconda classe.
Nell’ultimo decennio del ‘800 le collettorie furono dotate di annulli di tipo normale (cerchio grande e poi tondo riquadrato). In questo paragrafo sono presentati soli i bolli ed annulli che sono peculiari ai servizi di collettoria.
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CORSIVO
Bollo di provenienza non annullatore che contraddistingueva la corrispondenza raccolta dai collettori rurali, apposto dall’ufficio postale di appoggio e successivamente (probabilmente dal 1871-72) dallo stesso collettore.
Nel secondo periodo possono apparire come annullatori sulla corrispondenza consegnata direttamente ai servizi di messaggeria invece che all’ufficio postale da cui dipendevano, per ragioni di maggiore convenienza di inoltro.
Si conosco usi successivi anche in periodo repubblicano come lineare ad esempio su etichette di raccomandazione.
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OTTAGONALE
Annullo datario fornito alle collettorie di 1a classe istituite nel 1883.
Dal 1889 per le collettorie di prima classe iniziò la fornitura di annulli a cerchio grande di tipo analogo a quello degli uffici postali normali
Sono noti usi tardi fino al 1913. |
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QUADRATO
Annullo datario fornito alle collettorie di 2a classe abilitate al servizio delle raccomandate e dei pacchi, a partire dal 1887.
Dal 1891 (o forse dal 1890) anche le collettorie di 2 a classe iniziarono a ricevere annulli a cerchio grande, man mano che si rendeva necessaria la sostituzione.
Sono noti usi tardi fino al 1911. |
Figura 5 – Lettera da Rivalta sul Mincio a Livorno con bollo lineare su 2 righe della collettoria di fornitura locale; l’annullamento è avvenuto col numerale a sbarre dell’ufficio di Mantova di cui è presente anche
il cerchio grande in data 8/10/1887 (collezione Vicario)
Annulli degli uffici postali a bordo dei mezzi di trasporto o indicanti la provenienza da essi
Si tratta di un settore amplissimo, che comprende gli annulli di uffici postali ambulanti e natanti (a bordo rispettivamente di treni e piroscafi lacuali o marittimi), dei messaggeri (agenti postali a bordo dei treni incaricati della scorta dei dispacci postali), dei piroscafi postali, delle regie navi nonché l’ampia gamma dei volli che indicavano la provenienza della missiva dai mezzi di trasporto, pur se apposti negli uffici postali ordinari (ad quali ad es. i bolli “CASSETTE POSTALI SUI TRAM” e “CASSETTE POSTALI SULLE FERROVIE”, e per la corrispondenza di origine marittima i bolli in cartella “VIA DI MARE”, “PIROSCAFI POSTALI ITALIANI”, “PIROSCAFI POSTALI ESTERI”, “PAQUEBOT” etc.). Senza dimenticare il settore delle bollature della posta aerea, da solo meritevole di una trattazione dedicata.
In questa sede non è possibile – date le pagine a disposizione – fornirne una classificazione dettagliata. In molti casi (specie per i datari di ambulanti, messaggeri e piroscafi postali) le fogge utilizzati furono analoghe a quelle dei normali uffici PT ed illustrate in precedenza. Vi furono però anche alcune tipologie del tutto specifiche come il bolli quadrati con diciture su tre righe dei messaggeri collettori sui treni in uso tra il 1887 ed il 1890, o il doppio cerchio con bandella di alcuni natanti marittimi dei primi anni del regno, o ancora i già citati bolli in cartella le cui impronte si riscontrano sulle lettere consegnate sciolte nei vari porti d’attracco da piroscafi italiani e stranieri nel primo decennio post-unitario.
La mostra dell’ANCAI ha toccato questo capitolo – ancora una volta senza alcuna presenza di esaustività – con le tre collezioni di Carsetti, Occhipinti e Petrone, dedicati ai bolli postali collegati con i servizi di trasporto terrestri e marittimi, in modo generale la prima e su due ambiti di “nicchia” le altre due).
Figura 6 – Frammento di lettera consegnata all’ambulante Bologna – Milano, 28 /01/1863, annullo doppio cerchio piccolo, che dimostra come i lineari di provenienza utilizzati in abbinamento ai datari degli ambulanti fossero applicati proprio sull’ambulante: infatti reca sul fronte il lineare di provenienza battuto due volte, di cui una per cancellare il lineare di Bologna (evidentemente l’ambulantista, che aveva appena finito di smistare la posta raccolta Bologna, si era dimenticato di cambiare il timbro prima di lavorare la posta ricevuta alla stazione di Modena) (Collezione Carsetti)
Figura 7 – Lettera da Arsoli del 17 dicembre 1870, raccolta dall’ambulante Orte-Roma che vi impresse, in transito, il bollo pontificio “ROMA / 2° Tr.” . Il tratto Roma-Orte, prima parte della ferrovia Roma-Firenze e di quella Roma-Ancona-Bologna, fu molto sfruttato dalle Poste Pontificie per il trasporto della posta, ma non vi fu mai istituito un ufficio ambulante. Dopo il 20 settembre 1870 questo tratto fu però interessato dal prolungamento dell’ambulante Firenze-Narni, che divenne Firenze-Roma. In un primo momento le Poste Italiane utilizzarono sporadicamente, per le lettere raccolte lungo questa tratta, dei timbri pontifici che nel 1866 erano stati preparati, ma mai utilizzati, per l’ambulante Roma-Civitavecchia (che non fu mai istituito). I timbri, del tipo a doppio cerchio, riportavano le diciture “ROMA / 1° Tr.” e “ROMA / 2° Tr.”. Sono molto rari.
(Collezione Carsetti)
Annulli delle agenzie e dei recapiti postali
Dal 1894 al 1899 vennero istituite 40 agenzie nelle maggiori città, date in gestione a private presso hotel ed altre ditte. Espletavano servizi postali ed a denaro oppure servizi telegrafici, o entrambi. Difficoltà economiche, irregolarità gestionali ed il costo elevato per la mano pubblica (i gestori ricevevano delle indennità) ne determinarono la progressiva chiusura. Gli annulli utilizzati erano di tipo specifico a questi stabilimenti postali: esagonale, o a doppio cerchio con una sola lunetta a sbarre, o ancora a doppio cerchio con bandelletta superiore.
Dal 1925 il modello venne ripreso per aumentare la capillarità della rete, ma senza oneri per l’amministrazione postale. Furono aperte molte agenzie presso alberghi, banche ed altre ditte, che utilizzarono bolli di foggia analoga a quelli allora in uso nei normali uffici postali. La terminologia per definire questi uffici mutò nel 1952, quando furono chiamati “recapiti postali”.
La collezione di Giuseppe Salvatore ha presentato la marcofilia delle agenzie e recapiti postali aperti presso gli alberghi, che per favorire i clienti furono tra le entità che più frequentemente ebbero in concessione questo tipo di servizi.
Annulli e bolli di posta militare
Fin dalla III Guerra d’Indipendenza, durante i grandi conflitti che coinvolsero il nostro paese furono attivati speciali uffici postali a seguito delle truppe impegnate nei conflitti, o presso le sedi dei relativi comandi militari. I bolli utilizzati sono stati generalmente di foggia analoga a quelli ordinari, ma caratterizzati da specificità nelle diciture in quanto – data la dislocazione non fissa e quindi non divulgabile – non contengono nomi di località ma un numero d’ordine o, più raramente, l’indicazione di un reparto (nella prima guerra mondiale quest’ultimo sistema fu abbandonato dal 1 agosto 1917 a favore di una numerazione progressiva convenzionale).
I servizi di posta militare furono spesso attivati anche in occasione delle grandi manovre.
La rassegna presentata a Romafil conteneva una selezione di questo ricchissimo settore di studio illustrata nella collezione di Ernesto Ajmar, nonché pezzi presenti anche in altre collezioni come quella di Carlo Vicario.
Figura 8 –Lettera primo porto per l’interno, affrancata per 20 c, spedita dall’Ufficio di Posta Militare, aggregato ai reparti che partecipavano alle Grandi Manovre che si tennero nel settembre 1887 alle pendici dell’Appennino Emiliano nella zona compresa tra Modena, Reggio, Sassuolo e sul fiume Secchia, per Dolo (VE), 4/09/1887. Il francobollo fu annullato riutilizzando il vecchio bollo numerale a punti 12 di Posta Militare usato nella Terza Guerra d’Indipendenza e in dotazione all’VIII Divisione. (Collezione Vicario)
Annulli di uffici postali distaccati presso manifestazioni
La necessità di mettere a disposizione la spedizione ed il recapito della corrispondenza presso i luoghi ove si svolgevano eventi importanti determinò – in Italia come all’estero – l’attivazione di uffici postali distaccati presso manifestazioni quali esposizioni, congressi, gare sportive ecc.
A lungo, fino all’inizio degli anni ’30 del XX secolo, si trattò essenzialmente di un vero servizio per visitatori, espositori e partecipanti. Solo in seguito nacque un interesse collezionistico, che poi nel tempo divenne prevalente fino ai giorni nostri ove gli uffici postali temporanei dotati degli annulli c.d. “speciali” sono realizzati quasi esclusivamente per iniziativa dei filatelisti.
Figura 9 – Annullo a cerchio semplice dell’ufficio postale distaccato presso l’esposizione di Palermo del 1891/92,
in data 26 gennaio 1892 su raccomandata per Ragusa recato anche il bollo “R. N.” per la numerazione
delle raccomandate (collezione Vicario).
La prima manifestazione a godere del privilegio di un servizio postale in loco fu l’Esposizione Marittima di Napoli del 1871. Dopo un impiego quasi sporadico all’inizio (solo 18 eventi nei primi 30 anni), dall’inizio del ‘900 fino alla prima guerra mondiale l’uso si estese pur restando alquanto limitato, generalmente per meno di dieci eventi l’anno. Il “boom” (relativo) si ebbe negli anni ’30, con mediamente oltre 30 eventi l’anno dotati di ufficio postale distaccato. Ma questo è nulla rispetto all’evoluzione vista in periodo repubblicano, soprattutto negli ultimi 30-35 anni, che ha visto raggiungere oltre quota 2000, l’anno per poi contrarsi solo recentemente.
Le tipologie seguirono l’evoluzione di quelle dei bolli in dotazione ai normali uffici PT: doppio cerchio piccolo per la citata esposizione di Napoli del 1871, poi il cerchio semplice abbinato al numerale a sbarre (ad es. per le esposizioni di Torino 1880, Milano 1881 e Torino 1884), i doppi cerchi con lunette rigate, i tondo riquadrati ecc. Nel 1914 per il 1° Pellegrinaggio nazionale alla cappella espiatoria di Monza, edificata sul luogo dell’assassinio di Umberto I, fu impiegato il primo annullo figurato, tipologia che poi è diventata quella di uso generale ai giorni nostri.
Da ricordare il periodo del c.d. “veto Spallino”: un telegramma circolare del ministro omonimo inviato il 22 dicembre 1961 sospese la concessione dei servizi postali distaccati (e quindi dell’uso dei relativi bolli). La norma, cambiato Ministro tre mesi dopo, venne aggirato continuando ad attivare i servizi ma chiamandoli “sportelli avanzati” degli uffici PT fissi e fornendoli di datari privi di indicazione sul nome della manifestazione (ma con la dicitura SPORTELLO AVANZATO o la sua abbreviazione SP. AV.), cui seguirono dalla metà del 1965 nuove regole che prescrivevano invece di indicare l’indirizzo della manifestazione, ma non la denominazione. Solo con la revisione del febbraio 1968 si re-introdusse la possibilità di indicare la manifestazione al posto del relativo indirizzo.
La collezione del sottoscritto ha illustrato alcuni annulli di servizi distaccati di particolare interesse del periodo del Regno (1871-1946), mentre le raccolte di Silvano Di Vita e Roberto Gottardi erano focalizzate su due settori tematici dell’ampia produzione marcofila dei decenni più recenti. Anche la collezione di Vicario conteneva alcuni pezzi di rilievo in materia.
Figura 10 – Annullo dell’ufficio postale distaccato al Teatro Argentina di Roma per il Veglione organizzato dalla Società
contro l’Accattonaggio, 2/03/1905 (uno dei più rari annuli speciali italiani, collezione Guglielminetti).
Annulli meccanici
Dopo alcuni esperimenti, nel 1879 negli uffici postali principali entrarono in uso regolare le prime macchine bollatrici meccaniche, azionate a pedale, che imprimevano i cosiddetti annulli duplex, di cui è detto nella sezione sugli annulli per tutti gli uffici (sono stati inseriti lì per completare la trattazione dei numerali).
Dal 1901 gli uffici postali di Roma e di Napoli furono dotate di obliteratrici meccaniche Bieckerdike con targhetta a bandiera, per commemorare l’inizio del regno di Vittorio Emanuele III. Negli anni successivi queste macchine furono date in dotazione anche agli uffici di Genova, Milano, Torino e Brescia. Le Bieckerdike erano le prime bollatrice azionate elettricamente e non a pedale, e potevano imprimere 250 annulli al minuto.
Dal 1911 entrarono in funzione le obliteratrici di altre marche (principalmente la Flyer) che potevano avere in dotazione la targhetta o un gruppo di linee orizzontali o ondulate. Non mancò la sperimentazione di alcune tipologie particolari.
Di seguito vengono presentate le principali tipologie del periodo dal 1901 al 1945.
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A BANDIERA
Obliteratrice meccanica Bieckerdike, in uso dal 1901 a Roma e Napoli (e poi estesa ad altri uffici). In uso fino al 1912 (a Brescia fino al 1919).
Corona a sinistra da 24 mm con blocco datario su tre righe (giorno / mese e anno / ora). |
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A LINEE ORIZZONTALI
Obliteratrice con sette linee orizzontali, usato dagli anni ’10 per tutto il periodo regno.
Corona a sinistra con blocco datario su tre righe. La terza riga verrà completata con l’anno dell’era fascista dai primi mesi del 1928. |
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A TARGHETTA
Obliteratrice con targhetta con scritte e/o disegni pubblicitari o commemorativi. Sono note circa 300 targhette differenti nel periodo regno, a partire dal 1923.
Corona a sinistra con blocco datario su tre righe. A partire dal febbraio 1928 viene aggiunto sulla terza riga anche l’anno dell’era fascista (la data d’inizio varia da ufficio ad ufficio). |
La pubblicità commerciale di singole ditte durò solo dal 1923 al 1925, quando fu vietata. Le targhette continuarono ad essere adottate per propagandare eventi quali fiere, eventi sportivi, rassegne musicali ecc. ma anche località turistiche, nonché per commemorare alcune ricorrenze o evidenziare particolare servizi postali.
Figura 11 – Una delle targhette pubblicitarie italiane di più difficile reperibilità, per la sveglia “Veglia” in occasione
della Fiera di Milano, apposta in arrivo a Roma Centro, 25/04/1925 (collezione Dodi-Zeni).
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A LINEE ONDULATE
Obliteratrice con linee ondulate.
Corona a sinistra con blocco datario su tre righe. A partire dal febbraio 1928 viene aggiunto sulla terza riga anche l’anno dell’era fascista. In alcuni casi vi sono alcune lettere di controllo tra le linee. |
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“SENZA FINE” A LINEE ORIZZONTALI
Annullo meccanico di tipo senza fine con sette linee orizzontale tra i datari, usato a partire dal 1911. |
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“SENZA FINE” CON SCRITTE
Annullo meccanico di tipo senza fine con targhette o scritte tra i datari, usato per propagandare le esposizioni di Roma 1911, Genova 1914, Venezia 1914 e 1920, nonché nel 1918 per la Sottoscrizione al Prestito Nazionale e nel 1919 per suggerire l’indicazione del numero di quartiere postale nell’indirizzo. |
Figura 12 – Annullo del tipo “senza fine” con dicitura POSTE ITALIANE tra 2 gruppi di righe orizzontali, da Torino Centro, 14/10/1913, a Buenos Aires (utilizzata per pochi mesi in 2 uffici di Torino, collezione Dodi-Zeni).
Figura 13 – La rara targhetta pubblicitaria del tipo “senza fine” per propagandare la Sottoscrizione al Prestito Nazionale usata tra l'inizio di gennaio e i primi di marzo del 1918, apposta in partenza da Torino Centro (datario sempre illegibile), 26/01/1918 (collezione Dodi-Zeni).
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“SENZA FINE” A LINEE ONDULATE
Annullo meccanico di tipo senza fine con linee ondulate tra i datari, usato a partire dal 191 |
In occasione di Romafil 2012 due giovani soci dell’ANCAI, Francesco Dodi e Alessandro Zeni , hanno predisposto una notevole raccolta sugli inizi dell’automazione postale e lo sviluppo degli annulli meccanici pubblicitari, con molti esempi delle bollature meccaniche più rare del primo periodo.
Nella prima metà degli anni ’50 le Flyer in dotazione ai grandi uffici vennero spesso sostituite (in Italia erano costruite su licenza a Taranto dalla OMT – Officine Meccaniche di Taranto), mentre una bollatrice meccanica azionate manualmente a manovella (OMT-M) con linee ondulate vennero fornite agli uffici di medio traffico, specie nelle località turistiche dove si dovevano trattare volumi notevoli e concentrati di cartoline postali.
Nel 1950 vi fu una importante innovazione per le bollatrici meccaniche con targhette pubblicitarie: queste ultime vennero infatti spostate da destra a sinistra del datario, in modo da renderle pienamente leggibili.
La necessità di disporre di mezzi a maggior capacità di bollatura portò - negli anni ’60 – all’acquisizione di bollatrici meccaniche di produzione francese (SECAP) e inglese (Pitney Bowes) nonché ai grandi macchinari di trattamento ed obliterazione della tedesca SEL (Standard Electric Lorenz) poi assorbita dalla Siemens:
Anche per gli uffici medi e piccoli le OMT-M cominciarono a rivelarsi non adeguati, portando all’adozione ad inzio anni ’70 delle bollatrici BNG (sempre di produzione OMT), che fu la prima ad avere la linea del datario posizionabile muovendo dei rocchetti (e non da comporre con le pinzette inserendo i singoli caratteri numerici).
Figura 14 – Ultimi giorni d'uso dell'annullo pubblicitario "Giocattoli da Bianchelli" (da Roma a Torino 4/I/1925) su pubblicitario COEN ricoperto con 5 centesimi Leoni a completamento della tariffa (collezione Dodi-Zeni).
La storia continua e per le evoluzioni successive rimando ancora una volta allo studio di Sortino e Pozzati in bibliografia; gli stessi autori hanno sviluppato per Romafil una collezione su questa fase della meccanizzazione postale, che arricchisce la rassegna ANCAI di un capitolo indispensabile.
Nell’ambito della mostra ANCAI per Romafil 2012 è stata poi presente anche la collezione di Enrico Bertazzoli sugli annulli meccanici di propaganda turistica della Liguria, ad esemplificare le possibilità date dai sistemi di obliterazione meccanica per diffondere messaggi promozionali su larga scala.
Annulli provvisori o di emergenza
Nell’autunno 1893 a tutte le Direzioni provinciali fu fornito un annullo datario “senza nome di paese, da valere per sostituire temporaneamente i bolli ordinari degli ufizi e delle collettorie che dovessero essere ritirati per riparazioni”(6) . Questi annulli vengono di solito definiti “muti”.
Secondo la classificazione del Cacace (vedi Bibliografia), tali annulli vennero utilizzati nei seguenti casi:
- sostituzione provvisoria di annulli in riparazione (è il caso inizialmente previsto dalle poste);
- sostituzione di annulli per cui sia esaurita la serie dei millesimi e si sia in attesa di quelli del nuovo decennio (secondo il Cacace è il caso più diffuso, ne stima oltre diecimila);
- fornitura provvisoria ad uffici di nuova istituzione ancora privi dell’annullo normale;
- uffici postali provvisori la cui apertura fosse stata decisa all’ultimo momento.
Sul finire degli anni ’30 entrò in uso un diverso tipo di muto, di forma ovale con sbarre verticali. Oltre queste due tipologie principali di annulli provvisori, occasionalmente vennero impiegati anche impronte di tipo diverso.
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A DITALE
Annullo di emergenza costruito dal solo datario, di solito accompagnato da un bollo lineare ad indicare la località di provenienza.
In uso dal 1893 (data più vecchia rilevata 12 novembre) agli anni ’20; successivamente negli anni’30 si riscontra una versione con data su una sola riga. |
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PROVVISORIO A SBARRE o A “OLIVA”
Annullo di emergenza costruito dal datario inserito in un ovale con sbarre verticale, di solito accompagnato da un bollo lineare ad indicare la località di provenienza.
Utilizzo noto a partire dal 1939.
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Bolli provvisori furono poi impiegati in circostanze particolari come catastrofi e conflitti, che determinarono la temporanea indisponibilità di quelli normalmente in uso. Un bell’esempio era presente nella collezione di Carlo Vicario ed illustrato di seguito.
Figura 15 - Lettera primo porto per l’interno in tariffa ridotta Sindaci, affrancata per 10 c, spedita da Lacco Ameno (NA), 31/07/1883, per Torre Annunziata (NA). Il francobollo fu annullato con il bollo occasionale in cartella di Casamicciola,
ufficio entrato in funzione dopo il terremoto che distrusse quello di Lacco Ameno d’Ischia (collezione Vicario)
Bolli dei servizi a danaro
È già stato ricordato nella prima parte di questo articolo il caso dei datario c.d. “frazionari”, nati per il servizio dei vaglia (ma poi impiegati anche su corrispondenza normale).
Non è l’unico caso di bolli specificamente creati per i servizi a danaro gestiti dalle poste. Negli ultimi decenni il servizio più importante è progressivamente dedicato quello dei conti correnti postali, i cui volumi hanno determinato la necessità di disporre di bollatrici meccaniche.
Proprio a questo tema, certo settoriale ma appropriato per documentare uno dei servizi ancor oggi più importanti dell’amministrazione postale, era dedicata la raccolta di Michele De Lorenzo.
E così si conclude questa carrellata, rivolta ad accompagnare la mostra ANCAI sui 150° anni della marcofilia dello stato unitario e ad illustrarne la varietà e complessità, senza la pretesa di esaustività. Per ragioni di spazio non ho ad esempio trattato i bolli accessori (usati per indicare particolari servizi, instradamenti, interruzioni del servizio), i bolli per identificare i quartieri postali ed i postini addetti al giro di recapito (uno è visibile nella Figura 11), i contrassegni di franchigia, o ancora le bollature utilizzate dalle ditte del recapito autorizzato o che recapitavano la corrispondenza con propri mezzi, che costituiscono ulteriori interessanti settori di collezione. L’augurio è che questo articolo dal taglio “divulgativo” e – soprattutto – le 17 collezioni in mostra abbiano potuto suscitare l’interesse di nuovi appassionati e ravvivino quello di chi già conosce la marcofilia ma ancora non ne è collezionista.
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(1) - Differisce dai numerali a sbarre successivamente adottati per la mancanza dei segmenti a lato del numero.
(2) - L’ufficio di Firenze Ferrovia continuo ad usare il numerale (tipo duplex) fino al 1899.
(3) - Franco Filanci ha fatto correttamente notare che, invece del termine cannocchiale, andrebbe eventualmente usato il termine “binocolo”.
(4) - La ditta Guller fornì alle Poste Italiane anche un altro tipo di bollo, a doppio cerchio senza lunette, sempre con datario a cifre mobili su cilindri rotante, destinato ai servizi telegrafici. Tale fornitura iniziò nel 1878.
(5) - La data d’inserimento dell’anno dell’era fascista nelle bollatrici meccaniche varia da ufficio ad ufficio. Per le prime date di attivazione si veda il catalogo Ornaghi citato e gli articoli di Italo Robetti su L’Annullo de l’ANCAI n. 125 – 129 e 130.
(6) - Circolare Ministeriale n. 353 del 3 Agosto 1893.
Bibliografia essenziale
Catalogo Sassone 2010 Annullamenti (Antichi Stati Italiani - Territori Italiani dell'Impero Austriaco - Levante Austriaco - Regno Vittorio Emanuele II - Regno d'Italia) 1850-1900, Sassone, 2009
Liberato Cacace, I bolli di emergenza compiono 100 anni, L’Annullo n.93, ANCAI, Torino, 1993
Adriano Cattani, Guida alla Storia Postale del Regno d’Italia con catalogo degli annullamenti italiani 1860 – 1866, e degli annullamenti italiani degli ambulanti ferroviari, lacuali, marittimi 1851 – 1890, Elzeviro, Padova, 2012
Bruno Crevato-Selvaggi, Il nuovo Gaggero: catalogo dei bolli tondo riquadrati del Regno d'Italia, Vaccari, Vignola, 2002
Bruno Crevato-Selvaggi, Il regno d'Italia nella posta e nella filatelia : in occasione della mostra filatelica sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, Poste Italiane – FSFI, Roma, 2006
Franco Filanci, La bolzetta vien dalla campagna – storia non filatelica delle collettorie postali, Storie di Posta 12-13-14, 2001-2002
Paolo Guglielminetti e Maurizio Tecardi, Catalogo degli annulli speciali italiani 1871-1946, Quaderno ANCAI, Poste Italiane, Roma, 2009
Giuseppe Gaggero e Renato Mondolfo, Le Collettorie Postali del Regno d'Italia, 1987
Floriano e Fiorenzo Ornaghi, Catalogo delle obliterazioni meccaniche a targhetta d’Italia 1901-1997, Milano, 19997
Arnaldo Pace, Propedeutica alla marcofilia italiana, L’Annullo n.36/37, ANCAI, Torino, 1981
Mario Pozzati, Un riassunto dell’Ottocento, L’Annullo n.153, ANCAI, Torino, 2005
Mario Pozzati, Continuiamo col Novecento, L’Annullo n.154, ANCAI, Torino 2005
Mario Pozzati e Alcide Sortino, I bolli postali in: La Repubblica Italiana, in occasione della mostra filatelica sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, Poste Italiane – FSFI, Roma, 2003
Giovanni Battista Re e Italo Robetti, Il nominale a sbarre, L’Annullo n.55, ANCAI, Torino, 1985
Italo Robetti, La vera storia dei bolli col “numero distintivo frazionario” usati sulla corrispondenza, L’Annullo n.53, ANCAI, Torino, 1985
Italo Robetti, I tondo riquadrati forniti dallo Josz, L’Annullo n.64, ANCAI, Torino, 1987
Paolo Vaccari, Annulli numerali italiani 1866-1889. Catalogo con valutazioni, Vaccari, Vignola, 2006.
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