Il corpo umano, come qualsiasi altro macchinario necessita di una costante revisione, tanto più pressante quanto più si va avanti con l’età. La medicina ha fatto passi da gigante negli ultimi tempi e sicuramente le branche che hanno usufruito delle nuove tecniche di trapianto hanno contribuito ad allungare la vita portando l’età media della popolazione mondiale verso numeri fino a poco tempo fa impensabili.
Spesso quando non bastano i farmaci o dove non arrivano le cure del medico, come dal nostro meccanico di fiducia, si ricorre a qualche “pezzo di ricambio” che permette a volte al nostro corpo di “rinascere” per la seconda volta.
Il nostro immaginario va sicuramente in questi casi alla figura letteraria del dottor Victor Frankenstein, nato dalla fantasia della scrittrice inglese Mary Shelley, testo che ebbe grande successo alla sua uscita facendo leva sulle paure che la tecnologia incuteva nel grande pubblico.
Per arrivare alle moderne tecniche di trapianto le scienze mediche sono passate attraverso una serie di scoperte e di applicazioni che hanno permesso di raggiungere i moderni standard.
Ricordiamo gli studi del nostro naturalista Lazzaro Spallanzani che allargò le conoscenze sulla rigenerazione dei tessuti animali.
Importanti sono le ricerche condotte in Genetica e Immunologia.
Gregorio Mendel, frate agostiniano, conduce i suoi studi nei giardini del convento di Brno sulle famose piante di piselli (chissà cosa avrebbe pensato delle moderne coltivazioni OGM !); per primo applica leggi di statistica e probabilità; inascoltato dai suoi contemporanei viene riscoperto anni dopo dall’agronomo austriaco Erik Tschermak che applicando le sue regole di ereditarietà sviluppò nuovi ibridi di piante.
Va ricordato anche il “padre dei gruppi sanguigni” Karl Landsteiner premio Nobel nel 1930 e Joseph Lister che introdusse la pratica antisettica in chirurgia.
I primi trapianti della storia sono avvolti nella leggenda come il racconto induista di Ganesha a cui fu trapiantata la testa di un elefante, o la descrizione di un trapianto di cuore eseguito nel III sec. A.C. dal medico cinese Pien Ch’ iao; per non parlare dei già citati in altro articolo SS. Cosma e Damiano a cui si attribuisce il trapianto di un arto da un moro deceduto su un uomo bianco, ricordato come il miracolo della “gamba nera”.
E la riuscita di un trapianto fu per molti secoli ritenuta solo “un miracolo”; nel ‘700 abbiamo tentativi anche ben riusciti di trapianti ossei e nel secolo XIX si sperimentano i primi trapianti di pelle; nel 1837, ad opera dell’irlandese Samuel Bigger, persino un trapianto di cornea su animale.
Piena fiducia alle tecniche di trapianto furono date dai lavori del premio Nobel Theodor Kocher ma la prima figura che si staglia al di sopra delle altre in questo campo è quella del francese Alexis Carrel, premio Nobel nel 1919, a cui dobbiamo il primo trapianto di reni su animale ma soprattutto la tecnica rivoluzionaria di sutura per collegare i vasi sanguigni. Grande amico del celebre trasvolatore Lindbergh, insieme realizzarono il primo modello di pompa a perfusione, grazie alla quale fu possibile mantenere le funzioni vitali dell’organo una volta espiantato.
Le cronache ricordano come il 6 maggio 1931, dopo diversi tentativi falliti, il russo Vladimir Petrovich Filatov effettuò il primo trapianto di cornea; ma fu l’austriaco Eduard Zirm che già nel 1905 trasferì con successo la cornea di un ragazzo di undici anni morto in un incidente nell’occhio di un operaio accecato dalla calce viva.
E’ il turno poi di reni e polmoni anche se per tutta la metà del secolo scorso ci furono solo insuccessi a causa del grave problema del rigetto e della sua non completa comprensione.
Fondamentale fu capire quanto la reazione di rigetto è tanto meno probabile quanto le caratteristiche dei tessuti sono simili; fu così che un trapianto di rene tra gemelli eseguio a Boston ad opera di Joseph Murray riuscì perfettamente.
La possibilità di un rigetto oggi è alquanto diminuita grazie alla ricerca farmacologica che ha portato alla produzione di farmaci a base di ciclosporina sostanza secreta da parte di alcune specie di funghi della famiglia Tricoderma Polysporum.
Grazie a questa scoperta il numero di trapianti è andato aumentando interessando sempre nuovi organi; ma sicuramente il trapianto “ per antonomasia” rimasto nella storia è quello effettuato dal cardiochirurgo sudafricano Christian Barnard. Il 3 dicembre 1967 eseguì il primo trapianto di cuore; il paziente, un droghiere ebreo di 54 anni, Louis Washkansky, muore dopo 18 giorni dall’operazione.
Molti anni sono passati e oggi i trapianti più diffusi e di successo riguardano cuore, fegato, polmone, rene, pancreas, intestino al pari degli innesti di cornea, osso, valvola cardiaca, midollo osseo o di apparati complessi come mano e piede. Forse non è più fantascienza parlare di “uomo cibernetico”.
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