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il musicalista | |||||||
il personaggio del mese: OTOOBRE 2014 | ||||||||
georges brassens | ||||||||
IL PERSONAGGIO Nato il 22 ottobre del 1921 nella cittadina marina di Sète, a pochi chilometri da Montpellier, Georges Charles Brassens apprese i primi rudimenti della musica grazie alla passione della madre Elvira, di origine italiana, per la lirica e la canzone popolare: dotata di una bella voce, era infatti solita cantare accompagnandosi con un mandolino. Fu su questo strumento che si formarono le basi musicali del giovane Georges, e benché abbia in seguito appreso, da autodidatta, a suonare il pianoforte, la chitarra resterà per sempre la sua fedele compagna di scena. Dal padre Jean Louis, muratore ateo e anticlericale, ereditò invece la diffidenza verso ogni forma di potere e di ideologia che continuerà a trapelare da tutte le sue composizioni, e che gli varrà la fama di anarchico e libertario talmente ostinato da arrivare a mettersi in urto, all'occorrenza, anche con le più importanti organizzazioni anarchiche della Francia. Benché sia stato definito il più importante dei cantautori francesi, e anche a livello internazionale venga considerato come uno dei più grandi maestri della cosiddetta canzone d'autore, le aspirazioni artistiche di Georges Brassens furono inizialmente indirizzate verso la scrittura, complice anche il suo professore di liceo, che lo orientò alla lettura dei maggiori poeti francesi e allo studio della metrica. Intanto, con gli amici, ascoltava le canzoni di Charles Trenet e si divertiva a mettere in musica i suoi primi tentativi poetici. E sempre con gli amici si trovò coinvolto in una vicenda di furtarelli che gli costò una condanna e lo spinse, senza finire la scuola, a trovare riparo presso una zia a Parigi, dove si guadagnava da vivere lavorando alle officine Renault. La guerra, e l'occupazione nazista, lo sorpresero a Parigi. Perso il lavoro in seguito ai bombardamenti della fabbrica dove era impiegato, passava le sue giornate a leggere in biblioteca e a suonare il pianoforte della zia. Risalgono a questo periodo anche le sue prime raccolte poetiche e l'abbozzo di un romanzo. Internato in un campo di lavoro forzato tedesco nel 1943, Georges approfittò di una licenza per trovare rifugio presso una coppia di amici della zia, Jeanne e Marcel Planche, che lo nascosero nella loro casa fino alla liberazione. Fu in questo periodo di latitanza che cominciarono a vedere la luce molte delle canzoni che daranno a Georges fama e ricchezza, come Brave Margot, La mauvaise réputation e Le gorille. A guerra finita, nonostante la ristrettezza e la scomodità della dimora, decise di restare con loro, creandosi di fatto una seconda famiglia alla quale dedicò due successi come La cane de Jeanne e L'auvergnat. E quando, agli inizi degli anni '50, vinta una timidezza quasi patologica, iniziò ad esibirsi nei più importanti teatri parigini e si ritrovò in vetta alle classifiche di vendita dei dischi, approfittò della sopraggiunta agiatezza economica per ampliare e restaurare la casa di Jeanne e Marcel. Nemmeno la storia d'amore con Joha Heiman, che sarà sua compagna per tutta la vita, lo convinse ad abbandonare la casa in impasse Florimont: lo farà solo nel 1966, cantautore ormai celeberrimo anche fuori dai confini francesi, dopo la morte di Marcel. Di lì a qualche mese l'Académie Française lo onorerà con il Grand prix de la poésie. Anche a Joha, che chiamava col soprannome di Pupchen (bambolina, in tedesco) Brassens ha dedicato alcuni successi immortali, come Je me suis fait tout petit devant une poupée e La non demande en marriage: i due infatti non si sposarono mai e solo saltuariamente vissero sotto lo stesso tetto. Sofferente fin dalla gioventù di violente coliche renali che spesso lo avevano costretto ad interrompere tournées e concerti, sul finire degli anni '70 cominciò a ritirarsi dalle scene. Aveva inciso nel 1976 l'ultimo microsolco Trompe la mort, e pochi mesi dopo scoprì di avere un tumore intestinale. Operato una prima volta nel novembre 1980, e poi di nuovo l'anno successivo, morì il 29 ottobre 1981. La produzione discografica di Brassens consta di quattordici 33 giri registrati in studio, più un numero imprecisato di registrazioni dal vivo, edizioni speciali e pubblicazioni postume, per un totale di circa 150 pezzi, molti dei quali sono stati reinterpretati, rielaborati e tradotti da artisti di tutto il mondo. Solo per restare in Italia, si possono citare Nanni Svampa, con le sue traduzioni in dialetto milanese, e il grande Fabrizio De Andrè, che esplicitamente annoverava Brassens tra i suoi "maestri". |
LA MELODIA Tre giorni dopo la sua morte Brassens fu seppellito a Sète, nel cimitero di Py. Lo aveva chiesto lui stesso in una canzone del 1966 Supplique pour être enterré à la plage de Sète della quale vi proponiamo l'ascolto.E anche se il luogo di sepoltura non è esattamente la spiaggia, risulta comunque ironicamente realizzato il contenuto della ottava strofa: rivolgendosi idealmente al poeta Paul Valery, Brassens chiede infatti di "essere perdonato se il mio cimitero sarà più marino del suo". Valery è infatti anche lui sepolto a Sète, nel Cimitero Marino che, a dispetto del nome, è più distante dalla spiaggia rispetto a quello dove si trova la tomba di Brassens. |
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IL FRANCOBOLLO Emesso dalla Francia |