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Memorie di un anziano collezionista di storia postale (LXXXIII parte): RICORDO GLI UFFICI POSTALI DELLA MIA CITTA’: ROMA BELSITO |
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Antonio Rufini | ||||||||||||||
§ 2) – Continuo, con la presente memoria, ad illustrare gli Uffici Postali del mio grande Comune, con qualche foto e con piccola panoramica di oggetti di Storia Postale (con bolli e timbri od altro). Questa qui sopra è una vecchia foto b/n della fine degli anni ’50 o dei primissimi anni ’60, desumibile dall’altezza delle alberature, dai vecchi pali dell’illuminazione pubblica e dalla presenza della linea aerea per l’alimentazione dei “filobus” o dei “Tramway”, dismessi in occasione o anche prima della XVII Olimpiade moderna qui a Roma; il fabbricato di Roma Belsito è quello a sinistra con i pilastri in cemento armato a forma di trapezio isoscele con la base minore poggiante a terra. Questa qui sopra è una foto quasi attuale col fabbricato un tempo sede di Roma Belsito oggi occupato da Roma 50; il fabbricato, realizzato in maniera un po’ personale dagli architetti dell’epoca, è in cemento e cristallo ed è riconoscibile dalla foto satellitare qui appresso (presa da GoogleMap), ed è il trapezio isoscele grigio a sinistra (cioè la copertura del tetto): Codesta precedente sede venne abbandonata alla fine degli anni ’90 del XX Secolo e Roma Belsito trasferito in un nuovo fabbricato (di proprietà delle Poste) in Via Sappada-Via Pieve di Cadore in un mega fabbricato che, forse, negli ultimi 15 anni è diventato esuberante, eccessivamente esuberante: a seconda di come lo si voglia considerare per il personale ivi addetto e la frequenza del pubblico (scarsissima quest’oggi) parrebbe un camion TIR col motore di una Vespa 50 oppure, se preferite, un bambino col cappotto del nonno. Non voglio dilungarmi su come, oggi, dei servizi postali la popolazione si disinteressi, non li usi quasi più ed idem del servizio telegrafico che ormai sta andando in desuetudine; tiene ancora il Servizio Pacchi, anche se le Agenzie private, alcune di livello europeo, stiano erodendo il terreno a Posteitaliane; tiene ancora e bene il Servizio a denaro ma gli utenti giovani e giovanissimi ormai si servono dei servizi “home banking”, dell’elettronica e così come non hanno più necessità di accedere nelle Agenzie bancarie, così disertano gli Uffici Postali. E la rimozione in tutta Italia di circa 20.000 Cassette rosse per l’inbucamento delle corrispondenze, iniziata dalle Poste forse da dicembre 2023 o da gennaio 2024, deve proprio far pensare e riflettere su quanto l’elettronica abbia influito nell’abbandono da parte della cittadinanza dei servizi postali di corrispondenza! Roma Belsito iniziò a lavorare prima come Sportello Avanzato (SP.AV) di Roma Prati(2) nell fabbricato in Piazzale delle Medaglie d’Oro poi, dal primo dicembre 1960 fu elevato ad Ufficio Principale(3); nel ridotto spazio del fabbricato al piano strada del Piazzale non v’era spazio per la “distribuzione”, così le Poste presero (in locazione?) un mega garage al di sotto del Commissariato di P.S. Roma Montemario in Via G. Alessi a circa 200 metri dall’Ufficio, impiantandovi i servizi di recapito. Poi coi propri tempi, lunghi, le Poste, all’epoca ministeriali, si adoperarono per la realizzazione di un nuovo mega-ufficio in Via Sappada, Via Pieve di Cadore (sempre vicinissimo alla Via Trionfale, strada che al Piazzale predetto Medaglie d’Oro funge da lato minore, ma molto più a Nord, quasi a confine con la ex Caserma “Ulivelli” dell’Arma Trasmissioni dell’E.I.). Tra acquisizione dell’area (1976), progettazione e realizzazione trascorsero due decenni (più o meno......tempi tecnici della burocrazia italiana……) ma, terminata la nuova costruzione ed ancora non inaugurata, fu –sulla carta- il secondo più grande Ufficio Postale d’Europa.(4) Nel marzo-aprile del 1994 venne immediatamente trasferita in loco (in Via Pieve di Cadore) la Sezione Recapito, poi il 29 aprile dell’anno 1995 venne aperto l’Ufficio al pubblico.
SOPRA, due foto del salone per il pubblico che occupa un terzo dell’intero piano strada; nella seconda foto lo sportello ultimo a destra, senza utenti, è lo Sportello Filatelico Termino con una ricevuta Mod. 22-R perché egregiamente stampata con M.A. d’Ufficio (tutto ben leggibile, perfetto e che non ha bisogno di didascalia): Ho un pochino sconfinato oltre il limite di immagini che mi ero fissato perché gli oggetti postali che ho conservato in album e transitati per Roma Belsito erano veramente tanti; oltre tutto molte scansioni di Storia Postale di Roma Belsito le ho già fatte vedere ai lettori: a) i timbri datari metallici in cartella per “TASSA PAGATA” sui modelli 23-I ed in più vari timbretti di fantasia per “PAGATO” sono stati mostrati nella mia precedente memoria n. 50 del 5/9/2023; b) i Modelli 26 (Avvisi di Giacenza) mostrati nelle memorie nn. 71 e 73; e non ho voluto aggiungere altre scansioni dei servizi di bancoposta ed altri bolli vari (meccanici) di distribuzione perché altrimenti avrei sconfinato oltre i 70-80 oggetti, forse più! Vorrei augurarmi che qualche lettore si sia accorto che nei datari di Roma Belsito il CAP non sia indicato sempre come “00136” ma talvolta riporti “00135”: fu un problemino nato e quasi subito risolto all’atto del trasferimento materiale degli Uffici da Piazzale Medaglie d’Oro in Via Sappada perché il nuovo Ufficio era proprio sul confine tra le due Zone Postali; oggi è però acclarato che la Zona “00136” termini proprio ove ora sorge il nuovo fabbricato ed il “confine” con la Zona 00135 è rappresentato dalla Via del Forte Trionfale che dista in linea d’aria 20 metri dal parcheggio attuale per i clienti di Roma Belsito. Anche per codesto piccolo particolare (da aggiungere al sopra citato bollo del Telegrafo usato in accettazione di Raccomandata) cosa può affermarsi? VIVA LA POSTA ! NOTE: 2) – Molto cortesemente il Presidente dell’A.N.C.A.I. di Torino, Ing. Sortino, mi fornì la “storia” della trasformazione dello SP.AV. di Roma Prati in Roma Belsito e questo molto prima che il suo ben dettagliato articolo comparisse sul periodico torinese L’ANNULLO. Non rammento più se l’articolo sia stato edito anche dal nostro Direttore Monticini qui su IL POSTALISTA; se no, sarebbe bene che l’ANNULLO consentisse al nostro Direttore la relativa “ripubblicazione” di quella particolare storia, dei “primordi” di ROMA BELSITO. Io, nonostante sia stato sempre un marcofilo generalista di B.T.C., con la dizione SP.AV. ne ho reperiti solo due (in quasi 5 decenni); chissà quanti ne avrà in album il Presidente Sortino che negli annullamenti italiani ci “sguazza” da più tempo e meglio di tutti? Ci sarebbe anche da aggiungere che l’A.N.C.A.I. dopo un tot numero di mesi dalla pubblicazione mette in libera visione nel web il suo periodico L’ANNULLO, cosa che tutti i sodalizi filatelici dovrebbero imitare se non altro per incuriosire i non addetti ai lavori ed invogliarli all’associazionismo; alla data di pubblicazione di questa mia memoria forse l’articolo sullo SP.AV. di Roma Prati (embrione di Roma Belsito) potrebbe essere già in libera lettura. Per coloro che non se ne siano già accorti, il nostro geniale Direttore Monticini ha messo sempre in libera consultazione tutto ciò che ha pubblicato (non un mare ma un “oceano di articoli) e dall’inizio della vita de IL POSTALISTA (anno 2004)! 3) Non mi era stato possibile scoprire autonomamente la data di inizio di attività di Roma Belsito come Ufficio Principale (nemmeno in loco……per il troppo tempo trascorso), annaspavo nel vuoto e sono stato costretto a rivolgermi al mio “salvagente” abituale, il filatelista Carlo Grossheim il quale prontamente mi ha comunicato la data di “apertura” dell’Ufficio, cioè l’1/12/1960. Non solo stavolta ma SEMPRE, quando incontro una qualche difficoltà per me insormontabile, Carlo Grossheim, il quale con me è stato costantemente ultra disponibile, mi è venuto in aiuto immediatamente con date e numeri di Uffici Postali italiani. Io non gli ho mai chiesto e per pudore quale fosse la “miniera” dalla quale estraesse i dati ma sono costretto a congetturare che sia un giacimento praticamente inesauribile! 4) Nei primi anni di apertura al pubblico di Roma Belsito nel salone destinato all’accesso per il medesimo pubblico vi era un bellissimo plastico, in scala, dell’intero complesso architettonico costruito, plastico che dovette avere di certo un costo di realizzazione, di materiale produzione, dato che era gigantesco, come gigantesco era il fabbricato realizzato. Qualche anno dopo l’inaugurazione il plastico non era più visibile, era di fatto “svanito”. M’auguro proprio che non sia stato rottamato……….perchè era molto più bello di un comune plastico ferroviario casalingo, del tipo di quelli in scala H0! Però sono trascorsi trent’anni……..
Antonio Rufini | ||||||||||||||
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