Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Medicina araba

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Con questo termine si intende quella corrente di pensiero che in campo medico influenza notevolmente la cultura e le pratiche sanitarie dei paesi europei del bacino del mediterraneo, fin oltre il medioevo. Essa annovera oltre a personaggi di stretta origine araba, anche persiani, turchi, greci, ebrei, siriani, berberi, spagnoli, tutti accumunati dal credo mussulmano.

Definito come "l'uomo a cui nessun campo dello scibile è sconosciuto", la fama di Abu Alì Al Hussein Ibn Abdullah Ibn Sina, detto Avicenna (980-1036) giunge sino a noi insieme al corpo di ben 156 opere, tra cui la più famosa, “il canone” in 5 volumi, nella quale descrive le varie forme di dolore e i rimedi, sia fisici che farmacologici.

All'impiego dell'oppio e della mandragora, aggiunge, come faranno anche altri medici arabi, le bacche di ginepro, la lavandula, il distillato di legno di cipresso, estratti di edera, di rose, di mirto, di ruta, di piretro, di maggiorana, di lauro, di camomilla, di anaci.

Noti il suo unguento sonnifero a base di oppio, cafia lignea e zafferano e l'unguento bianco a base di litargirio, cera, olio rosato, albume d'uovo. Descrive inoltre la preparazione e le proprietà dell'acido solforico e dell'alcool.

 

Qui vediamo il memoriale costruito in suo nome, mentre per la ricostruzione della sua tomba ad Hamadam furono emessi con sovratassa la serie qui sotto riportata.

Visse a Siviglia, Abu Merwan Abd El Malik Ibn Zuhr, detto Avenzoar (1090-1160), a cavallo tra la dinastia degli Almoravidi e quella degli Almoadi. Mosse severe critiche all'opera di Galeno e Avicenna. Nella maggiore sua opera, il “Taysir” tratta di diverse malattie ma sopratutto si sofferma a parlare della paralisi della faringe. Ciò gli vale un posto tra i precursori della disciplina rianimatoria. E' il primo a parlare di alimentazione adatta al malato, impossibilitato a nutrirsi per via naturale, a mezzo di sonda esofagea.

Jabir Ibn Hayyam, o più semplicemente Jabir (721–815) è ritenuto l'anello di congiunzione tra le antiche pratiche alchemiche e la chimica moderna. A lui dobbiamo le prime tecniche di laboratorio di cristalizzazione e distillazione; progettò e costruì diversa strumentazione tra cui l'alambicco e con la sua sperimentazione gettò le basi della moderna legge delle proporzioni costanti in una reazione chimica. Gli si attribuisce la scoperta dell'etere.

Abu Bakr Muhamad Ibn Zakaria, detto Razes (860–932), oftalmologo e chirurgo, oppone le sue terapie alle pratiche magiche del tempo. Fonda i suoi precetti terapeutici, anche riguardo ai sedativi, sulla pratica clinica.

Moshe ben Maimon, più noto come Mosè Maimonide, (1038-1204) è stato un filosofo, rabbino e medico spagnolo. Le sue opere furono influenzate dalle diverse culture, in modo particolare da quella ebraica; ci ha lasciato tra gli altri un testo di tossicologia e un glossario di farmacologia.