il maniscalco



Emesso dalla Spagna
il 12 ottobre 1939
Dentellato 13
Yvert 18





Emesso dal Lussemburgo
il 7 dicembre 2010
Dentellato 13 x 13½
Yvert n. 1833




a cura di Gianni V. Settimo

L'uomo che metteva le scarpe alle mucche

Bernard (Bernardo), era il "fré" , un personaggio indispensabile nei villaggi di un tempo, chiamato anche il "feracaval" (maniscalco). Persona sempre disponibile, quando si doveva intervenire  per "ciapiné"  (ferrare gli animali da traino).

Veniva pure detto "forgiairon" perché fabbricava picconi, zappe, roncole, falcetti, vomeri d'aratro ed altri attrezzi necessari ai contadini e sapeva riparare qualsiasi tipo di strumento agricolo. Preparava oggetti come cremagliere, pinze, pale per la brace, coltelli da macellaio e realizzava i cerchi di ferro necessari ai carradori, e quelli, differenti ma essenziali per la costruzione di barili da parte, naturalmente, di suo fratello Giors (Giorgio), il bottaio.

Una curiosità, per me "cittadino", osservare quel gigante, alto un metro e novantacinque, mentre "metteva le scarpe" ai piedi delle mucche e dei cavalli, nell'antro ove l'odore caratteristico del corno bruciato era asfissiante...

Egli doveva innanzi tutto "gavé" (rimuovere) i quattro consunti ferri eliminandoli dagli zoccoli con una particolare e grossolana raspa, per poi "sagomé (regolare) i nuovi ferri, che poneva roventi per poi fissarli con speciali chiodi da lui fabbricati. Secondo la mansione che sarebbe poi stata richiesta all'animale, occorreva applicare un montaggio adeguato perché la forma ed il modo di porli, per calzare un cavallo da tiro o per uno da sella, sono differenti.

L'esperto artigiano si occupava pure della salute delle loro estremità incaricandosi anche di piccoli interventi di chirurgia.

Era aiutato dai due figli Sandro (detto "Tor" cioè toro), il primogenito alto un metro e ottanta, e il secondo nato, il piccolo e delicato Firmino (detto "Grissin" cioè grissino perché magro) che era alto solo uno e settanta.

Nel suo "antro magico" conservava un'attrezzatura quasi simile a quella di una clinica veterinaria: bisturi, pinze strappa-dente, pomate e unguenti. Per preparare i ferri, usava una forgia con un mantice a mano, la indispensabile "berta" (maglio a mano), un'incudine e le grandi "tnajë" (pinze) per afferrare i metalli roventi.

Per tradizione si "calzavano" i cavalli verso i quattro anni e le mucche verso i due. Mentre Sandro martellava il ferro sull'incudine, i clienti pazientavano vicino al focolare o andavano a bere il quartino nella vicina "piòla" (osteria), che era adiacente alla sua bottega e, naturalmente, gestita dalla "Neta" (Anna) la sua consorte.