Il bastone di Asclepio | ||||
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com] |
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Giovanni XXIII: il Papa buono | ||||
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Siamo nell’estate del 1276 e, morto Adriano V dopo solo 38 giorni dalla sua elezione, fortemente voluta da Carlo II d’Angiò, i cardinali si riunirono nuovamente nella città di Viterbo, dove ci si rifugiava per combattere l’afa dell’Urbe. Passati dieci giorni senza alcun esito, il podestà della città pensò bene di chiuderli in Conclave applicando la costituzione Ubi periculum. Vane le proteste dei porporati anche perché nel frattempo il sempre presente Carlo d’Angiò aveva messo in fermento gli abitanti di Viterbo montando una sommossa che stava sfociando in una serie di tumulti.
Noto come Pietro Ispano era nato a Lisbona nel 1220 era un illustre umanista, autore di un trattato di logica che fu base per l’insegnamento di questa dottrina per più di due secoli. Tra i suoi interessi la medicina e le scienze naturali che esercitò presso l’Università di Siena, città in cui elaborò ed applicò uno dei primi regolamenti di salute pubblica. Suo il trattato “Thesaurus Pauperum”, una raccolta di rimedi contro le più svariate malattie del corpo. Nonostante ciò, fu classificato dai cronisti contemporanei come “mago” tanto da essere indicato come “pazzo sapiente seduto sulla cattedra santa” e affiancando la sua figura a quella di Silvestro II, che il volgo voleva salito al soglio pontificio grazie ad un patto col diavolo. Estraneo al mondo politico ed ecclesiastico, fu guidato nel papato dal cardinale Giovanni Gaetano Orsini che preparò il terreno al proprio pontificato come futuro Niccolò III. Morì il 20 maggio 1277 a Viterbo e fu sepolto nella cattedrale. Ma come da titolo dobbiamo ora anche ricordare il “papa buono” ed i suoi trascorsi medici poco noti! Morto Pio XII la scelta del nuovo pontefice non era affatto semplice e l’incertezza regnava sovrana. Ma come spesso avviene in questi casi il Conclave si espresse al contrario velocemente in soli tre giorni e la sera del 28 ottobre 1958 lasciò tutti stupiti l’apparizione sulla loggia delle benedizioni dell’allora Patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli. Gli esperti “vaticanisti” sentenziarono che sarebbe stato un pontificato di transizione, di breve durata; di certo lo fu ma quei cinque anni furono una vera rivoluzione che rinnovò la Chiesa in maniera irreversibile.
Quando si aprirono le ostilità del Primo Conflitto Mondiale, don Angelo abbandonò il lavoro di segretario presso il proprio vescovo per essere distaccato presso il corpo medico dell’esercito dove gli risultarono molto utili alcune pratiche mediche apprese nei suoi precedenti studi. Fu sicuramente segnato da quel mondo che si era “fatto ospedale ed ossario”; possiamo immaginare l’angoscia nel vedere feriti, mutilati, moribondi, lui che veniva da una infanzia trascorsa in una serena campagna della bergamasca tra pecore al pascolo e cinguettio di uccellini. Fu pronto ad alleviare le pene dei feriti e a confortarli con la sua parola, ma soprattutto la sua pratica medica fu notevolmente apprezzata, la sua rapida diagnosi e la sua corretta somministrazione dei farmaci ed è per questa ragione che Giovanni XXIII può tranquillamente entrare nello sparuto gruppo di chi da medico diventò Papa. Sergio De Benedictis
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