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il musicalista | |||||||
il personaggio del mese: APRILE 2023 | ||||||||
jacques brel | ||||||||
IL PERSONAGGIO Anche se è universalmente considerato uno dei più grandi cantautori francesi e il suo nome è indissolubilmente legato alla tradizione dei grandi chansonnier parigini, Jacques Brel era belga, e per di più di origine fiamminga; nacque infatti l’8 aprile del 1929 a Schaerbeek che, benché geograficamente appartenente alla regione delle Fiandre, e più precisamente al Brabante fiammingo, fa parte di quella che è definita la “cuve brusselloise”, e cioè l’insieme dei 19 comuni bilingui di cui si compone la capitale belga e la sua periferia. Il padre Romain, la cui famiglia era originaria di Zandvoort e francofona, era un piccolo industriale cartario trasferitosi a Bruxelles dopo il matrimonio con Lisette Van Adorp, anche lei di antiche origini fiamminghe ma la cui famiglia ormai da diverse generazioni era trapiantata a Bruxelles: durante tutta la sua carriera, Jacques si definì sempre come un “cantante fiammingo di lingua francese”, e le poche canzoni che cantò anche in neerlandese furono tradotte per lui dal poeta Ernst van Altena. Jacques era un bambino sognatore e fantasioso che amava passare le ore ad ascoltare la madre suonare il pianoforte; Lisette era una discreta pianista dilettante e fu lei a insegnare al figlio a suonare. A scuola però Jacques si rivelò studente svogliato e refrattario a ogni tipo di disciplina, tanto da essere alla fine espulso dal collegio Saint-Louis, dopo aver ripetuto svariati anni, prima di conseguire il baccalauréat. Aveva nel frattempo composto le sue prime melodie al pianoforte e imparato a suonare la chitarra, e nonostante i brutti voti che regolarmente gli dava, la sua insegnante di lettere ammetteva che nei suoi componimenti c’era qualcosa di “assolutamente affascinante”. Entrato a far parte del movimento giovanile di ispirazione cattolica La Franche Cordée, formò con altri coetanei un laboratorio teatrale e musicale, occupandosi di scrivere testi e musiche delle rappresentazioni e quando, dopo il servizio militare, il padre gli diede un impiego nella ditta di famiglia si sposò. Era il 1950, e in quello stesso anno aveva cominciato anche ad esibirsi in alcuni cabaret di Bruxelles sotto lo pseudonimo di Jacques Bérel: il padre, non approvando le sue velleità artistiche, gli aveva vietato di usare il nome di famiglia per le sue attività musicali. Anche se più tardi Brel affermerà di non capire cosa la gente trovasse di tanto interessante in quelle sue prime esibizioni, incontrò un discreto successo tanto che una giornalista belga inviò, a sua insaputa, una sua registrazione ad un impresario parigino. L’impresario in questione era Jacques Canetti, fratello del Nobel per la letteratura Elias, discografico di successo, proprietario di un teatro e scopritore di talenti (era stato lui a lanciare Édith Piaf), che nell’estate del 1953 convocò Jacques a Parigi. Era appena nata la sua seconda figlia, che significativamente fu chiamata France, ma Jacques si trasferì a Parigi, dove da settembre iniziò ad esibirsi nel teatro di Canetti, Aux Trois Baudets, e a partecipare a tutte le tournée che l’impresario gli proponeva, spesso come spalla di artisti già affermati come Marcel Mouloudji e Sidney Bechet. Tornò anche a Bruxelles, nel 1955, per una lunga serie di serate nella celebre sala da concerti l’Ancienne Belgique, e nel frattempo incise i suoi primi dischi. Il 1956 e il 1957, dopo l’incontro con i musicisti François Rauber e Gérard Jouannest (che lo accompagneranno per tutta la sua carriera), furono gli anni della definitiva consacrazione: dopo il successo del suo secondo 33 giri Quand on n'a que l'amour, Brel passò successivamente all’Olympia, all’Alhambra e a Bobino, le sale più prestigiose di Parigi. Da allora e per un decennio l’attività discografica e concertistica di Jacques Brel si fece frenetica, al punto di spingerlo ad abbandonare il palcoscenico per non restarne schiavo. Tenne il suo ultimo concerto il 16 maggio 1967 a Roubaix, e da allora, pur continuando ad incidere dei dischi, non riapparve più in scena. Si dedicò invece al cinema, a dire il vero con risultati non entusiasmanti, e a coltivare le sue grandi passioni (il volo e la vela) che lo portarono a trascorrere gli ultimi anni della sua vita nella Polinesia Francese, dove per un periodo, ai comandi del suo bimotore privato, assicurò i collegamenti medici tra le isole dell’arcipelago e Papeete. Malato di cancro ai polmoni, tornò in Francia per farsi curare, morendo all’ospedale Avicenna di Bobigny il 9 ottobre 1978. Per sua volontà è sepolto nel cimitero dell’isola polinesiana di Hiva-Oa, dove aveva passato gli ultimi anni della sua vita, a pochi metri dalla tomba dove, 75 anni prima, era stato seppellito Paul Gauguin. |
LA MELODIA Benché Brel abbia più volte dichiarato di considerare la Francia come la propria nazione spirituale e nonostante i suoi toni spesso polemici e amari nei confronti del Belgio, e in particolare dei fiamminghi, è proprio alle Fiandre che è dedicato l’accorato omaggio di una delle sue canzoni più conosciute: Le Plat Pays. |
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IL FRANCOBOLLO Emesso dalla Francia Yvert 2653 |