Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
I murales di Diego Rivera

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Diego Rivera (1886-1957) è stato uno dei massimi esponenti della moderna pittura messicana; con i suoi murales celebrò il suo paese esaltandone la storia, la sua bellezza, i suoi costumi e tutte le sue aspirazioni.
Per capire la sua arte e le sue opere è necessario scorrere velocemente la sua biografia. Nato a Guanajuato, paese collocato centralmente a quasi 2000 metri di altezza sui rilievi della Sierra Madre, condusse una infanzia povera. Trasferitosi a Città del Messico entrò in Accademia e in seguito una borsa di studio gli permise di andare oltre oceano e qui frequentò le avanguardie del tempo diventando amico di Pablo Picasso.

Di lui ebbe a dire:

“ Non ho mai creduto in Dio, ma credo in Picasso “.

Ritornato in Patria entrò a far parte del Partito Comunista e come delegato della Lega Messicana dei Contadini si recò a Mosca tra il 1927-28; ma il suo rapporto con il partito fu molto travagliato e fu segnato da diverse fuoriuscite e successivi ritorni di fiamma.
Lavorò successivamente negli Stati Uniti ed ebbe commissionato un murales dalla Fondazione Rockfeller; purtroppo ebbe la brillante idea di dare il volto di Lenin ad uno dei protagonisti del dipinto e dopo la consegna lo stesso fu distrutto.
Ritornato in Messico, attraversò un periodo di profonda depressione che lo portava a considerare seriamente di essere in procinto di morire.
Fu in questo stato d’animo che entrò in contatto con il direttore dell’Istituto di Cardiologia di Mexico City, il dottor Ignacio Chavez che voleva realizzare un dipinto sulla storia di questa branca medica, su due pannelli contrapposti, che potesse esprimere il lento e difficile cammino della scienza e che facesse trasparire dai volti dei personaggi la loro battaglia contro i pregiudizi, l’ignoranza e il fanatismo, disposti sulla tela come un gruppo di uomini in movimento, in marcia verso il futuro.
Il nostro artista non era certo nuovo a temi medico-scientifici avendo già nel 1920 a Parigi immortalato il chirurgo Faurè e nel 1932 a Detroit aveva nuovamente affrontato il tema riportando in alcuni murales fatti su commissione dell’industria automobilistica scene di carattere medico.

Cercando di individuare le figure più rappresentative, nel primo pannello a sinistra, dove sono rappresentati i personaggi che fondarono la disciplina,

scorgiamo (passa con il mouse sopra le immagini per poterle ingrandire):
Renè Laennec, il medico francese che perfezionò il metodo di auscultazione del paziente e qui giustamente ritratto nell’atto medico;
due scienziati del calibro di Giovanni Battista Morgagni, l’italiano padre della “patologia” moderna
e William Harvey, che nel suo trattato “De Motu Cordis” descrisse accuratamente il sistema circolatorio;
il greco Galeno di Pergamo e accanto Andreas Vesalius, colui che solo nel Rinascimento mise in discussione i principi del primo.

Nel secondo pannello sono stati invece raccolti coloro i quali studiarono la materia con un approccio moderno e con l’ausilio di nuove strumentazioni:

Karl von Rokitansky valorizzatore dell’anatomia patologica, conscio delle sue possibilità diagnostiche e terapeutiche;
non si poteva dimenticare Willem Einthoven, colui che, nel 1903, inventò l’elettrocardiografo;
lo statunitense Paul Dudley White cercò di affermare una cardiologia di tipo preventivo;
in basso a destra troviamo uniti Roentgen e Galvani, che utilizzarono entrambi l’energia elettrica per le loro investigazioni;
ritratto con la “digitalis” pianta erbacea utilizzata come cardiotonico, William Whitering da botanico ne introdusse l’uso.

Per chiudere vogliamo ricordare il suo appassionato ma controverso rapporto d’amore con Frida Kahlo, sposata due volte ma tradita altre innumerevoli.
Anche lei grande esponente del mondo artistico messicano. Donna forte ma allo stesso tempo fragile nella sua salute, ci ha lasciato opere da cui traspare la sua passione per la vita e la sua esigenza incontenibile nel dipingere.