Desidero ringraziare, innanzitutto la Dottoressa Patrizia Cremonini e la Dottoressa Annalisa Sabattini per la straordinaria gentilezza e disponibilità nel mettere a mia disposizione il materiale filatelico presente nell'Archivio di Stato di Modena . Ciò mi ha permesso di portare a termine la stesura del libro riguardante il plottaggio delle Prove di Conio in acciaio e delle Prove provvisorie e definitive dei Francobolli del Ducato Estense, nonché dei fogli degli stessi francobolli estensi e delle Marche per giornali emessi nel periodo 1852 - 1859.
Inizio spiegando che il simbolo stesso del francobollo estense, presente in tutti i francobolli, fu scelto personalmente da Francesco V, in luogo delle prove di francobolli presentate da Vienna che mettevano in risalto le armi asburgiche.
Infatti, l'Aquila estense ad ali raccolte su fondo azzurro appare nello stemma del Litta, sin dal lontano 1293. Aquila sovrastante le chiavi pontificie e sotto il simbolo del Triregno. Unico e mai posseduto da nessuna casa nobile.
Il tutto su fondo azzurro indicante il colore dei Guelfi (i Ghibellini prevalentemente adottavano il rosso) ..La Casa Estense era imparentate anche con la Casa dei Guelfi.
Ho così presentato, in anteprima il libro che è scritto e terminato, ma non ancora pubblicato.
Trovandomi davanti un pubblico prevalentemente dotto e con tanti storici medievalisti mi sono soffermato prevalentemente sugli aspetti storici della filatelia. Ovvero sugli uffici postali, sui percorsi ed instradamenti. Sulla Barca corriera che trasportava le lettere per Vanesia e sulle difficoltà di consegnare le lettere nei mesi invernali da Modena a Massa e Carrara. e quindi sulle percorrenze alternative.
Se infatti, il passo San Pellegrino risultava chiuso a causa della neve molto alta (e quindi non pulita dalle "spallate" degli abitanti dedicati a questa incombenza), le lettere venivano consegnate all'ufficio postale di Bologna che le inoltrava con i corrieri dell'Impero o con quelli pontifici per il passo della Futa molto più basso del San Pellegrino, quindi venivano portate a Firenze e da qui proseguivano per Lucca, poi per Massa e Carrara. Così facendo non pagavano più solo cent. 10 per percorso tutto estense, ma dovevano pagare per destinazione estera molto più alta a seconda dei periodi ed inoltre, in ricezione, dovevano pagare una tassa per provenienza da stato estero e quindi il tutto veniva a costare 3 - 4 volte la tassa normale.
Nella prefazione di Diena, in Italia, nel secolo XIX, la filatelia veniva descritta come "trastullo fanciullesco", negli anni a seguire abbiamo avuto grandissimi cultori filatelici per tutti gli aspetti della Storia Postale che riscatteranno ampiamente il vetusto ed antiquato concetto dei nostri avi.
Ho proseguito descrivendo la preparazione delle tavole tipografiche per Prove e Francobolli estensi e la creazione di quegli innumerevoli errori che caratterizzano la raccolta dei Francobolli Estensi dovuta sicuramente al fatto che chi preparava le Tavole certamente era illetterato.
Le tavole venivano sempre corrette ma, per i tanti errori, molti sfuggivano ai controlli e quindi il risultato è stato che, noi filatelisti, siamo stati certamente allietati dal cercare, dal trovare e poter disporre e studiare tantissimi errori tipografici.
Ho fatto osservare che Emilio Diena nel suo trattato del 1894 aveva fatto un lavoro di ricerca preciso ed entusiasmante, ma che probabilmente non aveva visto alcuni fogli, prevalentemente di Prove e che quindi non le aveva inserite nel suo trattato. Probabilmente anche perché, in quei tempi, le prove dei francobolli non erano considerate alla stregua dei francobolli. stessi e quindi studiate un po' in sottordine.
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