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il musicalista
il personaggio del mese: ottobre 2020
komitas vardapet

IL PERSONAGGIO

Soghomon Gevorki Soghomonyan nacque, secondo il calendario giuliano all’epoca usato in molti paesi dell’est europeo e dell’Asia occidentale, l’8 ottobre del 1869 da una famiglia di rinomati musicisti e cantanti armeni. Si ignorano i motivi, probabilmente di lavoro, per i quali la famiglia si trovava in quel periodo a Kütahya, nell’odierna Turchia centrale, ma già un anno dopo la sua nascita il piccolo Soghomon, in seguito alla morte della madre, fece ritorno in Armenia, che in quel tempo era parte dell’impero ottomano, per essere affidato alle cure della nonna.

All’età di 15 anni, rimasto orfano nel frattempo anche del padre, Soghomon fu ammesso al seminario di Echmiadzin (Armenia), dove ebbe presto modo di far apprezzare le sue doti naturali di musicista e cantante, nonché di affinare la sua tecnica e completare gli studi religiosi, diplomandosi nel 1893. Divenne così monaco, e proprio in virtù delle sue doti canore gli venne imposto il nome di Komitas, un grande musicista del VII secolo, che era stato anche un patriarca della Chiesa Apostolica Armena. E quando due anni dopo fu ordinato prete, al nome di Komitas si aggiunse anche l’appellativo Vardapet, cioè “padre”.

Dopo avere riorganizzato e diretto per qualche anno il coro polifonico del monastero, Komitas trascorse un lungo periodo di studio prima a Tbilisi e poi a Berlino presso la Friedrich-Wilhelm-Universität. Dopo avere ottenuto il titolo di dottore in musicologia fece ritorno in Armenia per “usare ciò che ho imparato in occidente per costruire una tradizione musicale nazionale”. Viaggiò in lungo e in largo per tutta l’Armenia, raccogliendo canzoni e danze folcloristiche; collezionò e pubblicò oltre 2500 canzoni, che spesso riadattò per eseguirle con il suo coro. Aveva intanto iniziato a comporre, soprattutto musica corale liturgica, e anche in questa attività fece largo uso di temi e strutture musicali mutuate dalla tradizione armena che andava studiando.

Trasferitosi a Istanbul nel 1910 con lo scopo di far conoscere a platee sempre più ampie la musica armena, fondò e diresse un grande coro di 300 membri, mettendo in scena principalmente i canti della tradizione armena e le sue composizioni religiose, ma questa attività, che riscosse peraltro notevole successo, fu interrotta bruscamente il 24 aprile 1915, data di inizio del genocidio armeno.

Arrestato insieme ad altri 180 notabili armeni, Komitas fu deportato a Çankiri, nell'Anatolia centrale, dove rimase prigioniero per alcuni mesi. Fu solo grazie all’aiuto di due intellettuali turchi, il poeta Emin Yurdakul Mehmed e la scrittrice Halide Edip Hanim, e all’interessamento dell'ambasciata degli Stati Uniti d'America che Komitas poté fare ritorno a Istanbul insieme ad altri otto prigionieri.

La drammatica esperienza del genocidio e la sistematica distruzione del suo lavoro avevano però irreversibilmente minato la sua salute mentale, e Komitas, ormai totalmente chiuso in se stesso e in preda a gravi problemi psichiatrici (quello che oggi definiremmo un PTSD – post traumatic stress disorder) fu dapprima ricoverato in un ospedale militare turco e poi, sempre grazie all’interessamento dei suoi amici e sostenitori, trasferito in una clinica psichiatrica parigina.

Qui morì il 22 ottobre 1935, senza più risollevarsi dalla sua malattia: la causa della sua malattia e della sua morte fanno di lui uno dei martiri del genocidio armeno. Riportate in patria, le sue ceneri riposano nel Pantheon Armeno di Yerevan, a lui intitolato, dove sono sepolti molti altri musicisti, scrittori, poeti e artisti armeni.

 

LA MELODIA

Composta a partire dal 1892 e continuamente ritoccata fino alla sopravvenuta infermità mentale, l'opera più eseguita di Komitas Vardapet è senza dubbio Patarag (Divina Liturgia) che è ancora oggi una delle più usate nelle messe solenni della chiesa apostolica armena, e questo fa sì che sia conosciuta anche fuori dall'Armenia, dovunque esista una comunità armena formatasi dalla diaspora che fece seguito al genocidio: ve ne proponiano le prime note.

IL FRANCOBOLLO

Emesso dall'Armenia
il 1° dicembre 2019
(150° anniversario della nascita)

Michel 1133
Dentellatura 13¼ x 13