Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Dottori in prestito
tra letteratura e musica

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La figura del dottore circondato da un aura di dignità, prestigio e a volte mistero, ha sempre riscosso grande successo tra gli scrittori di tutti i tempi che l’hanno spesso posta al centro delle loro storie.

Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), tra i più grandi poeti e letterati che la Germania abbia avuto, è conosciuto in tutto il mondo come autore del “Faust”. Personaggio centrale del dramma è il dottor Faust, sembra personaggio realmente vissuto agli inizi del XVI secolo; conosciuto per le sue pratiche mediche, era piuttosto più un mago imbonitore e astrologo. Probabilmente provvisto anche di un bagaglio educativo aveva però una cattiva reputazione; dopo la sua morte nel 1540, il mito gli sopravvisse grazie anche ad una prima opera che ne tratteggiava la vita, il “Faustbuch” di J. Spies. Il libro ebbe grande diffusione in tutto il continente ma la figura del dottor Faust divenne immortale grazie a Goethe che con la sua opera vorrà affermare l’incorruttibilità della bontà dell’animo umano. Una curiosità : nel suo esilio in Siberia Lenin portò con sé quest’unico libro.

William Shakespeare (1564-1616), il noto drammaturgo di Stratford, ha tratteggiato la figura di un francese “Dott. Caius” nel suo successo letterario “Le allegre comari di Windsor”. Anche qui sembra che il personaggio sia realmente esistito e svolgesse la sua attività didattica presso la Cambridge University. Medico personale a corte fu allontanato dalla regina Elisabetta per la sua fede cattolica. Shakespeare era solito esaltare la classe medica e le sue cure e ciò lo ritroviamo nella commedia “Tutto è bene quel che finisce bene” dove la protagonista Elena riesce a guarire il Re di Francia gravemente ammalato utilizzando un rimedio lasciatole dal padre prima di morire.

Charles Dickens (1812-1870) autore prolifico durante la sua carriera pubblicò più di 15 romanzi e un centinaio di racconti brevi e diresse per ventanni una rivista settimanale. Con la sua penna tratteggiò personaggi rimasti nell’immaginario collettivo, ispirandosi ai caratteri di amici e conoscenti e molte frasi tratte dalle sue pagine diventarono di uso comune.
Nel romanzo “Racconto di due città” narra, utilizzando come sfondo la Rivoluzione Francese, la sfortunata esistenza del dottor Alexander Manette ingiustamente accusato e imprigionato per 18 anni nella Bastiglia. Una volta libero si dedicherà all’assistenza medica nelle carceri di Parigi.

“Elementare Watson !”. Chi non ha sentito almeno una volta questa esclamazione. A pronunciarla è in svariate occasioni il detective per antonomasia Sherlock Holmes. Entrambi i personaggi sono frutto della fervida fantasia di Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930), medico egli stesso e creatore del genere giallo deduttivo. Facile ritenere che il dottor Watson non sia altri che l’autore; la sua scarsa attitudine alle pratiche mediche ha permesso poi a noi tutti di godere delle sue opere.
Una curiosità: la frase posta in incipit non fu mai utilizzata da sir Arthur nei suoi libri ma la ritroviamo in questa forma per la prima volta in un film del 1907, “Il ritorno di Sherlock Holmes”.
Caso alquanto unico, a Boris Pasternak (1890-1960) fu assegnato il Nobel nel 1958 per la sua unica opera “Il Dottor Zivago” in cui si narra la vita di un medico e poeta durante la rivoluzione di ottobre. Osteggiato dal regime sovietico a Pasternak non gli fu permesso nemmeno di ritirare l’ambito riconoscimento. Nei nostri occhi la figura del dottore è per sempre legata al volto del grande attore egiziano Omar Sharif.

Anche nelle opere liriche, stante la provenienza letteraria dei loro libretti, ritroviamo figure di medici.

Hector Berlioz (1803-1869) che studiò medicina prima di diventare compositore, tra le sue tante opere mise in musica anche la leggenda drammatica della “Dannazione di Faust”.



L’italiano Giacomo Puccini (1858-1924) nell’atto unico “Gianni Schicchi” aggiunge le sue note ad una buffa trama su libretto di Giovacchino Forzano che si basa su un episodio del XXX canto dell’inferno di Dante. Il protagonista, su insistenza dei parenti di Buosi Donati, si sostituisce al ricco mercante defunto, in modo da poter dettare le ultime volontà a favore dei parenti accorsi al suo capezzale. Riesce a prendere in giro il notaio Di Nicolao e il medico fiorentino Maestro Spinelloccio ma anche gli stessi parenti facendo intestare l’intera proprietà a se stesso.

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), tra i più grandi nell’olimpo musicale, sul finire del 1785 iniziò a comporre “Le nozze di Figaro” basandosi su un libretto di Lorenzo da Ponte, che ricordiamo autore anche del “Don Giovanni” e “Così fan tutte”. La complessa trama vede al centro la figura del “basso” dottor Bartolo che deviando gli accadimenti imbastisce una vera commedia degli equivoci e delle identità sbagliate.


Che cos’è l’elisir che il dottor Dulcamara, spacciandosi per grande medico, offre all’ingenuo Nemorino, nel I atto dell’opera di Gaetano Donizetti (1797-1848) , il compositore bergamasco, “L’elisir d’amore”. Trattasi di semplice vino che però, a causa degli avvenimenti, svolgerà le sue funzioni tanto decantate, quanto fasulle.

 

Terminiamo con Giuseppe Verdi (1813-1901) di cui decorrono i 200 anni dalla nascita.
Nel III atto della Traviata troviamo il dottor Grenvil al capezzale di Violetta, ormai consumata dalla tisi mentre nel Falstaff ritroviamo una figura già nota, il Dott Caius, in quanto l’opera si basa sugli avvenimenti narrati da Shakespeare ne “Le allegre comari di Windsor”.