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UN EVENTO STORICO PER MODENA | ||||||||||||||
di Gianluca Palano | ||||||||||||||
Collezionando storia postale talvolta può accadere che una comune lettera acquistata per semplice gusto estetico ci riservi piacevoli sorprese e che, trasportandoci improvvisamente indietro nel tempo, ci trasformi in degli imprevisti spettatori di episodi storici importanti e molto significativi. Attraverso tutta la genuinità della narrazione di chi, a quel tempo, quegli stessi episodi li ha vissuti in prima persona, riusciamo persino a percepire ed a gustarci tutte le sfumature che i suoi occhi son riusciti a cogliere e tutte le emozioni che le sue mani son riuscite a trasferire su carta.
Fu poi postalizzata nel vicino ufficio postale di Parma indirizzata ad un suo caro amico, un religioso che viveva a Lonato (comune bresciano che all’epoca era sotto il dominio austriaco del Lombardo Veneto). Giunse a destino tre giorni dopo, come da bollo di arrivo al verso. La prima cosa che salta all’occhio di questa lettera parmense è la scrittura elegante e minuta presente sul fronte. Una calligrafia tipica di persone culturalmente elevate quali, appunto, potevano essere quelle educate secondo una rigida istruzione ecclesiastica. Ma è solo aprendo le pagine del piego e leggendo lo scritto interno che veniamo catapultati, direttamente, su un evento storico-politico-religioso di elevata importanza, non per Parma ma, inaspettatamente, per il piccolo ducato di Modena. E già…proprio così, una lettera Parmense ci descrive un episodio importante del vicino ducato di Modena. Incredibile! Si trattava di un periodo storico in cui i venti risorgimentali spiravano con forza nei vari regni in cui era suddivisa la nostra penisola e si susseguivano, nelle popolazioni, moti e movimenti liberali volti alla scacciata dei vari sovrani dai ducati. Erano gli anni antecedenti quella che sarà, da lì a poco, la seconda guerra d’indipendenza italiana. A capo della chiesa vi era Papa PIO IX, al secolo Giovanni Maria Mastai-Ferretti, pontefice e ultimo sovrano dello Stato Pontificio che, se all’inizio del suo pontificato, grazie ad alcune riforme aveva dato l’illusione di essere un <<papa Liberale>>, si era velocemente ravveduto, dimostrandosi del tutto intransigente a qualsiasi apertura averso quel tipo di politica. (fig.3)
I vari sovrani, indaffarati a smorzare con mezzi più o meno leciti e violenti questi movimenti che nel sottobosco urbano si andavano diffondendo, cercavano un modo sacro per sugellare il loro diritto al trono e alla sovranità. La consacrazione papale e l’alleanza con la potente Santa Chiesa erano di sicuro una evidente conferma di tale diritto divino che avrebbe, oltretutto, scoraggiato eventuali focolai di insurrezione. Grazie ad un estenuante lavoro politico il Duca di Modena Francesco V d’Austria-d’Este, insieme al vescovo Cugini, era riuscito nel 1855 a far eleggere la provincia ecclesiastica di Modena ad Arcidiocesi metropolitana, comprendente le circoscrizioni vescovili di Reggio Emilia, Guastalla, Carpi e Massa Carrara. Già questo importante riconoscimento religioso aveva fortificato, almeno dal profilo puramente formale, l’alleanza Estense-Pontificia ed aveva sancito la tanto agognata unificazione tra giurisdizione ecclesiastica e confini ducali. Approfittando dell’occasione fornitagli dal viaggio di Pio IX presso tutte le Delegazioni del suo Stato, Francesco V sollecitò più volte il pontefice per una visita presso il proprio ducato, da poco neopromosso a provincia ecclesiastica. Questo perché era ben consapevole e fiducioso che un tale avvenimento, in un periodo di forti turbolenze liberali, se si fosse realizzato, avrebbe senz’altro avuto un fortissimo impatto figurativo ed avrebbe esaltato il prestigio della sua città. Inoltre la visita del Pontefice avrebbe accresciuto nel popolo l’attaccamento alla religione e, conseguentemente, alle monarchie che la Chiesa stessa sosteneva esplicitamente. Non da ultimo, sarebbe stato motivo di deterrenza verso i moti liberali. Quasi inaspettatamente, questa agognata visita avvenne davvero, senza nemmeno troppo preavviso. E qui torniamo alla nostra lettera. (fig. 4 e 5)
Ma lasciamo la parola, come è giusto che sia, a Don Domenico, mittente della lettera protagonista di questa storia ed apprezziamone la trascrizione che segue, volutamente lasciata integrale, con tutti i suoi errori e con una grammatica propria di un italiano ancora abbastanza arcaico: << Mio Carissimo Don Vincenzo, Dopo i convenevoli introduttivi, Don Domenico inizia la sua personale descrizione degli eventi e ci accompagna, mano nella mano, nell’episodio storico: <<L’inaspettata notizia che Sua Santità per aderire all’invito del Duca Estense, sarebbe venuto in Modena, fu causa che queste monache mi spinsero di andare a chiedere per esse loro l’apostolica benedizione. Finita la descrizione degli eventi che aveva vissuto con tripudio emotivo, Don Domenico chiude la lettera con i saluti: <<La cavalla sta bene abbastanza, ed anche della sua zoppicatura, temuta dai veterinari irrimediabile, pare stia assai meglio. Ciò che immediatamente traspare attraverso una veloce lettura di questa bella lettera è sicuramente l’aria di festa dell’intera popolazione ed il giubilo dello scrivente, giustamente emozionato dall’incontro vis a vis con il vicario di Cristo. Viceversa quello che più emerge da un’attenta analisi storica è la percezione di costante sottomissione che diede il Duca Francesco V. Fu talmente esplicita, da essere notata persino dal nostro casuale spettatore, autore della lettera. Il Duca, con i suoi comportamenti caratterizzati da una totale ostentazione di asservimento, per di più posti in essere nel suo territorio ed al cospetto dei suoi sudditi, riuscì a creare imbarazzo persino al Papa stesso. Difatti, come abbiamo letto nel dettagliato racconto, Francesco V prostrato a terra dinanzi la cattedrale insieme ai suoi congiunti più stretti, baciò i piedi al Pontefice, nonostante questi cercasse pudicamente di impedire un tale umiliante gesto. (fig.6)
Come sappiamo in seguito la storia diede comunque torto alla politica del Duca, ed a nulla servì la sua alleanza con la Santa Chiesa, anch’essa travolta dagli eventi che portarono ineluttabilmente all’unificazione nazionale sotto la guida Savoia. Difatti, quasi due anni dopo tale evento, sull’onda della seconda guerra d’indipendenza, il ducato di Modena insorse (come altri territori tra cui anche legazioni sotto il dominio papale) ed il Duca fu costretto fuggire ed a rifugiarsi in Austria insieme alla corte ed al suo piccolo esercito. In particolare gli eventi storici avvenuti nel biennio tra il 1859 ed il 1861, (con la seconda Guerra d’indipendenza e l’impresa dei mille), ci restituirono una penisola totalmente modificata nei confini. Lo stesso Stato Pontificio, usurpato della maggior parte dei suoi territori, fu’ circoscritto e relegato ad un misero territorio laziale, rinominato Patrimonio di San Pietro. Il processo di unificazione nazionale, sospinto da venti liberali fu, a tutti gli effetti, inarrestabile ed a poco servì anche la consacrazione del diritto divino al trono e l’agognata alleanza con la Santa Chiesa. A noi resta comunque il grande piacere di poter rivivere avvenimenti passati attraverso gli occhi di terze persone che hanno lasciato testimonianze reali e genuine di episodi importanti del nostro passato. La bellezza della storia postale.
Gianluca Palano | ||||||||||||||
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