Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Medici senza frontiere

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Non vogliamo qui parlare della benemerita associazione che raggruppa medici di ogni nazionalità al fine di un loro utilizzo in zone spesso escluse dall’assistenza sanitaria.
Bensì di tre medici, ma sicuramente ce ne sono molti altri, che non hanno operato nella loro patria ma che per varie ragioni hanno condotto i loro studi all’estero, confermando il detto latino :

“nemo propheta in patria”

In ambito filatelico questi personaggi vengono il più delle volte commemorati da entrambe le nazioni, sia da quella che lo ha visto nascere che da quella in cui si è affermato, reclamandone ognuno l’appartenenza.

L’emissione può essere disgiunta ma concorde o quasi nella data come nel caso di Filippo Mazzei (1730-1816) ricordato dalle Poste Italiane con una emisione del 18 ottobre 1980, a 250 anni dalla nascita. Di nobile famiglia toscana di viticultori, dopo gli studi di medicina si trasferì dapprima a Smirne in Turchia e poi a Londra. Alterne vicende lo videro abbandonare la professione medica a favore del commercio vinicolo, assumendo una posizione sociale che lo portò a frequentare gli ambienti dell’alta borghesia londinese dove conobbe Benjamin Franklin.

Fu quindi successivamente invitato nel “nuovo mondo” dove divenne amico e socio in affari del futuro presidente Thomas Jefferson; ma oltre agli affari condivise la passione politica abbracciando con fervore gli ideali che lo porteranno ad essere considerato uno dei “padri fondatori“ della patria. Durante la guerra di indigenza fu inviato in Europa al fine di raccogliere i fondi necessari alla causa. Rientrato, non ricevendo per il suo operato adeguati incarichi governativi, lascia definitivamente il suolo americano nel 1785 alla volta di Parigi e poi della Polonia alla corte di re Stanislao Augusto. Rientrato in Italia, trascorse a Pisa gli ultimo anni di vita senza più riuscire a far ritorno in quella seconda patria che gli riconobbe comunque la figura di patriota, come si evince dall’emissione delle Poste Statunitensi del 13 ottobre 1980, in anticipo di cinque giorni su quella italiana.

Una emissione congiunta tra le Poste Canadesi e quelle Cinesi ricorda invece la figura di Norman Bethune (1890-1939) figura tanto conosciuta e osannata in Cina, tanto da meritargli, unico occidentale insieme a Cervantes, la dedica di una statua e di alcune emissioni filateliche, quanto perfettamente ignota in patria. Dopo la laurea, fin da subito, sviluppo un sentimento di amore verso il prossimo prestando gratuitamente la sua opera verso le classi più povere.
Aderisce al Partito Comunista Canadese e si reca dapprima in Spagna mentre è in corso la Guerra Civile e poi in Cina dove poi trova la morte per una infezione da ferita da taglio durante il conflitto sino-giapponese (1937-1945).

A lui dobbiamo l’idea delle prime unità mediche mobili da cui deriveranno le M.A.S.H. (Mobile Army Surgical Hospital) e le metodiche per il trasporto pratico del sangue.
Fu citato da Mao nei suoi scritti e in un saggio a sua memoria ne esaltò lo spirito internazionalista e il suo carattere privo di egoismo.

Terminiamo con la figura di Renato Dulbecco (1914-2012) non senza il rammarico di constatare, per quanto ci è noto ma felici di essere smentiti, come ad oggi non ci siano state emissioni filateliche a suo nome, nonostante sia stato nel 1975 insignito del prestigioso premio Nobel per la Medicina, lo stesso anno di un altro illustre italiano Eugenio Montale. Nato a Catanzaro si trasferì da piccolo con la famiglia in Liguria; a causa della morte di un amico realizzò quanto impotente era l’uomo nei confronti delle gravi malattie e ciò lo spinse a intraprendere gli studi medici. Allievo di Giusepe Levi e collega di Salvador Luria e della Levi-Montalcini, prestò servizio militare come ufficiale medico e fu richiamato successivamente allo scoppio della II Guerra Mondiale, partecipando in seguito anche alla campagna sul Don, riuscendo fortunatamente a tornare in Patria.

Accumunato dagli stessi interessi del collega Luria,già precedentemente emigrato negli U.S.A., lo seguì presto nel suo laboratorio di Bloomington nello stato dell'Indiana.Qui dimostrò subito la sua grande capacità come scienziato e fu presto invitato da Max Delbruck, padre della genetica moderna, a lavorare presso il prestigioso California Institute of Technology, dove già lavorava il futuro premio Nobel e scopritore della struttura del DNA James Watson.

Ed è qui che prende forma la sua ricerca che lo porterà a scoprire le interazioni tra virus tumorali e materiale genetico della cellula, aprendo nuovi percorsi nel campo dell'oncologia.