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il musicalista
il personaggio del mese: MARZO 2019
heitor villa-lobos

IL PERSONAGGIO

Nato a Rio de Janeiro il 5 marzo 1887, Heitor Villa-Lobos non ebbe mai una vera e propria educazione musicale. Il padre, funzionario della Biblioteca Nazionale e violoncellista dilettante, gli regalò una viola e gli insegnò a suonarla, ma il giovane Heitor era più interessato al pianoforte, al clarinetto e, soprattutto, alla chitarra: tutti strumenti che apprese a suonare praticamente da autodidatta.

Tuttavia, quando a 12 anni in seguito alla morte del padre fu affidato al nonno, anch’egli bibliotecario e appassionato di musica, fu proprio il violoncello a dargli un minimo di autonomia: di nascosto al nonno cominciò infatti a suonare nei bar e nei locali della città, racimolando così qualche spicciolo. Soldi che gli sarebbero serviti, di lì a qualche anno, per scappare di casa e compiere un lungo viaggi nel Nordeste del paese. Già molto interessato alla musica di strada, il sedicenne Heitor viaggiò per diversi anni in zone isolate e selvagge, collezionando durante le sue peregrinazioni miriadi di canzoni popolari: un patrimonio culturale dal quale non si separerà mai.

Dopo il suo rientro in famiglia, spinto dal nonno, Heitor accettò di iscriversi all’Istituto Nazionale di Musica di Rio de Janeiro, ma la sua insofferenza verso ogni forma di cultura accademica lo spinse ben presto ad abbandonare la scuola per intraprendere (1912) un altro viaggio etno-musicologico, stavolta nel cuore della Cina.

Tornato a Rio nel 1915 volle portare in concerto la sua musica: il successo fu immediato e gli valse l’ammirazione del grande Arthur Rubinstein che lo introdusse a mecenati ed impresari, fino a fargli ottenere nel 1923 una borsa di studio a Parigi; un periodo che si rivelò di importanza fondamentale per la sua maturazione artistica.

Quando nel 1930 tornò in patria, lo scapestrato Heitor era ormai diventato un mito. Le sue composizioni incontravano un successo sempre crescente, e pur continuando a scrivere musica e a dare concerti a un ritmo frenetico Villa-Lobos iniziò anche una grande carriera politica ed educativa, facendosi promotore di iniziative nelle scuole di ogni ordine e grado: al centro del suo sforzo c’era l’idea di creare una forma musicale che fosse rispettosa delle forme tradizionali brasiliane e al tempo stesso “classica e innovativa”.

Una sorta di nuova identità musicale brasiliana di cui si fece propugnatore nella sua inedita veste di direttore dei programmi di educazione musicale della città di Rio e di fondatore del Conservatorio Nazionale di Canto Orfico e, ironia della sorte per uno che sempre aveva manifestato la sua contrarietà verso ogni accademismo, dell'Accademia Brasiliana di Musica, della quale fu presidente fino alla morte.

Nel dopoguerra, invitato da Leopold Stokowski, Villa-Lobos intraprese un viaggio negli Stati Uniti durante il quale si guadagnò il consenso della critica internazionale e un buon successo anche popolare, tanto da vedersi commissionati diversi lavori per Hollywood. Le sue tournées all’estero, anche nelle più importanti capitali europee (tra le quali la “sua” Parigi, dove riscosse un notevole successo) continuarono anche per quasi tutti gli anni ‘50.

Morì il 17 novembre 1959 a Rio de Janeiro, città del suo cuore, lasciando circa 1300 opere di tutti gli stili, tra le quali 12 sinfonie, 17 opere, quartetti d'archi, balletti, suite, poemi sinfonici, concerti , lavori vocali, pezzi per pianoforte, musica religiosa e colonne sonore.

LA MELODIA

Quando Heitor Villa-Lobos arrivò a Parigi nel 1923, poco dopo aver scritto la Suite popolare brasiliana, portava con sé 12 studi per chitarra, profondamente innovativi perché non più basati sull’adattamento di modelli pianistici ma studiati direttamente per la tastiera della chitarra, da sottoporre al già celeberrimo Andrès Segovia.
Alcuni di quei pezzi entrarono in pianta stabile nel repertorio del maestro spagnolo: noi ve ne proponiamo uno, il secondo, la cui esecuzione richiede notevoli doti virtuosistiche.

IL FRANCOBOLLO

Emesso dal Brasile
il 5 marzo 1987
nel centenario della nascita

Yvert 1828
Dentellatura 12 x 11½