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Il bastone di Asclepio | ![]() |
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a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com] |
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La malattia del genio | ||||
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La tubercolosi è, fra le malattie, quella che più di tutte ha la proprietà di eccitare le più elevate facoltà intellettive e di rivelare le più delicate note dell'animo. Per questa sua caratteristica ed anche per il numero veramente impressionante di uomini di genio e di alto ingegno che ne sono L'uomo ha sempre sofferto di tubercolosi. Tracce di tubercolosi ossea (lesioni di Pott) si riscontrano in scheletri del neolitico e nelle mummie egizie. Anche se da testi dell'antica Cina si evince una conoscenza della malattia, dobbiamo giustamente riconoscere ad Ippocrate la paternità della tisiologia. Dobbiamo arrivare al XV quando Girolamo Fracastoro avanzò nuove ipotesi che attesero però altre tre secoli per essere confermate.
Ma i clinici si rifiutarono ancora di ammettere che la tubercolosi fosse una malattia infettiva e trasmissibile; finchè il 24 marzo 1882 Robert Koch (1843-1910) annuncia durante una conferenza alla Società di Fisiologia di Berlino che è riuscito ad individuare nelle diverse produzioni tubercolari “ un parassita visibile e tangibile “.
Nella ricerca di un trattamento i medici greci, quelli dell'India e dell'antica Cina si sono sempre preoccupati dell'igiene dei loro pazienti. Galeno li invia a Tabia, sulle pendici del Vesuvio, per respirare l'aria marina, riposare e bere latte di capra. In tempi moderni nascono i primi sanatori, come quello di Berghof a Davos descritto da Thomas Mann nella “Montagna Incantata”.
Nel 1904 un impiegato postale danese, Einar Holboell, ebbe l'idea di emettere delle apposite etichette, da aggiungere alla normale affrancatura o da usarsi come chiudilettera. L'iniziativa ebbe un successo inaspettato e fu subito replicata in tutta Europa da parte delle altre Amministrazioni. “Gran Dio ! Morir sì giovane ! …”
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