Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Il Santo protettore degli Anestesisti

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Nella voluminosa enciclopedia in diciassette volumi “Bibliotheca Sanctorum” vengono elencati più di 20.000 Santi. C’è né quindi per tutti e nessuna organizzazione, ente, categoria lavorativa, città fino al più piccolo borgo ha tralasciato di eleggere il proprio Santo protettore.

La scelta può avere molteplici ragioni ma il più delle volte è legata a specifici avvenimenti accaduti durante la vita del Santo o a particolari attività che il Santo svolgeva e che hanno attinenza con le mansioni di chi a sua volta lo adotta come protettore.

Facili esempi sono Santa Apollonia, martire cristiana. La tradizione vuole che le furono cavati i denti di bocca e per questo viene considerata patrona dei dentisti, igienisti dentali e odontotecnici. Mentre Santa Barbara è cara al Corpo dei Vigili del Fuoco, ma protegge anche contro fulmini ed esplosioni. Si racconta infatti che oltre ad essere stata torturata col fuoco, il suo carnefice, che altri non era che suo padre Dioscoro, dopo averla decapitata fu ucciso da un fulmine.

Anche se una volta canonizzati la considerazione che ogni Cristiano dovrebbe avere per ogni singolo Santo dovrebbe essere la stessa, ci sono sicuramente Santi che assurgono a maggior popolarità rispetto ad altri ed il cui “imprimatur” di protettore viene a volte sancito dai più alti Ordini della nomenclatura Cattolica.

E’ questo il caso di San Benedetto da Norcia che in occasione del XXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Anestesia e Rianimazione fu nominato, dall’allora Papa Giovanni Paolo II, Patrono degli Anestesisti.

Anche in questo caso la designazione non fu senza motivo.

Come tutti sappiamo il Santo è stato il fondatore dell’Abbazia di Montecassino, nota in tutto il mondo come centro di cultura nonché teatro durante la Seconda Guerra Mondiale di sanguinose vicende belliche.

Nella sua Biblioteca fu ritrovato un antico codice medico, l'“Anonymi varia excerpta medica” , datato al IX secolo. In questo codice è stata ritrovata la formula dell’Ypnoticum Adiutorium, sorta di primitivo “cocktail anestetico” o anche noto con il nome di “spongia soporifera”.

La “ricetta” prevedeva l’utilizzo di oppio tebaico, la famosa mandragora, erba di Matala e succo di giusquiamo, pianta rara ed esclusa oggigiorno dall’uso erboristico a causa della sua estrema tossicità.

L’estensore del metodo consigliava di triturare il tutto in un mortaio e proseguiva :

raccogli così per mezzo di una spugna (spongia) in una unica pasta e diligentemente lascia asciugare; quando vorrai farne uso per mezzo della stessa spugna, per un’ora immergendola in acqua calda e avvicinala alle narici e avvertirai il paziente che da sé stesso assorba quella essenza per dormire a lungo; quando lo vorrai risvegliare applica alle sue narici un’altra spugna imbevuta di aceto scaldato e potrai così scacciare il sonno.

Sicuramente San Benedetto non si sarà sorpreso di tale nomina, in quanto già era invocato nei casi di avvelenamento o infiammazioni e calcolosi delle vie biliari e urinarie. Ricordiamo anche che dal 1980 è anche Patrono d’Europa.