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il musicalista | |||||||
il personaggio del mese: APRILE 2025 | ||||||||
renato rascel | ||||||||
IL PERSONAGGIO Renato Ranucci nacque “figlio d’arte” a Torino, durante una tournée della compagnia teatrale della quale facevano parte il padre Cesare, cantante di operetta, e la madre Paola Massa, ballerina e costumista, il 27 aprile 1912. I genitori, impossibilitati a portarlo con loro durante i continui spostamenti della compagnia, lo affidarono a una zia “romana de Roma” che viveva in uno dei quartieri più centrali della città, quello di Borgo: un dedalo di viuzze tra il Tevere e piazza San Pietro, spazzate via dopo il Concordato del 1929 per far posto alla nuovissima via della Conciliazione, che all’epoca era anche conosciuto anche col soprannome ironico di Borgo Pio, data la vicinanza con la sede papale. Alla Scuola Pontificia Pio IX, dove oltre al normale corso di studi si impartivano anche lezioni di canto, musica e recitazione, ebbe subito modo di mostrare il suo talento, tanto che don Lorenzo Perosi, all’epoca maestro del Coro delle Voci Bianche della Cappella Sistina lo volle tra i suoi cantori: all’epoca aveva solo 10 anni, ma già aveva avuto occasione, in compagnia di ragazzi più grandi, di provare a suonare la batteria in un complesso jazz. Un talento precoce, dunque, e non solo nella musica, visto che sempre in quegli anni il padre, divenuto direttore della compagnia, lo fece debuttare nel ruolo di un ragazzino in un dramma popolare messo in scena a Roma tra una tournée e l’altra. Nonostante il gradimento del pubblico però suo padre era contrario a fargli intraprendere la carriera artistica, e cercava piuttosto di avviarlo a mestieri più sicuri e redditizi. Ma Renato da quell’orecchio non ci sentiva, e già a 13 anni trovò una scrittura come cantante, facendosi presto notare anche per le sue improvvisazioni di danza e arte varia tra un pezzo e l’altro. Di scrittura in scrittura, nel corso di pochi anni si fece un nome nelle compagnie di avanspettacolo romane, e a quel punto il nome… decise di cambiarselo, assumendo quello d’arte di Rascel, che in origine era Rachel, scelto a caso dall’etichetta di una cipria trovata in camerino, ma che diventò Rascel per evitare errori di pronuncia da parte del pubblico. Un nome che gli causerà non pochi grattacapi col regime fascista, che lo italianizzò in Rascele nonostante la resistenza di Renato, che in perfetta linea col suo stile scanzonato e ironico dichiarò che avrebbe cambiato il suo nome in Rascele solo se avessero ribattezzato anche Daniele Manin in… Manino. Non furono i soli screzi che ebbe col regime, perché proprio in quegli anni Rascel decise di creare un suo personaggio originale: un omino dall'aria candida che declamava monologhi assurdi, ricchi di invenzioni linguistiche, battute spesso improvvisate e doppi sensi, vestito di una palandrana troppo grande con un taschino sulla schiena; un personaggio anticonformista, alle cui battute il regime attribuiva intenzioni satiriche, che spesso subiva i tagli della censura e che divenne comunque il suo marchio di fabbrica, vero antesignano di quella che in seguito sarà definita “comicità demenziale”. Un personaggio riportato sulle scene del teatro di rivista, anche sotto i nuovi panni del “piccolo corazziere”, nel dopoguerra, finendo col consacrare definitivamente la popolarità di Rascel, che sull’onda del grande successo ottenuto con la rivista allargò il suo repertorio al teatro di prosa, portando poi la sua interpretazione del Cappotto di Gogol anche sul grande schermo, sotto la regia di Alberto Lattuada. Dal cinema (anche con i suoi personaggi stralunati), dal teatro di prosa e dalla rivista alla nascente televisione il passo fu breve. E con la televisione arrivò anche il Festival di Sanremo, che vinse nel 1960 con Romantica, da lui composta, in coppia con l’ “urlatore” Tony Dallara. I decenni successivi furono solo la conferma di un talento musicale, teatrale, televisivo e cinematografico a tutto campo, segnati da successi memorabili, fino al naturale diradarsi dell’attività, e alle ultime apparizioni in pubblico in occasione dei Mondiali di calcio del 1990. Il 2 gennaio dell’anno successivo, colpito da un’insidiosa forme di arteriosclerosi, morì. Dopo il funerale celebrato la mattina del 5 nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo il suo corpo fu tumulato al cimitero Flaminio.
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LA MELODIA Inciso nel 1954, Arrivederci Roma (il soggetto del nostro francobollo), fu il primo grande successo come cantante di Renato Rascel, che ne aveva composto la musica sul testo dei suoi abituali registi teatrali Garinei e Giovannini.Innumerevoli le cover e le traduzioni, tra le quali spiccano quelle di Claudio Villa, Dean Martin, Perry Como e, dal vivo nel 2010, Renato Zero e Amedeo Minghi. |
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IL FRANCOBOLLO Emesso da San Marino Yvert 1466 |