Radicofani |
Integrazione della scheda di Radicofani - I
parte (pag. 171) |
Nel nostro libro abbiamo dedicato a Radicofani ben
cinque pagine, ma potevano anche essere di più, data l'importanza
della località nei collegamenti stradali -e di conseguenza
postali- non solo fra la Toscana e il Lazio, ma anche fra la Maremma
meridionale e la Val di Chiana, fino alla metà del diciannovesimo
secolo.
Si può dire che la decadenza sia iniziata già nel periodo
napoleonico (che pure aveva visto l'impianto nella località
di una Direzione Postale), con la perdita, nel 1813, del collegamento
con le Comunità di Castel del Piano, Arcidosso, Cinigiano e
Roccalbegna che optarono per la via di San Quirico. Più tardi,
dopo alterne vicende, si staccarono anche i Comuni di Santa Fiora
e delle c.d. Contee (Pitigliano, Manciano e Sorano); infine Chianciano,
che preferì collegarsi con Montepulciano.
L'avvento della ferrovia portò alla soppressione del corso
stradale di posta prima tra Firenze e Siena (1849), poi tra Siena
e Roma e al conseguente declassamento della strada Regia Romana, cosicché
alla fine del 1862 fu chiusa anche la stazione di posta di Radicofani
che per tre secoli aveva rappresentato un importantissimo punto di
riferimento per tutti i viaggiatori che dal nord andavano a Roma;
nel 1870 il monumentale edificio, eretto a tale scopo dai Medici alla
fine del cinquecento, fu messo all'asta dallo Stato e acquistato dai
Bologna, ricchi proprietari terrieri di S.Casciano Bagni, che ne fecero
una fattoria con casa padronale al centro di una tenuta di 2500 ettari.
Oggi è in stato di semi-abbandono.
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La Posta di Radicofani oggi,
con il portale che immetteva
nelle scuderie ancora ben conservato.
La strada è l'odierna Regionale n. 2, meglio conosciuta
come Via Cassia,
che in questo tratto ha conservato
l'identico tracciato dell'antica Strada Regia Postale.
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Come sappiamo, ad ogni Stazione di Posta granducale era annesso un
oratorio per la celebrazione della S.Messa la domenica e le altre
festività religiose; i sacerdoti incaricati erano pagati dal
governo e avevano il titolo di "Cappellano Regio".
Riteniamo interessante, per far luce su un aspetto poco conosciuto,
sia pure secondario, del servizio postale dell'epoca, riportare la
documentazione riguardante il servizio religioso che aveva luogo nelle
stazioni di posta, in riferimento alla chiusura della Posta di Radicofani.
Il 21 Settembre 1863 la Direzione del Demanio e Tasse in Firenze,
a proposito del sacerdote Vincenzo Gerlini, addetto all'Oratorio della
Posta di Radicofani, scrive al Prefetto che "...cessato ai
primi del corrente anno quel servizio postale, non può altrimenti
l'Amministrazione delle Poste essere gravata di tale spesa a cui prima
provvedeva, essendo celebrato il divin Sacrificio per comodo dei Corrieri
e altri Impiegati dell'Amministrazione stessa ."
Il 9 Ottobre successivo il Sottoprefetto di Montepulciano invia una
sua relazione al Prefetto di Siena: "...Dacché la
Stazione di Posta di Radicofani non esiste altrimenti non vi ha più
alcuna necessità di mantenere la pratica di far celebrare in
detto oratorio nei giorni festivi la Messa a comodo dei Corrieri,
dei Postiglioni, ed altri Impiegati che già erano addetti alla
Regia Posta. Ben è vero che in quello stabile è accasermata
una Compagnia di Granatieri, e che ci abita appresso il Doganiere
di Radicofani coi subalterni Impiegati della Dogana, ma non essendo
questi nel caso di dover ascoltare nei dì festivi la Messa
in certe determinate ore combinate con gli arrivi e le partenze del
Corriere della Posta, possono agevolmente recarsi a sodisfare ai loro
religiosi doveri sia nella chiesa della prossima Terra di Radicofani
sia anche meglio nella più vicina chiesa dei Cappuccini".
Il 14 Marzo 1864 la Direzione del Demanio e delle Tasse di Firenze
ritiene che la Direzione Compartimentale delle RR.Poste debba "...promuovere
congrui provvedimenti circa l'avvenire del Cappellano, il quale in
sostanza deve considerarsi come un dipendente e stipendiato dalla
postale amministrazione."
Il 30 Giugno 1864 il Prefetto di Siena così scrive al Ministero
di Grazia e Giustizia, Divisione del Culto: "L'oratorio di
Radicofani, situato in uno stabile di proprietà demaniale,
veniva uffiziato per comodo degli Impiegati addetti alla Stazione
Postale e dei Corrieri che transitavano di colà. Il sacerdote
Vincenzo Gerlini venne con Sovrano decreto de' dì 12 Febbraio
1847 nominato Cappellano del suddetto oratorio [...] Aperti
nuovi tronchi stradali e mutate, mercé il vapore, le condizioni
viarie della Provincia, venne a cessare il bisogno di tenere una Stazione
Postale a Radicofani e quindi mancato lo scopo principale della uffiziatura
era naturale che la Direzione Compartimentale delle RR.Poste in Firenze
facesse partecipare al Cappellano Gerlini che l'Amministrazione non
aveva altrimenti d'uopo all'opera di lui a datare dal 1° Gennaio
dell'anno corrente".
Riconoscendo la necessità della soppressione del servizio religioso,
il Prefetto osserva però che "...siffatta misura avrebbe
dovuto essere accompagnata da un benigno provvedimento al riguardo
dell'uffiziante Sacerdote il quale vistosi così trascurato
si è rivolto a cotesto Ministero colla qui acclusa istanza
diretta a conseguire un congruo assegno. Il Sacerdote Gerlini è
da 18 anni che disimpegna le funzioni di Cappellano nell'Oratorio
a Radicofani ed anche dopo la cessazione della Stazione Postale avvenuta
sugli ultimi del 1862 continuò a prestare servizio celebrando
la Messa per le RR. Truppe accantonate a Radicofani..."
Il Prefetto ritiene che il Gerlini "...nella qualità
di Cappellano Regio, che percepiva un annuo compenso di £ 338,24
[...] abbia maturato un diritto ad esser trattato alla pari di
un Impiegato dello Stato [...] anche per le sue condizioni
economiche che sono delle più bisognose, mentre nulla vi è
da osservare quanto alla sua condotta morale e politica."1
Pare che il Gerlini non avesse altre entrate che l'affitto di una
casa (circa 200 lire l'anno), in comproprietà con il fratello.
Dal 1863 il servizio postale fra Siena e Radicofani andò in
crisi. Furono attuate soluzioni locali, si sollecitarono contributi
da tutti i Comuni che potevano essere interessati al servizio postale,
ma ci volle del tempo per rimettere in piedi un servizio postale sufficiente,
come vedremo nella seconda parte di questa scheda.
1) A.S.S. - Prefettura n. 1122, cat. 8 |
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