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Memorie di un anziano collezionista di storia postale (XIII parte). Storie marcofile di avvisi di ricevimento |
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Antonio Rufini | |||||||||||||||||||||||||||
Questa puntata e ancora dedicata agli Avvisi di Ricevimento, ma su quelli circolati per POSTACELERE. Le mie avventure di Storia Postale sono state tante negli ultimi cinque decenni e meriterebbero di essere narrate anche quelle relative alla posta PRIORITARIA, alle Affrancature Meccaniche delle Poste e alle Affrancature Meccaniche dei Privati, tutte storie “curiose”, coi loro risvolti assolutamente personali; avrei, poi, da raccontare del Servizio Corrispondenze in generale (dal 1946 al 2001) e della modulistica del Servizio Telegrammi. Ignoro per quanto tempo la benevolenza del Direttore Monticini mi permetterà di raccontare i miei “fatterelli” di Storia Postale; finchè verrò tollerato, per non dire sopportato, seguiterò a narrare le mie avventure... Era il 1987, il Trattato di Maastricht molto di là da venire (7/2/1992) e nessuno, nelle Poste, avrebbe mai pensato alla “privatizzazione,” caduta poi tra capo e collo nell’estate del 1995; qualche benpensante nell’Amministrazione Postale tentò di venire incontro alle crescenti esigenze dei rapporti commerciali che avevano il principale supporto nelle “comunicazioni”, chiaramente cartacee: fu stabilita la istituzione di due nuovi servizi che garantissero l’inoltro delle corrispondenze in tempi sicuri e rapidissimi, il POSTACELERE URBANO (per le sole città di Roma e Milano e Napoli, ma per Napoli non ho notizie) e il POSTACELERE INTERNO (per le maggiori città italiane; io ne ricordo solo 33 (1): con quattro levate al giorno della corrispondenza di P.U. e P.I. dalle speciali cassette (color arancio) alle ore 08,30, 12,00, 15,00 e 18,00 e con recapito (per le prime due levate) entro il giorno non festivo successivo (per Roma e Milano il pomeriggio stesso); in somma una velocità, dati i tempi e le Poste dell’epoca, che anche a definire pazzesca, si minimizza. L’Unificato di Storia Postale (U.S.P. 2011-2013) ha trattato succintamente e bene la materia POSTACELERE, ma senza riferimenti normativi e con nessuna foto perché, forse per problemi di tipografia, ma nel capitolo CAI-POST, le foto numeri 65, 66 e 67 che, oltretutto, riguardavano gli “oggetti” inoltrati col POSTACELERE, ma non gli Avvisi di Ricevimento. Quindi per ovviare alla modestissima svista/fuoriposto dell’ottimo Editore milanese, tratterò qui di seguito degli Avvisi di Ricevimento (mia specialità) del POSTACELERE ed in più di vecchi ricordi personali sul servizio dell’epoca. A metà degli anni ’90 ero a Roma in Via Marsala facendo accesso all’Ufficio di Roma A. D. e, terminata la consegna di ciò che dovevo spedire, mi avvicinai all’Ufficio di Roma Ferrovia che era stato ristretto, cioè “limitato” alla sola accettazione di POSTACELERE e forse di CAI-POST (internazionale). L’acquisto di modelli stampati della postalettere e degli altri servizi doveva essere possibile e ammessa (Regolamento di esecuzione dei Libri I e II del Codice Postale e delle Telecomunicazioni <norme generali e servizi delle corrispondenze e dei pacchi> art. 151); i prezzi degli stampati, gli ultimi in mie mani, anche se era già stato pubblicato il Decreto Ministeriale 27/8/1994, erano quelli del D.M. 14/1/1984 pubblicato nel Bollettino Ufficiale 19/84 parte seconda; potrei sbagliarmi, ma l’ultimo prezzo a me noto (a mente) era che un blocchetto di 50 Avvisi di Ricevimento Mod. 23-I costasse 600 Lire ed i Modelli 23-L (per Atti Giudiziari) 400 Lire ogni blocchetto di 50, prezzi da corrispondere in francobolli obliterati col bollo tondo dell’Ufficio sulla relativa fascetta; ignoravo a quanto potessero essere venduti i 50 Mod. 23-P.I. che volevo comprare dato che non avevo trovato alcuna disposizione regolamentare specifica. Quando entrai a Roma Ferrovia, prima delle ore 12,00, l’Ufficio stava accettando una buona dose di lavoro, con molti utenti in fila e recanti buste di plastica tipo “canottiere di supermercato” zeppe di invii, di corrispondenze da spedire, forse anche pacchetti postali; posso con sincerità testimoniare che gli impiegati non è che stessero guardandosi le unghie, lavoravano a pieno regime ed io dovetti mettermi in coda, solo che non vi era nulla di ciò che l’Amministrazione si era proposta, ex abrupte nel 1988, di fare e di realizzare per il servizio POSTACELERE, cioè indicazioni chiare e pubblicità vistosa coi colori del servizio; ma la medesima cosa si verificò quando mi furono recapitate in Ufficio le corrispondenze di POSTACELERE inviatemi da vari corrispondenti: niente “divisa sempre in ordine” e niente “contrassegno indicante l’appartenenza al servizio P.U.” (Regolamenti Operativi servizi postacelere urbano e interno). La mia considerazione dell’epoca ed oggi qui confermata fu che gestire un’Azienda difficile, gigantesca e pletorica come quella postale, di quasi 12.000 sportelli aperti al pubblico, con più di 100.000 o 110.000 dipendenti e uscita da poco tempo dagli “anni di piombo” e dalla “contestazione”, non fosse semplice come succhiare una caramella piatta lecca-lecca fissata su un bastoncino di plastica e che, in somma, un conto fosse proporsi certe bellissime e stupende cose nella Mega Direzione Galattica di Roma E.U.R., altro fosse il realizzarle materialmente nella lontanissima periferia, ai confini dell’Impero, in quelle che, undici secoli prima, Carlo Magno definì opportunamente “Marche” invece che “Contee” del Sacro Romano Impero. a) con una svalutazione della Lira da mettere paura: nei dieci anni e mezzo dal I° gennaio 1980 al 30 giugno 1990 il costo del primo porto (fino a 20 grammi) di una lettera passò da £. 170 a £. 700 per la posta ordinaria e da £. 520 a £. 3.500 per la raccomandazione, con aumenti tariffarti verificatisi anche dopo soli quattro mesi dal precedente; e non è che con gli aumenti tariffari l’Azienda postale riuscisse a far quadrare i costi con i ricavi (dei due servizi –corrispondenze e pacchi- sempre in deficit), dato che i bilanci di alcuni anni furono come il titolo di un film di Dario Argento, “Profondo Rosso”, perché i Governi repubblicani dell’epoca non sempre furono benevoli verso le Poste e, per altri motivi “politico-economici”, ritardarono spessissimo di approvare gli aumenti tariffari occorrenti alle Poste, dato che avrebbero interferito sul “PANIERE ISTAT” che influenzava la “SCALA MOBILE” (1975-1991) e quindi la svalutazione della lira! [I lettori de “Il Postalista” nati dopo il 1970, beati loro che sono così giovani, vadano a controllare in Internet cosa fossero i due istituti, citati: basterà loro anche una lettura superficiale di Wikipedia……] b) con i lavoratori dipendenti, provenienti da 20 anni di rivendicazioni, i quali per un terzo erano stati convinti, da una pessima politica, che l’Azienda postale esistesse solo per creare il loro posto di lavoro ed il loro stipendio, per un terzo erano demotivati e per un terzo ultra-sindacalizzati ed avvezzi a forme di lotta “sopra le righe” tipo scioperi “a palla” ed “a singhiozzo” contrarie perfino allo Statuto dei Lavoratori, sconfinanti quasi spesso in atteggiamenti ostili al datore di lavoro quali l’”ostruzionismo”, la “non collaborazione” e lo “sciopero bianco”. Quando in Italia iniziò la contestazione (studentesca, poi anche operaia), legittima, e la crisi economica nell’ottobre del 1968, io avevo 24 anni e mezzo e quei tempi li ho vissuti; anche in parte qua non è che relata refero e non ho avuto bisogno di assistere a qualche trasmissione serale di Rai Storia sul canale TV 54 per esserne informato; le Poste che dovevano assicurare alla collettività il “servizio universale”, vennero, come quasi tutto nel nostro paese, investite da un vero tsunami dal quale, per fortuna di noi cittadini, riuscirono a non affogare ed a salvarsi rendendo agli utenti quel minimo di “servizio” pubblico anche se non sempre al meglio! Seguito il racconto dei fatti in Roma Ferrovia: quando fu il mio turno allo sportello, l’impiegato capendo che io non ero uno speditore professionale come quelli che mi avevano preceduto (non avevo nulla da inviare) alla mia richiesta di acquisto di 50 Avvisi mi disse “….no, i Modelli 23.P.I. sono gratuiti e non possono essere acquistati a nessun prezzo (sic !) e poi di Ricevute di Ritorno oggi c’è penuria……” Io per scherzare risposi in gergo romanesco “va bbe’, nun fa gnente, damme 50 Modelli Penuria!” ma l’impiegato, che era oberato di lavoro dopo varie ore di sportello, la prese male, pensò che lo stessi prendendo in giro (ed era vero……); comunque a bocca storta mi dette una “presina” di 6 o 7 Modelli 23-P.I. che ho ancora in archivio ed uno l’ho messo in collezione nell’album dei “modelli di servizio nuovi”; lo mostro qui di seguito recto/verso.
Questo Mod. 23-P.I. coi vecchi marchi (anno 1972) delle Poste (“pt” e “Gabbiano” <rivolto a destra>, quindi quando la Posta era ministeriale) (2) è stato stampato dall’I.P.Z.S., ignoro se Piazza Verdi o Via Salaria; ne ho altri quasi identici, con e senza anno di stampa: 1) stampato dall’I.P.Z.S., S.N. Roma con l’anno di stampa “1995; 2) dell’I.P.Z.S. con indicato lo stabilimento di Via Salaria (S.N.) con anno di stampa 1995, col numero della richiesta 7605690 e il quantitativo stampato -1.000.000-; 3) altro ancora ha il nuovo marchio di Posteitaliane E.P.E., quello “letterina fuggente” creato da Franco Maria Ricci (Mod. 23-P.I. stampato da Emilio di Mauro S.p.A. Cava, senza anno), 4) uno L2-RTI Metrotipo Emilio di Mauro S.p.A. in cartoncino bianco-giallino senza anno di stampa; 5) un altro identico, stesso stampatore e anno 1997; 6) uno senza indicazione della stamperia ma con anno di stampa 03/99; 7) l’ultimo della STEP S.p.A. Edizione 11/03 L1 senza marchio d’impresa delle Poste e con al recto la dicitura POSTACELERE variata. I numeri 1) e 2) hanno ancora l’indicazione di Postacelere INTERNA; i numeri 3), 4), 5) e 6) hanno la nuova dizione di Postacelere NAZIONALE; con il numero 7) la dizione passa a “Postacelere CORRIERE ESPRESSO” e non rammento più se i vari cambiamenti di denominazione avvenissero “in sordina”, furtim ac repente, o con un minimo di pubblicità. Ho come l’impressione che Posteitaliane sia stata costretta a commissionare la stampa a terzi di alcuni quantitativi di Mod. 23-P.I. senza poter fare affidamento alla tempistica del Poligrafico dello Stato, stampatore pubblico che forse non riusciva ad essere puntuale e preciso come un orologio svizzero. Prima di passare a mostrare i Mod. 23-P.I. circolati, qualche considerazione mia personale. A) – in generale il servizio POSTACELERE non è stato molto pubblicizzato dalle Poste: pochi depliant (pieghevoli), flyer (volantini), brochure (opuscoli) e pochissimi manifesti. Niente a che vedere con quanto successe, al contrario, all’introduzione del Corriere Prioritario che ebbe un ottimo battage pubblicitario con manifesti, depliant (anche bilingue), volantini ed opuscoli, sconti sul costo del Prioritario sperimentale, francobolli emessi ad hoc per chiedere il servizio, cartoline e buste commerciali stampate pure ad hoc e gratuite, etc., etc.. A discolpa delle Poste di allora c’è da rammentare che, all’epoca, vi era la privativa postale, il monopolio delle Poste per corrispondenze e pacchi fino a 20 Kg; quindi, l’utenza aveva solo la Posta, solo lì poteva recarsi ed i più scoprirono dell’esistenza del “nuovo” servizio di POSTACELERE leggendo i manifesti con le tariffe in corso e informandosi, i più curiosi e interessati (io, per esempio) “a voce”, agli sportelli. Per ottenere il “servizio” c’era bisogno dell’affrancatura obbligatoria (francobolli o A.M.) e l’imbucamento della corrispondenza ordinaria nelle speciali “cassette” color arancione presenti solo in alcuni Uffici o la consegna a mano negli stessi come si trattasse di Raccomandate o Assicurate. Le informazioni sul “servizio” potevano essere richieste telefonicamente solo a pochi recapiti telefonici (che qui di seguito riporto -senza prefissi-) della Direzione Centrale Uffici Relazioni Esterne di Roma 4745657, Bologna 6344122, Cagliari 657659, Genova 607524, Milano 6706413, Napoli 268328, Palermo 6161748, Torino 5612177 e di quattro città della Toscana (Firenze 216349, Livorno 401148, Pisa 233997 e Prato 49001 int.282); ignoro il perché di codesto trattamento di particolare favore per la Toscana e nulla, per esempio, per il Veneto e la Puglia, regioni entrambe con più abitanti della Toscana, quindi in astratta ipotesi con più lavoro postale: misteri dell’epoca! Le cassette speciali furono poi abolite, non rammento più quando e anzi io ne ricordo una sola, nell’Ufficio di Roma Prati (vicino al cancello di destra guardando dal Viale Mazzini, a confine con la Corte dei Conti) e avrei dovuto fotografarla per futura memoria ma non l’ho fatto perché, all’epoca, giravo in scooter Vespa e non volevo portarmi appresso la mia macchina fotografica (analogica), una preziosa e costosissima Reflex S.L.R. italiana, la Rectaflex, per non sciuparla o danneggiarla con una eventuale caduta dalla due-ruote. IL POSTALISTA archivia tantissime foto di buche delle lettere; spero che prima o poi compaia anche una vecchia buca di POSTACELERE color arancio fotografata di fronte. B) - Poche righe sul servizio POSTACELERTE URBANO che qui a Roma fu attivo dal 2/3/1987 al 30/11/1992 (e poi solo a Milano dal 27/11/1997 al 30/6/2000); ignoro cosa successe in quel di Napoli. Per quanto posso rammentare personalmente il servizio non fu un successo di pubblico; in primis perché costosissimo, con supplemento, oltre l’affrancatura ordinaria, di 3.000 Lire e 5.000 Lire nei due periodi in cui fu attivo. Occorre considerare che, per esempio, la lettera di primo porto (fino 20 gr.) costava a dicembre 1989 £. 650 e il POSTACELERE URBANO costava (in più) quasi cinque volte tanto e l’utenza poteva scegliere fra il POSTACELERE URBANO (che doveva imbucarsi solo in certe cassette o consegnarsi solo a certi uffici) e la posta per ESPRESSO che aveva supplemento inferiore (£. 2.600) ma che poteva imbucarsi in qualunque cassetta o consegnarsi in qualunque Ufficio o anche all’Ufficio Telegrafo (in Roma Piazza S. Silvestro, con consegna il giorno seguente) e che veniva recapitata non dai portalettere ma dai fattorini dei telegrammi (motorizzati). In pratica i due servizi si facevano concorrenza a vicenda e, anche se è vero che consegnando una lettera ad un Ufficio abilitato di Roma prima delle ore 12 c’era la certezza della consegna del POSTACELERE URBANO entro le ore 19 della stessa giornata, io sono portato a credere che, permanendo il servizio ESPRESSO, col POSTACELERE URBANO le Poste si fecero, per lo meno nelle due grandi città di Roma e Milano, un vero autogol. Oltretutto nella mia città c’erano, all’epoca, varie Agenzie Autorizzate di “pony express” che, a poco più del costo dell’URBANO e quasi senza limiti di peso, facevano, a richiesta telefonica, il servizio di ritiro e consegna in giornata (anche con presa in carico alle ore 15 o alle 16) tramite giovanissimi dueruotisti, in un’epoca durante la quale si circolava con scooter e motociclette dal motore due tempi di 50 cc3 di cilindrata, senza targa (la prima, trapezoidale, era di là da venire, a metà degli anni ’90) e senza assicurazione. Se debbo usare me stesso come micro campione per un’indagine statistica, posso dire che durante la vigenza del servizio URBANO solo una volta l’ho usato per motivi contingenti e –sempre- per le altre necessità, ho chiesto il servizio a due piccole agenzie di pony express della mia città. Allargando la ricerca “a campione” a mio fratello, anch’egli professionista e quasi mio coetaneo, nella di lui corrispondenza e nei 5 anni e mezzo dell’URBANO non ho trovato ricevute di POSTACELERE né ricevuta, né inviata! Mostro qui di seguito l’unico Modello 23 di POSTACELE URBANO in mio possesso: non ricordo il perché (sono passati quasi 30 anni !) ma è un ordinario Mod. 23-I color ocra (Edizione 1991) che ha avuto lo speciale timbretto a spirito color blu del servizio URBANO con “gabbiano” (ma rivolto a sinistra invece che a destra; chissà perché i timbretti di Postacelere siano stati tutti così?).
C) - La considerazione da farsi sul POSTACELERE INTERNO è più articolata. Inverto l’ordine degli argomenti ed inizio da quello per il quale, io utente, sono stato sempre più sensibile: i soldi, il costo. Il servizio INTERNO di POSTACELERE non l’usai mai per posta ordinaria e solo per Raccomandate e sempre con Avviso di Ricevimento. Ciò esclusivamente quando ero con l’acqua alla gola per scadenze improrogabili, per deposito di atti e verbali firmati, eccetera. Sono a conoscenza che grandi Società abbiano utilizzato spesso il servizio INTERNO per pacchetti postali, in specie per la spedizione di prodotti, i più vari, già pagati dagli acquirenti che avevano, oltretutto, anticipato anche il servizio di Postacelere (o lo pagavano col servizio Contrassegno); era chiaro allora ed è chiaro anche oggi che una tavoletta al cioccolato di “slim fast” per dieta dimagrante o una pomatina “anticellulite” alle Alghe Marine Guam del Sud-Est asiatico debbano usarsi solo entro due o tre giorni dalla richiesta scritta, altrimenti non sono mica efficaci!
Debbo riferire mie impressioni personali. Il POSTACELERE INTERNO, anche se costosissimo, per quanto io abbia appurato personalmente è stato sempre efficientissimo e non ho lamentele postume da allegare. L’Avviso di Ricevimento, pure costosissimo (in pratica costò quasi quanto la relativa Raccomandata con la quale era avviato), mi è sempre stato restituito in tempi strettissimi, anche se io, da pignolo, abbia sempre confrontato la data del guller di distribuzione al verso con la data nella quale l’Avviso mi veniva restituito. Per cui o le Poste (poi Posteitaliane) ci abbiano guadagnato, o siano andate pari o ci abbiano rimesso, il servizio INTERNO per noi utenti è stato ottimo. Potrebbe essere stato abolito perché in competizione col nuovo CORRIERE PRIORITARIO. Anche se sia stato così (nessuna informazione ci venne da POSTEITALIANE alla vigilia dell’abolizione di Postacelere Interno e mi pare che nemmeno la stampa “specializzata” ne trattasse), per l’utenza è stato l’addio ad un buon servizio che taluno, sono certo, si rimpiange ed ha dovuto sostituire con le “nuove” poste private. Di certo oggi (anno 2021) del Postacelere Interno non ci sarebbe più l’utilizzo che se ne fece ai tempi di allora; oggi c’è il Web, INTERNET, le e-mail e la PEC (posta certificata) che hanno reso superfluo far circolare tanti quintali o tonnellate di carta in giro per l’Italia, ma all’epoca, anni ’90 e primi due o tre anni del 2000 il Postacelere ha adempiuto alla sua funzione. Mostro qui di seguito l’unica busta da lettera fronte/retro e non a firma (cioè non Raccomandata né Assicurata) recapitatami, perché mi è rimasta “intrigante” e di alcune cose non ho saputo darmi una spiegazione; ha quasi trenta anni ed è un bel ricordo struggente del POSTACELERE e la testimonianza per tabulas di un’epoca che oggi potremmo definire “d’oro”:
Seguito a scrivere le mie memorie.
Debbo continuare a riferire quanto potesse succedere al recapito fuori città o al non recapito o al rifiuto del destinatario, o al “destinatario defunto” o “partito incognito”, o all’imbucamento nelle cassette private con indicazione “ESPRESSI IN BUCA” o all’imbucamento nelle cassette private di Ditte dopo l’orario delle loro chiusure e con annotazione dell’ora di imbucamento su apposite buste, alla restituzione dei Mod. 23-P.I.; il tutto con altrettante registrazioni, firme, bolli, buste e dispacci speciali etc., etc.? Ultime sei annotazioni personali per completezza; chissà se dai lettori de IL POSTALISTA verranno considerate delle “chicche” o noiosi “arzigogoli”: PRIMA NOTA – Ignoro se qualche Mod. 23-P.I. di POSTACELERE sia stato, per caso o volutamente
affrancato con le speciali etichette a scadenza (francobolli) vendute a pacchetti per il servizio,
di PACCO PRIORITARIO, nello specifico il valore da Lire 15.000 color verde <sul Mod. “23-P.I. usato
chiaramente in eccesso di tassa di £. 3.000>, quindi da annotarsi manualmente “affrancato dal
mittente” in sede di accettazione allo sportello (così: Regolamento per le corrispondenze); la cosa,
penso, poteva essere ammessa ed erta pienamente legittima giusta il Regolamento Postale dell’epoca;
ammessa perché tutti gli avvisi di ricevimento (nel periodo per il PACCOCELERE) avrebbero
potuto essere affrancati dai mittenti. Se mai qualcosa dovesse apparire, così fatta, dopo aver
controllato bene che non si tratti di “falso” creato postumo ad hoc, giuro che, anche se
deambulo male, dalla disperazione ed in preda a crisi di nervi per il rimorso di non averci pensato
all’epoca, mi butterò in terra e mi sporcherò tutto! SECONDA NOTA – Ci sono in giro “duplicati” di Mod. 23-P.I.? L’evento, l’emissione di un duplicato era possibile anche se molto improbabile. L’Avviso di Ricevimento di POSTACELERE viaggiava come la corrispondenza “a firma” (Raccomandata, Assicurata, Assegno) ed una sparizione ex temporanea era molto difficile, a meno di casi fortuiti, incidenti, furti, incendi. Rammento che nei primi giorni del novembre 1994 ad Alessandria ci fu un’alluvione terribile del fiume Tanaro dopo tre giorni di pioggia da 600 mm. di acqua in 48 ore, con un’ondata di piena da 4.200 m3/s che cagionò miliardi e miliardi di danni a fabbricati, infrastrutture e ambiante (conseguenze immediate: 14 vittime) che potrebbe aver danneggiato le corrispondenze, anche di POSTACELERE. In tal caso un –mittente ipotetico-, compilando la denuncia di disservizio ed allegando copia della speciale ricevuta di spedizione di POSTACELERE (Patent. No. 8105675 I.P.A. S.p.A. Gruppo Venturini) avrebbe potuto ottenere un duplicato di Mod. 23-P.I. Sarà mai accaduto? Voglio avere l’illusione che qualcuno possa avere in mano cotanto documento, anche per lasciare una traccia storico-postale di grandissimo interesse e di difficilissima documentazione relativa a quel tragico evento alluvionale (il più grave del XX° Secolo in tre provincie piemontesi) ed al breve periodo storico del POSTACELERE. TERZA NOTA - Il servizio di POSTACELERE poteva usarsi per la spedizione di corrispondenze ordinarie al Capo dello Stato e al Sommo Pontefice; il tutto con pagamento di sola soprattassa postale POSTACELERE (non vigendo, per tale servizio extra, la franchigia postale). Le corrispondenze inviate, se siano mai state inviate a Papa Wojtyla resteranno, a vita, in Vaticano ove si archivia tutto, ma proprio tutto e non si cestina nulla. Quelle inviate, se siano mai state avviate per POSTACELERE ai Capi dello Stato (3 nel periodo, F. Cossiga, O.L. Scalfaro e C.A. Ciampi) saranno state (lettere, sopraccarte e buste) o archiviate nell’archivio del Quirinale e quindi sono diventate ipso facto bene demaniale inalienabile, oppure sono tenute negli archivi privati personali dei tre Presidenti. Tra 100 anni, forse, quando gli eredi degli eredi, insomma i discendenti dei tre capi di Stato vorranno aprire gli archivi di famiglia al pubblico, come è successo per i capi di governo Crispi e Giolitti, forse qualcosa si vedrà. Ma oggi qualcuno ha mai visto oggetti del genere? Se esistessero vorrei considerarli come “mosche bianche” e se taluno ne possa avere anche uno soltanto è bene che lo mostri qui, su IL POSTALISTA, dato che deve trattarsi di oggetto molto, ma molto più raro del Gronchi Rosa su busta da lettera raccomandata avviata col volo presidenziale di allora, inesitata e restituita da Lima! QUARTA NOTA - il servizio di POSTACELERE poteva usarsi anche per la notificazione di Atti Giudiziari. Sarà stato mai usato? Certo in Italia gli Ufficiali Giudiziari addetti alle notificazioni, anche per posta, sono stati migliaia; gli Uffici relativi dipendevano e dipendono dalle Corti di Appello che, in questa bizzarra Repubblica, sono più dei capoluoghi di regione (con 2 Corti di Appello in Lombardia e 4 in Sicilia). Potrebbe essere accaduto di tutto perché se anche le notificazioni con POSTACELERE fossero state uno zero virgola zero-zero-uno per cento, qualche cosa potrebbe essere uscita dai 33 ed oltre Uffici Postali dei “grandi centri” abilitati al servizio! Quindi in astratta ipotesi “qualche cosa” potrebbe esistere! È detta “qualche cosa” fu costosissima dato che la sovrattassa, costosa, di POSTACELERE andava ad aggiungersi al costo materiale della busta verde da notificare, già costosa del suo (sia a tariffa “lettera” che a tariffa “manoscritto”) e anche per il relativo e obbligatorio Mod. 23-L color verde, costoso del suo, si doveva pagare la sovrattassa di POSTACELERE. Alle mie domande se la notificazione giudiziaria dovesse essere fatta con Mod. 23-P.I. bianco o con Mod. 23-L verde nessuno, agli sportelli e senza “precedenti” mi ha saputo dare una risposta esaustiva; io non ho mai visto tali modelli circolati e sarei disposto a credere che le notificazioni dovessero essere eseguite con Mod. 23-L verde perché i 23-P.I. riguardavano la generalità degli invii mentre i Mod. 23-L riguardano una tipologia specifica: infatti è principio generale del diritto che una legge o una disposizione speciale prevalga e abroghi la legge o disposizione generale. Ma codesta è una mia convinzione personale. Un giorno, più di 20 anni or sono, nel corridoio della Divisione Filatelia delle Poste (in Piazza Dante) accompagnato da mio cugino, lo chiesi a una addetta a quell’ufficio che però, presa alla sprovvista, si strinse nelle spalle e non riuscì o non volle darmi risposta. Poi, in aggiunta, intervenne la Legge 53 dell’anno 1994 con la quale migliaia di colleghi iscritti ai vari Ordini (ma solo quelli con delega del cliente e virtuosi, cioè che non avessero avuto mai provvedimento disciplinare a sfavore) sono stati abilitati, a richiesta, alle notificazioni in proprio anche a mezzo Posta (cioè senza richiedere l’intervento di Ufficiale Giudiziario). Io sono stato abilitato dal mio C.O.A. alle notificazioni in proprio il 24/9/1994 e, debbo confessarlo vergognandomi da collezionista, non mi sono mai rivolto al servizio POSTACELERE per le notificazioni, perché non ne ho avuto mai la necessità. Ho un’aggravante a mio sfavore: usando il POSTACELERE INTERNO, ogni volta ho anche chiesto agli operatori allo sportello se avessero mai accettato una notificazione giudiziaria di Avvocato ed ogni volta sono stato guardato con tanto di occhi sgranati come se avessi bestemmiato, e in somma le risposte sono state sempre negative. Durante la vigenza del POSTACELERE INTERNO i modelli 23-L per atti giudiziari sono cambiati due o tre volte, per adeguamento alle disposizioni ministeriali seguenti ad altrettante decisioni della Corte di Cassazione. Se iniziando coi vecchi Mod. 23-L color verde da cm. 10 x 14 e seguitando, per ogni cambio di tipo e formato di 23-L, avessi fatto una sola notificazione ogni volta col POSTACELERE (per collezione e quindi svenandomi), ora avrei nella raccolta come minimo due o tre Mod. 23-L verdi diversi con i timbri e i datari di POSTACELERE (ma solo Interno, dato che l’Urbano è cessato prima della Legge 53 del 1994 a Roma! Ma a Milano, dove l’Urbano è risorto per tre anni?). Sono stato irrisoluto e tirchio: non ce li ho. Mi auguro che qualche Collega collezionista e lungimirante abbia invece speso e usato il servizio POSTACELERE per notificare e, se sì, si ritenga invidiato perché avrà in mano dei Modelli 23-L particolarissimi cioè degli oggetti molto rari, come ho scritto qualche riga sopra relativamente all’eventuale corrispondenza diretta per POSTACELERE al Papa e al Capo dello Stato; e non solo rari, ma di valore, cioè costosissimi. In questi casi l’ottimo U.S.P. della C.I.F. S.r.l. di Milano non darebbe valutazioni di sorta, lavandosene le mani, generalmente con la frase ”……con servizi accessori sono molto infrequenti e, quindi, non è possibile dare alcuna valutazione di mercato……”. QUINTA NOTA – Sulla POSTACELERE URBANA invito i lettori a rileggere l’articolo di Attilio Seveso su questo settimanale (puntata del 21/10/2013): è illuminante ed esaustiva della materia, ma manca di immagini di Avvisi di Ricevimento, speciali del servizio (chissà per quale motivo?); e quindi mi sono premurato di scrivere il presente piccolissimo aggiornamento che vale sia per la POSTACELERE URBANA che per quella INTERNA. L’articolo di Attilio Seveso (inaudito: vi compare anche una buca speciale per le spedizioni non ordinarie, in colore arancio, fotografata non al dritto ma dal lato sinistro!) non ha trattato dei “possibili”, anche se molto “improbabili” invii al Papa e al Capo dello Stato e degli Atti Giudiziari. Questa mia puntata deve essere interpretata come “piccola integrazione” sui due particolarissimi punti. Per trovare il bell’articolo, citato, di Attilio Seveso leggere come navigare, qui in basso alla susseguente nota relativa a Marino Bignami. Trattando “in generale” del servizio di POSTACELERE Attilio Seveso non ha potuto o voluto introdursi nei dettagli “impossibili” nei quali mi sono avventurato io (francatura dei Mod.23-P.I. con “marche” da £. 15.000; duplicati di Mod. 23-P.I.); quindi anche in parte qua la mia è una integrazione. SESTA NOTA - Parallelamente al Servizio POSTACELERE invito i lettori, cioè coloro che non lo abbiano fatto, a leggere, su questo settimanale e per confronto, l’articolo di Marino Bignami “1998-2008 dopo 10 anni la posta prioritaria è matura o è……normalizzata?” che è illuminante per capire come un altro servizio postale analogo praticamente quasi erede del POSTACELERE, partito in gran pompa poi sia finito nel nulla, come insomma una elefantessa abbia ancora una volta partorito un topolino; detto articolo (in “Storia Postale Italiana”) è pervaso da una vena di rincrescimento, cosa che penso di aver trasfuso anch’io nei miei appunti da utente di POSTACELERE. Se talun lettore possa aver dimenticato il citato articolo, suggerisco una rilettura. Quando ho scoperto gli scritti di Marino Bignami su IL POSTALISTA, ho impiegato, costretto a letto, tre mezzi pomeriggi per leggermeli tutti, senza eccezioni e navigando col notebook dal più vecchio articolo fino al corrente (e qualcosina me la sono perfino fatta stampare!): una miniera di dati, norme, informazioni, osservazioni critiche e tecniche, scoperte di un maestro ultra preparato e con occhio lunghissimo: io che sono un semplice “raccoglitore” non lo conosco personalmente e lo invidio per quante cose sa e conosce.
1) - Furono: ANCONA, AREZZO, BARI, BOLOGNA, BRESCIA, CAGLIARI, CARPI, CATANIA, COMO, FIRENZE, FORLI’ GENOVA, LEGNANO, LIVORNO, MILANO, MODENA, MONZA, NAPOLI, PADOVA, PALERMO, PARMA, PESCARA, PIACENZA, PISA, PRATO, REGGIO EMILIA, ROMA, ROZZANO, SASSARI, SEGRATE, TORINO, VARESE e VERONA; mancava una città importante (VENEZIA); successivamente il servizio accettazione su esteso a tutta Italia; dei primi 33 centri alcuni ebbero più di due Uffici dedicati all’accettazione (tipo Roma, Milano, Genova, Napoli, Torino). Antonio Rufini
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