Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
La mano: uno strumento straordinario

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“Sempre meno giovani si avvicinano alle professioni manuali”


è il grido di allarme che in questi ultimi anni riportano sui media sondaggi e ricerche di mercato.
Che spreco allora avere uno strumento, che anche nell’individuo meno capace, può arrivare ad assumere più di dieci milioni di movimenti diversi, che con la pratica e l’allenamento possono raggiungere la ragguardevole cifra di quaranta milioni. Ecco quindi che la frase “Paganini non ripete” nasce dalla sua mano sinistra prodigiosa che non assumeva mai la stessa posizione e spaziava vertiginosamente sulla tastiera del suo celebre “Guarnieri del Gesù”.
Un altro grande artista affidò alla mano, anzi ad un suo dito, la rappresentazione della Creazione : Michelangelo nel suo affresco della Cappella Sistina preferì ad altri mezzi espressivi il gesto della mano dandole una dignità di perfezione superiore.

Per il filosofo greco Anassagora l’uso delle mani ha elevato l’uomo al di sopra delle altre specie animali mentre per Aristotele è la Natura che dà ogni cosa a chi può usarla.
Ma la storia della mano inizia più di due milioni di anni fa con la comparsa dell’ “homo erectus” che non usa più le mani per camminare ma le dà funzione di presa e tatto; si evolve quindi in “homo faber” che poi gradualmente diventerà “sapiens” e “abilis” nel Paleolitico Superiore e del tutto sovrapponibile a quello attuale. Si rafforza l’azione del cervello sui vari organi, si perfeziona la mimica del viso, migliora la voce producendo suoni e canti, diventa più spedito il camminare.
Ma paradossalmente l’uomo moderno rischia di diventare un “uomo macchina” e corre il pericolo di regredire a tal punto da arrivare a non usare più il suo prezioso arto.

Complessa la struttura ossea formata da ventisette elementi, divisi tra carpo, metacarpo e falangi; al movimento provvedono diciotto articolazioni e una quarantina di muscoli. E’ irradiata da un sistema nervoso molto sviluppato che riporta al cervello continue informazioni, mentre i muscoli che regolano i movimenti hanno una estesa rappresentazione nella corteccia cerebrale.

Caratteristico è il fenomeno della reciprocità : una mano che tocca è allo stesso tempo toccata; ciò non avviene per l’occhio che può vedere ma non è visto o per l’orecchio che ode ma non è ascoltato.
Ciò fa quasi considerare la mano un mezzo vivente autonomo, una “aggiunta” alla nostra struttura fisica.
Può confermarlo un musicista che muove le dita sullo strumento indipendentemente dalla sua volontà esprimendo idee e atti prima che vengano elaborate dal cervello; è come se ogni dito possedesse un cervello a sé.

La mano, con il suo gesticolare, può esprimere messaggi compiuti; ne è un esempio la “lingua dei segni” utilizzata dai disabili; nacque dagli studi condotti prima in Francia dall’abate L'Epèe e successivamente negli Stati Uniti da Thomas Hopkins Gallaudet e avendo oggigiorno una versione diversa per ogni nazione e raggiungendo livelli di sintassi alquanto complessi.

Ma più banalmente nel nostro gesticolare quotidiano, la mano vale più di una parola; come dimostra lo studio condotto nell’800 dal Canonico Andrea de Jorio che nel suo trattato “ La mimica degli antichi investigata nel gestire napoletano ” raccolse una serie di gestualità di tipo comune.

Una grave menomazione può colpire l’arto nel momento in cui si manifestano malattie reumatiche, mentre gli attuali progressi della chirurgia permettono la sua ricostruzione nel caso di gravi incidenti sul lavoro.

Concludiamo ricordando che la mano contiene messaggi silenziosi come le impronte digitali che ognuno di noi ha sui propri polpastrelli e che ci tipizzano rispetto ad ogni altro individuo ma può anche , per chi ci crede, nascondere il nostro futuro, interpretabile attraverso la lettura delle linee rugose presenti nel palmo.