Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
La manutenzione preventiva
del nostro cuore

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Nel corso dell’utilizzo della nostra automobile sicuramente non ci preoccupiamo molto se riscontriamo una ammaccatura, se una lampadina è fulminata o se le ruote sono un po’ sgonfie. Ma certamente se sentiamo il motore arrancare o perder colpi lungo il percorso non esitiamo a ricorrere al nostro meccanico di fiducia.

In questo caso la manutenzione preventiva è d’obbligo!

 

E se, come spesso sentiamo dire, il corpo umano è paragonabile ad una macchina complessa e perfetta, il suo motore, il nostro cuore, deve essere tenuto sotto controllo.

 

 

E quando il nostro cuore batte un po' più forte, non certo per amore, dobbiamo subito ricorrere al nostro meccanico cardiologo di fiducia, che il più delle volte, dopo aver ascoltato i nostri resoconti, esclamerà:

“facciamo un bel ECG".

L’ausilio della diagnostica strumentale ha negli anni, grazie al progredire della tecnologia, integrato significativamente l’anamnesi del medico, che ha oggi la possibilità di prescrivere esami sempre più mirati e meno invasivi.
Ma ancora oggi, dopo più di cento anni dalla sua implementazione, l’ElettroCardioGramma resta un macchinario sicuramente rinnovato ma che poco si discosta da quello che ideò l’olandese Willem Einthoven (1860-1927) e che permette di riprodurre milioni di ECG e diagnosticare ogni anno aritmie e prevenire infarti.

Willem Einthoven nacque il 21 maggio 1860 a Semarang nell’isola di Giava, a quell’epoca colonia olandese, dove il padre esercitava come medico militare.

Il padre, lasciatolo orfano a soli sei anni, aveva già trasferito al ragazzo la passione per la medicina; nel 1878 il nostro Willem si iscrisse all’Università di Utrecht dove però i primi anni lo videro più propenso alle frequentazioni sportive che agli studi medici.

Un fortuito incidente e la conseguente frattura del polso lo costrinsero ad un riposo forzato, durante il quale fece alcune riflessioni sui meccanismi alla base del movimento del gomito. Le considerazioni, una volta pubblicate, destarono l’interesse del corpo accademico della stessa Università; in seguito i suoi interessi furono orientati all’oftalmologia e le nozioni di ottica alla base dei suoi studi gli ritornarono utili in seguito nella progettazione dell’elettrocardiogramma.

 

 

Nel 1885 gli si offrì la possibilità di accedere alla cattedra di Fisiologia dell’Università di Leiden e a questo punto svanirono i suoi sogni di ritornare nelle Indie e ai luoghi della sua fanciullezza dove avrebbe voluto esercitare come medico, seguendo le orme di suo padre.

 

 

Ricordiamo che già nel 1791 l’italiano Luigi Galvani (1737-1798) aveva scoperto l’elettricità biologica e che altri scienziati successivamente avevano scoperto una intrinseca attività elettrica nel cuore, dimostrando che un particolare preparato poggiato sul muscolo cardiaco, batteva in sincronia con il cuore e ciò dimostrava che sicuramente un impulso elettrico vi passava attraverso.

 

Seguirono gli studi di Gabriel Lippmann (1845-1921) con il suo manometro capillare e di Augustus Waller (1856-1922) che applicando lo strumento sul cuore riuscì a registrare su carta fotografica le sue fluttuazioni in accordo con il battito cardiaco.

 

Al primo congresso internazionale di fisiologia nel 1889 Einthoven incontrò Waller e capì subito dell’importanza della scoperta ma al contempo anche i suoi punti deboli, incominciando a migliorare il suo funzionamento. Abbandonò l’utilizzo del manometro capillare a favore di un sottilissimo filamento sospeso tra due magneti e nel 1901 ottenne le sue prime accurate misurazioni e decise di chiamare il suo strumento “elettrocardiogramma”.
Ma l’operabilità era ancora alquanto macchinosa con uno strumento che pesava quasi 300 Kg, necessitava di cinque operatori e costringeva il paziente ad avere mani e piedi immersi in una soluzione salina.

Nel giro di un paio d’anni Einthoven, migliorando il suo strumento, ottenne il brevetto che ne permise lo sfruttamento commerciale da parte della Cambridge Instrument Company.

 

In poco tempo, supportato dai successivi studi dello stesso Einthoven e dei cardiologi britannici Thomas Lewis e James Herrick, l’ECG entrò nella pratica di ogni reparto di cardiologia e infine nel 1924 valse allo stesso Einthoven l’assegnazione del premio Nobel.

 

 

Morì tre anni più tardi il 28 settembre 1927; uomo generoso, tanto da dividere il suo premio con i familiari del suo assistente Van de Woerdt, ebbe il merito di aver riconosciuto e trasformato un principio scientifico sul magnetismo in un beneficio per l’umanità.

 

Sergio De Benedictis
http://www.esculapiofilatelico.it/
12-08-2021