III
La seconda parte di questa monografia (v. Notiziario ASPOT n. 16) si chiudeva con il ritorno della nostra Toscana alla legalità e alla normalità dopo i moti rivoluzionari del 1849. Una testimonianza postale di questo infelice periodo è la lettera che Federigo Marlin scrive a Siena il 15 Marzo 1849, usando l’appellativo “Cittadino Direttore” (uno dei tanti rigurgiti di demagogia giacobina imposti dal c.d. Governo Provvisorio, che richiamava alla mente le tristi vicende di cinquant’anni prima) e
Fig. 1 - In questa lettera del 14 maggio 1849 F. Marlin accusa ricevuta di una circolare “colla quale si richiamano gli Impiegati ad essere fedeli al Governo al servizio del quale sono addetti” assicurando di osservare “in tale dovere e praticare quella fedeltà che desidera”. Come si vede, la demagogia giacobina dei “nuovi padroni aveva imposto l’uso francese del termine “cittadino”, al posto dell’Ill.mo Signore ma il Marlin si sottoscrive, all’antica, “Dev.mo Obbl.mo Servitore”
sigillando la lettera con il bollo postale, come prescriveva la già citata disposizione dell’11 Febbraio 1849; ma il Distributore di Orbetello qui si riferisce a una circolare successiva: “E’ in me la circolare di lei Cittadino Direttore degli 11 Marzo corre di N°70, colla quale si richiamano gl’Impiegati ad essere fedeli al Governo al servizio del quale sono addetti. E nell’assicurarle che per mia parte sarà pienamente osservato un tal dovere e praticata quella fedeltà che si desidera, passo al pregio di segnarmi con il più distinto ossequio.” (Fig. 1).
Ristabilitosi dunque il legittimo governo granducale, dall’Agosto all’Ottobre 1849 vi è un fitto scambio di corrispondenza fra la Soprintendenza e la Direzione di Siena, e fra questa e le Distribuzioni interessate, allo scopo soprattutto di “…togliere l’inconveniente del ritardo che soffre attualmente il corso della corrispondenza tra Scansano e i Presidi.” Con tale termine si continuava a intendere il territorio dell’Argentario che fino al 1808 aveva fatto parte appunto dello Stato dei Presidi, istituito da Filippo II di Spagna nel 1557.
Con lettere del 10 e 19 Settembre la Soprintendenza dispone infine alcune variazioni di orario, che riguardano principalmente la Distribuzione di Orbetello; il Marlin compila con meticolosa cura due curiosi schemi riassuntivi e li manda alla Direzione di Siena specificando se erano prima o dopo il cambiamento. Per documentazione, ho creduto opportuno riprodurli e siccome i caratteri piccolissimi delle scritte li rendono di non facile lettura anche negli originali, li ho trascritti per comodità del lettore.
Da queste tabelle si possono ricavare i tempi di percorrenza della Posta, che a volte vengono trascurati negli studi storici postali, mentre io li ritengo importanti per una migliore conoscenza di come funzionava il servizio.
Da Grosseto a Siena 14 ore e mezzo, da Siena a Grosseto 15 ore e mezzo; con la variazione modificando il cambio dei cavalli e le soste, il viaggio di ritorno viene ridotto addirittura di due ore.
Da Grosseto a Livorno 17 ore e mezzo, al ritorno mezz’ora di meno; era compresa la sosta a Piombino per lo scambio dei dispacci con Portoferraio.
Da Grosseto a Orbetello 5 ore e mezzo, mezz’ora di sosta, altre 2 ore per arrivare a Porto S.Stefano; per il ritorno stesso tempo di percorrenza, ma a Orbetello era concessa una sosta di un’ora. Dopo la variazione, il tempo da Grosseto a Orbetello è portato a 6 ore, ma la partenza da Grosseto anziché alle 11 della mattina è alla mezzanotte.
Da Grosseto a Scansano 4 ore, sia all’andata che al ritorno.
Questi cambiamenti suscitarono qualche malcontento e varie proteste da parte dei Distributori, anche il Direttore di Siena solleva diverse eccezioni e traccheggia nel mettere in atto le disposizioni di Firenze, suscitando infine il risentimento del Soprintendente, che conclude così una sua lettera del 6 Ottobre, dopo dettagliate spiegazioni sui motivi degli ordinati cambiamenti: “Non possono in ultimo esimermi dal farle osservare come per non avere Ella adempito subito agli ordini che le venivano dati colla officiale del dì 10, sia stata lungamente protratta una correzione di servizio che poteva farsi in un giorno. Ciò non vuol dire che la Soprintendenza sdegni le osservazioni, e si creda infallibile, il che sarebbe stoltezza magna, ma le osservazioni devono essere fatte quando vengono richieste; e quando si danno ordini positivi, come quelli che erano contenuti nella precitata mia del 10, prima si devono eseguire, e nell’annunziarne l’esecuzione alla Superiorità darle gli avvisi e fare le osservazioni, che la propria coscienza e saviezza ci fa conoscere opportuni.” Una bella lavata di capo per il povero Pescetti!
Facendo un passo indietro, voglio segnalare che nel Gennaio 1849 la Direzione di Siena, su richiesta della Soprintendenza, aveva svolto un’indagine per avere un quadro completo sui locali adibiti a Distribuzione Regia; le risposte dimostrano che alcuni di essi erano dati in uso gratuito dal Governo ma per i più era il Distributore a pagare di tasca propria l’affitto. Federigo Marlin scrive che “…non gode né dalla Comunità né dallo Stato l’uso gratuito del Locale che serve d’Uffizio, ma invece paga a carico della sua tenuissima provvisione £.13.6.8 al mese pari a £.160 l’anno.”; e il Valli di Porto S.Stefano “…la Pigione dell’Uffizio è stata sempre pagata da me e non dal Governo né dalla Comunità.” Risulta privilegiato il Volpi di Grosseto: “L’uso gratuito della stanza d’Uffizio lo ricevo dal Governo e non dalla Comunità”
(continua)
N.B.: i documenti citati e quelli riprodotti sono nell’Archivio di Stato di Siena, Fondo Regie Poste nn. 78 e 81