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il musicalista | |||||||
il personaggio del mese: SETTEMBRE 2018 | ||||||||
ray charles | ||||||||
IL PERSONAGGIO Quando nacque, il 23 settembre 1930 ad Albany nello stato segregazionista della Georgia, Ray Charles Robinson ci vedeva benissimo. Fu un tracoma (o forse gli esiti di un’infezione oftalmica curata male) a renderlo progressivamente cieco tra i cinque e gli otto anni di età. Nel frattempo una situazione familiare che definire disastrosa sarebbe eufemistico lo aveva già privato del padre Bailey, che aveva abbandonato la madre Aretha, e del fratellino George, annegato accidentalmente in una tinozza da bucato. A sette anni la madre riuscì a farlo accogliere da un istituto caritativo per sordi e ciechi della Florida dove ricevette la sua prima (e unica) formazione musicale, prevalentemente classica. Quando il giovane Ray uscì dall’istituto, nel 1945, sia la madre che il padre erano morti. Andò a vivere a Jacksonville, in Florida, ospite di una coppia di amici della madre, e fu in questa città che iniziò ad esibirsi nei locali da ballo con diverse band cittadine. Poteva finalmente suonare la musica che gli era vietata alla scuola, ma che lo affascinava: jazz, blues e swing. E poteva anche mettersi in tasca i suoi primi guadagni: quattro dollari a serata. Nei due anni successivi Ray cambiò spesso città, chiamato a partecipare a diverse band: Orlando e Tampa, sempre in Florida, e, nel 1948, Seattle, all’estremità opposta degli States, nello stato di Washington. A Seattle incise i suoi primi dischi, entrando per la prima volta nelle classifiche di vendita nel 1949, per poi firmare un contratto con la Atlantic Records nel 1951. Furono i discografici a fargli cambiare nome, abbandonando il cognome paterno (Robinson) perché secondo loro questo avrebbe potuto generare confusione con il nome di uno dei più grandi pugili di tutti i tempi, Sugar Ray Robinson, in quegli anni all’apice della fama con una striscia di 91 vittorie consecutive nelle categorie welter e medi. Da allora fu semplicemente Ray Charles, e con questo nome è diventato un’icona della musica popolare statunitense declinando alla sua maniera, davanti a una tastiera e col suo largo sorriso sotto gli occhialoni scuri, jazz, rythm and blues, gospel, swing e soul, usando a detta di alcuni critici la voce “come se fosse un sassofono”. Un successo dopo l’altro, tra eccessi legati all’uso di eroina (per cui fu arrestato nel 1965), concerti trionfali, qualche clamoroso flop discografico, Grammy Awards, l’impegno a fianco di Martin Luther King, un numero imprecisato di dischi d’oro, le contestazioni subite durante una tournée nel Sudafrica dell’apartheid, partecipazioni a due diversi (e di parti opposte) insediamenti presidenziali statunitensi, e perfino un secondo posto ad un Festival di Sanremo. Una citazione a parte merita la sua apparizione nel film The Blues Brothers, dove impersona il commerciante proprietario del Ray’S Music Exchange, e dopo essersi esibito al piano in uno dei suoi grandi successi, Shake a Tail Feather, fornisce a John Belushi e a Dan Aykroyd gli strumenti per la loro mitica performance. La morte lo colse a Beverly Hills il 10 giugno 2004 per le complicanze di una malattia epatica alla quale non erano estranei né gli abusi di droga degli anni ‘60, né le disagiate condizioni di vita dell’infanzia. |
LA MELODIA Scritta nel 1930 da Stuart Gorrell e Hoagy Carmichael, Georgia on My Mind divenne un successo mondiale nell’interpretazione di Ray Charles, che la incise nell'album The Genius Hits the Road nel 1960. Quella che vi proponiamo, è una esecuzione dal vivo dei primi anni ‘60. |
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IL FRANCOBOLLO Emesso il 23 settembre 2013 |