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il musicalista
il personaggio del mese: DICEMBRE 2015
ludwig van beethoven

IL PERSONAGGIO

Che l'infanzia di Ludwig van Beethoven sia stata tutt'altro che serena (preludio del resto di una vita tormentata) ce lo rivela fin dalla sua nascita un particolare tutt'altro che secondario. Di colui che è stato probabilmente il più grande compositore di tutti i tempi, infatti, ignoriamo con esattezza perfino la data di nascita.

Convenzionalmente fissata al 16 dicembre del 1770, è da taluni indicata il giorno successivo, mentre il nipote Karl, che a lui fu fortemente legato, in un "quaderno di conversazione" del 1823 scrive: "Oggi è il 15 dicembre, il tuo giorno di nascita, per quanto ne so; solo non posso essere sicuro se fosse il 15 o il 17, perché non ci si può fidare dell'atto di battesimo."

Secondo figlio (il primo, che portava il suo stesso nome, era morto pochi giorni dopo la nascita) di Johann e di Maria Magdalena Keverich, subì fin dalla prima infanzia il carattere litigioso e intollerante di un padre, mediocre musicista e cantante, manesco e dedito all'alcol.

Figlio a sua volta di un musicista, Johann si accorse ben presto delle notevoli doti del figlio, cercando di sfruttare le capacità musicali di Ludwig, nella speranza di ricavarne un altro Mozart e, soprattutto, un buon ritorno economico. E in parte questo si avverò, perché ben prima di avere compiuto vent'anni Beethoven si vide offrire importanti incarichi a Bonn.

Paradossalmente però, fu proprio l'eccesso di capacità a vanificare gli obbiettivi del padre, perché il giovane Beethoven fu presto notato da Ferdinand von Waldstein, che dopo averlo portato con sé a Vienna lo affidò agli insegnamenti di Joseph Haydn. Una scelta, quella di trasferirsi a Vienna, non facile, perché con la morte della madre per tubercolosi e l'internamento del padre (ormai completamente alcolizzato) in un ospizio, Ludwig era diventato tutore dei suoi fratelli.

Vienna era in quegli anni capitale incontrastata della musica occidentale e rappresentava quindi il luogo ideale per un musicista desideroso di fare carriera. Non c'è quindi di che stupirsi se il virtuosismo di Beethoven, anche dopo la partenza di Haydn per Londra, finisse col trovare estimatori e mecenati, come il principe Lichnowsky, che gli consentirono di dedicarsi alla composizione.

Una scelta obbligata, quella della composizione, dettata dalla presa di coscienza della sordità, di cui Beethoven cominciò a soffrire già nel 1796 e che avrebbe finito col precludergli la carriera di concertista. La causa della sordità è rimasta sconosciuta; la malattia spinse il musicista ad un isolamento orgoglioso che finì con l'attirargli accuse di alterigia e misantropia, rendendo problematici tutti i suoi rapporti umani, da quelli con le donne a quelli con i suoi stessi mecenati: "Principe, ciò che siete, lo siete in occasione della nascita. Ciò che sono, lo sono per me. Principi ce n'è e ce ne saranno ancora migliaia. Di Beethoven ce n'è soltanto uno." ebbe infatti a scrivere al principe Lichnowsky nel 1806.

Scrivere, perché ben presto fu costretto ad intrattenere i suoi rapporti con familiari e amici facendo uso di "quaderni di conversazione", la maggior parte dei quali fu purtroppo distrutta, dopo la morte, ad opera del suo segretario e primo biografo Schindler.

Nel 1820 la sua sordità divenne completa. Intanto però le sue composizioni, nate nel solco artistico del classicismo viennese e portatrici di tante e tali innovazioni da fare di lui il vero precursore del romanticismo, lo avevano già consegnato alla celebrità, e anche durante gli ultimi anni della sua vita continuò a comporre e sperimentare.

Il 7 maggio 1824, a Vienna, Beethoven apparve in pubblico per l'ultima volta, seduto accanto al direttore d'orchestra, in occasione della prima della Nona Sinfonia. Ormai completamente sordo, si accorse dei fragorosi applausi che decretavano il successo della sua opera solo quando qualcuno, al suo fianco, lo spinse a voltarsi verso la sala.

Tre anni dopo, il 26 marzo del 1827, sofferente di saturnismo, reumatismi, gotta e cirrosi morì a Vienna, dove il suo funerale fu seguito da un corteo di almeno 25000 persone.

LA MELODIA

Per il movimento finale della Nona, conosciuta anche come Sinfonia Corale, Beethoven aveva messo in musica un poema composto 40 anni prima da Friedrich Schiller: l'Inno alla Gioia (An die Freude), i cui temi di idealistica fratellanza fra gli uomini il musicista condivideva con il poeta.
Il brano è stato adottato (senza le parole di Schiller) come inno ufficiale dell'Unione Europea.

IL FRANCOBOLLO

Emesso dalla Francia
il 29 aprile 1963

Yvert 1382
Dentellatura 13