Il bastone di Asclepio | ||||
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com] |
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Il miele nettare degli Dei | ||||
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Una recentissima emissione della Royal Mail con vignette illustranti un gruppo di api nell’espletamento delle loro mansioni giornaliere su fiori e piante, ci permette di parlare delle proprietà terapeutiche del loro dolce manufatto: il miele. In principio era “l’ambrosia” bevanda cara agli dei dell’Olimpo, ottenuta dalla fermentazione di acqua e miele; cibo o bevanda che solo gli “immortali” potevano consumare.
Rinvenuta già in alcune tombe del neolitico, l’ambra, resina fossile dal “color del miele”, era indossata come talismano a causa delle sue “presunte” qualità medicamentose dovute forse alle sue proprietà elettrostatiche. Essendo quindi l’ambrosia nient’altro che miele, il conferimento dell’immortalità è sicuramente da attribuire al potere curativo e purificante del miele stesso, che per tal ragione fu da sempre adoperato in campo medico. Subito si capì che, demandare la produzione alla spontanea opera della natura e delle laboriose api, non avrebbe consentito una raccolta della preziosa materia in quantità tali da soddisfare il fabbisogno delle popolazioni. Le prime arnie artificiali, realizzate dalle popolazioni ittite, risalgono al VI millennio a.C., mentre vasi di miele sono stati rinvenuti nelle tombe egizie, come doni per il defunto. Nel libro dei libri “La Bibbia” ritroviamo questo suggestivo passo : L’Emmanuele mangerà panna e miele
E ancora Ippocrate ci dice: “Lunga età, salute robusta e lieta avrai dal miele“, mentre Avicenna lo raccomandava per riacquistare il colorito. Negli scritti di Diofane ritroviamo: “ Quelli che in vecchiaia di pane e di miele si nutrono, lunghissimamente vivono, perché il miele preserva e mantiene tutti i sentimenti sani e robusti“, mentre Plinio ci riporta le parole di Romolo Pollione verso l’imperatore Augusto che gli chiedeva a cosa attribuire il suo vigor d’animo e di corpo in età sì avanzata : “Adoperando interiormente mielate bevande, ed olio esteriormente“ Nei secoli a seguire l’utilizzo in medicina divenne sempre più frequente ed in ogni manoscritto medico moltissime sono le ricette che lo impiegano consigliandolo per le più svariate infermità. Anche la medicina Araba ne fece largo uso e Abdallah ben Ahmed, medico di religione ebraica, che esercitò nella città di Siviglia, ebbe a dire : “Dal punto di vista terapeutico, il miele ha delle preziose proprietà che agiscono sul sistema nervoso e sul sangue. Spalmato su ferite, piaghe ed ulcere, distrugge i germi e fa ricrescere i tessuti“ attribuendogli anche un gran potere antisettico. Si racconta che da giovane Paracelso, allora studente nella città di Ferrara, mentre eseguiva un esperimento fu punto da un’ape, la qual cosa gli fece proferire: Il progresso in campo medico e la scoperta di sempre nuovi farmaci ha portato poi a considerare questi “rimedi naturali” non facenti parte di una farmacopea ufficiale ma piuttosto di una pratica “popolare”. Il secolo scorso ha visto però un riavvicinamento della medicina ufficiale allorquando a metà degli anni '50 molti batteriologi riscoprirono e dimostrarono con esperimenti di laboratorio che il miele ha proprietà antibiotiche mentre altri guarirono pazienti affetti da ulcere da decubito, né mancò il suo utilizzo nella cura di infezioni di orecchio, naso e gola sino al trattamento e completa guarigione dall' Herpes Zoster. E sarebbe certamente contenta la nostra nonna nell’apprendere che ricercatori israeliani dell'Università di Tel Aviv si sono presi la briga di testare con esito positivo l'efficacia sedativa (sulla tosse), e antinfiammatoria del miele usando cavie umane, ovvero bambini (ben 3mila) dell'età media di circa 2 anni e mezzo, tutti afflitti dalla tosse.
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