Il bastone di Asclepio | ||||
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com] |
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Scorbuto: la peste dei mari | ||||
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Veniva così chiamata perché decimava gli equipaggi delle navi, che nel periodo delle grandi esplorazioni dei territori del “nuovo mondo”, solcavano gli oceani compiendo lunghissime traversate senza potersi alimentare con verdura o frutta fresca. Stiamo parlando dello scorbuto. Se fossimo stati presenti a quei tempi alle operazioni di imbarco avremmo visto trasportare in cambusa gallette, insaccati, carne di manzo o di maiale salata. Di questo si cibavano i marinai e chiaramente notiamo una assoluta mancanza di cibi che potessero far assumere un po' di vitamina C. Durante la celebre circumnavigazione del globo (1519-1521) l'esploratore portoghese Ferdinando Magellano (1480-1521) vide morire a causa dello malattia più dell'80% dei suoi uomini. Anch'egli troverà la morte per mano però degli indigeni filippini dell'isola di Mactan in un agguato organizzato dal capo locale Lapu-Lapu che lo sorprese al momento dello sbarco. Ma la malattia imperversava anche sulla terra ferma, diffondendosi principalmente nelle caserme e nelle carceri, ma non risparmiando nemmeno la popolazione civile. Errata fu l'interpretazione di crederla una malattia infettiva in quanto colpiva gli individui in uno stesso periodo di tempo e in medesime condizioni ambientali. Solo nei primi del '900, con le ricerche dell'igenista norvegese Axel Holst (1860-1931) e del pediatra Theodor Frølich (1870-1947), si incominciò ad ipotizzare che nel succo degli agrumi potesse esistere un principio essenziale che poteva contrastare lo scorbuto. Ma dovettero passare una decina d'anni perché l'ungherese Szent-Gyorgyi (1893-1986), grazie anche agli studi del britannico Walter Norman Haworth (1883-1950), scoprisse la struttura della vitamina C (o acido ascorbico) e ne realizzasse per primo la sintesi, aprendo la strada alla produzione per uso terapeutico. Affinchè quindi lo scorbuto rimanga una “malattia dei marinai” facciamoci
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