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Per noi maschietti è molto più difficile nascondere emozioni; il nostro sguardo difficilmente risulta enigmatico, i nostri occhi sono normalmente un libro aperto nei quali è facile leggere e mentire ci è molto più difficile.
Ma se ci specchiamo negli occhi del “gentil sesso” possiamo ben dire che cadiamo in un abisso senza fondo.
La cosa ci porta subito a pensare al mito di Medusa, che sfortuna sua, era tra le tre Gorgoni l’unica priva dell’immortalità. Nonostante il nostro Cellini ce la mostri avvenente, le tre sorelle sembrano invece avessero sembianze orrende, ali d'oro e mani di bronzo, ampio viso rotondo incorniciato da una massa di serpenti al posto dei capelli, bocca larga con zanne suine e anche una corta barba ruvida. A questo punto è lecito chiedersi chi avesse mai voglia di guardarle!
Il mito vuole che Perseo con l’aiuto di Atena, che considerava Medusa una sua competitor, riuscì con uno stratagemma a tagliarle il capo, salvo poi continuarlo ad usarlo come arma contro i suoi nemici.
Dal mito greco alle leggende medievali il passo è lungo ma tradizione vuole che personaggi femminili ammalianti ma al tempo stesso malefici erano le note streghe che sicuramente anche con il loro sguardo ipnotico attiravano mercanti e cavalieri nelle loro alcove. Con vane promesse voluttuarie, circuivano i malcapitati, asservendoli poi alle loro pratiche magiche.
Oggigiorno si usa molto più semplicemente il termine di “femme fatale” e chi di noi non cadrebbe ammaliato davanti allo sguardo di un personaggio cinematografico, così come successe ad un noto Presidente con una ancor più nota attrice!
Ma siccome anche “l’occhio vuole la sua parte” vediamo di capire come funziona questo sistema ottico che supera nella sua complessità qualsiasi altro mezzo meccanico creato dall’uomo.
Se in passato per la sua cura ci si rivolgeva, come avveniva sule sponde del Nilo, al Dio Horus, oggigiorno la branca medica preposta è l’oftalmologia.
Azzardando un paragone, che come dicevamo non regge rispetto alla complessità del nostro sistema visivo, possiamo pensare i nostri due occhi come due apparecchi fotografici appaiati.
Quindi la retina che sta sul fondo del globo oculare svolge la funzione della pellicola: su questa convergono i raggi di luce che passano attraverso la cornea e il cristallino (il cui compito nella macchina fotografica è svolto dall’obbiettivo).
A sua volta la pupilla che varia di grandezza grazie all’iride, è l’equivalente del diaframma.
Sulla retina si forma una immagine reale ma capovolta e il nervo ottico trasmette quelle percezioni al cervello, che raddrizza l’immagine ricevuta.
Proteggete sempre i vostri occhi in tutte le occasioni in cui si rende necessario. Malattie congenite, o contratte successivamente, nonché incidenti vari possono comportare la perdita parziale o totale della vista, causando una situazione di handicap non da poco.
<< Il titolo dell’articolo è stato liberamente ispirato da un interessante testo di due psichiatre, Liliana Dell’Osso e Barbara Carpita, che nel loro lavoro edito dai tipi della ETS di Pisa, “L’abisso negli occhi – Lo sguardo femminile nel mito e nell’arte” esplorano in una prospettiva psicopatologica le radici culturali delle figure dallo sguardo terribile. >>
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