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PIENZA
Il lamento del Regio Commesso Postale (pag. 162)

Ci pare interessante, e anche curioso, il contenuto di questo documento1 che riguarda l'ufficio postale di Pienza. Lo riportiamo integralmente: è un po' lungo, è vero, ma crediamo valga la pena di leggerlo. A seguire, il nostro commento e i risultati di un'indagine sul posto.

Pienza, 17 Luglio 1875

Ill.mo Sig.Cavaliere
Prefetto della Città e
Provincia di Siena,

In qualunque siasi ramo di Servizio il Governo del Magnanimo Re d'Italia chiede ai suoi sottoposti la puntualità, esattezza e galantomismo, ma non domanda già la perdita della salute e della vita, ed è per questo che il sottoscritto, in qualità di Regio Commesso Postale, servo e suddito fedelissimo della S.V. Ill.ma, rispettosamente con la presente si prende con le debite ragioni rivolgersi alla prefata S.Vostra sperando di ottenere con sicurtà ciò che domandato viene.
In qualunque posto ove esiste Regio Uffizio Postale, il proprio comune tanto per decoro del paese o Città, quanto per la salute e bene del Titolare, ha provveduto due stanze con tutti i necessari comodi per uso d'Ufficio Postale, meno che in questa disgraziata Città a motivo del troppo egoismo che vi comanda, tenendo per Ufficio un piccolo stanzino sotto alla torre umidissimo esposto a tutte le intemperie, da non resisterci dal freddo e dai venti, privo di sole che nelle giornate buie conviene accenderci il lume anco nel mezzo dì; tale stanzino anticamente serviva da Magazzino per il sale e può paragonarsi ad un carcere di Splesburgo. Il genitore dell'esponente nel 1853, ci rimise la propria vita, ed il dolente la propria salute avendovi acquistato tutti gli immaginabili malanni e cinque malattie tutte mortali, quivi acquistate come dichiarato viene dai medici curanti, e se non credono al deposto facciano verificare la verità, vi ho pure acquistato forte paralisi alla mano destra che per potere scrivere conviene regolarla con la sinistra. Forse diranno ha l'Aiuto vi tenga lui, il med.o essendo proprio figlio permetterebbero farci perdere la salute anco a lui. La sera conviene aspettare l'arrivo del Procaccia fino a mezza notte e più oltre, ed essendo molto lontana la propria abitazione, quando piove bisogna zupparsi come pesci come è successo la decorsa notte, e la strada del chiasso essendo tutta a sterro denominata la via della Volpe, simile ad un fosso non ci si sta ritti, e non essendovi lampione in fondo, priva rimane di luce da non trovare neanco l'uscio della propria abitazione, cosa indecente e pericolosa per colui che vi passa portando in tasca forti somme per incasso di Vaglia Postali, non potere trovare l'uscio, sentire passare gente e non vedere chi sia.
Questo Comune tiene in proprio due stanze, e sotto alle medesime vi è un Caffè a pigione, stanza adattissima per un Ufizio Postale essendovi annesse le Logge, potrebbero prenderla ed assegnarla al Titolare, e così nelle stanze sopra tenervi un letto per quando il Procaccia nei mesi d'inverno, molte volte a motivo di nevi e geli arriva a nottata molto avanzata, e così non costringere il rappresentante ad aspettare l'arrivo del Procaccia a casa, e trasportarvi pure la distribuzione della corrispondenza.
Questo è quanto per la pura verità.

Il Titolare
B. Senesi


"L'esponente" o "il dolente", come lui stesso si definisce, è Bonifazio Senesi, titolare all'epoca dell'ufficio postale di Pienza, figlio del Distributore Comunitativo Arcangiolo, che già nel 1854 si era lamentato col Direttore della Posta di Siena per le disagiate condizioni del suo uffizio2.

Il documento, scritto sulle quattro facciate di un foglio protocollo, è ricopiato alla lettera. La sottolineatura è in matita blu nell'originale ed è presumibile sia stata fatta dalla Prefettura. Il "carcere di Splesburgo" voleva dire "dello Spielberg", famoso per essere stata la prigione di Silvio Pellico. Il distributore comunitativo di Pienza Arcangiolo Senesi, babbo di Bonifazio, aveva scritto nel surricordato esposto al Direttore della Posta di Siena, "…essere la posta di questo posto situata in luogo freddino, esposto a tutto, e quello che è peggio un piccolo sgabuzzino umidissimo che anticamente se ne servivano per il magazzino del sale, luogo dirò così d'acquistarvi tutti i malanni …e per dire il vero pare più una prigione che un'Uffizio Postale"3.

Come già detto, abbiamo fatto un sopralluogo a Pienza e ne abbiamo ricavato il materiale fotografico che pubblichiamo qui sotto, con le relative note.

Fig. 1 - Il Palazzo Pubblico di Pienza, situato di fronte alla Cattedrale. Anche la costruzione di questo edificio fu ordinata da Pio II; venne eretto fra il 1459 e il 1464, ma il suo stato odierno è frutto di abbondanti restauri ottocenteschi. L'ingresso principale è sotto il porticato, mentre la porta piccola all'estrema destra, fuori dei portici, era quella dell'ufficio postale, situato nella base della torre, che ha una sola finestrina alta sul lato destro, non visibile nella foto.
Fig. 2 - Il portone con la scalinata dà adito al piano superiore, dove hanno sede gli uffici comunali. Si vedono bene la buca postale e, all'estrema destra, la porta dell'ufficio postale.
Fig. 3 - Ingresso dell'ufficio postale: al centro dell'arco esiste ancora un gancio in ferro dove, probabilmente, stava appesa l'insegna.
Fig. 4 - La buca delle lettere, con sotto lo sportello di ferro per la vuotatura (interamente visibile nella fig. 2). Forse la dicitura non è quella originale, in quanto si vedono in alto dei segni che sembrano residui di altre lettere.
Fig. 5 - VIA DELLA VOLPE, ancora oggi una traversa del corso Rossellino. Si vede in fondo la torre del Palazzo Pubblico, distante un centinaio di metri. Allora il "chiasso" era a sterro e, anche se non molto lontano dall'ufficio, percorrere la distanza di notte sotto la pioggia non era certo cosa piacevole.


1) Archivio di Stato di Siena: Prefettura - N° 1456, cat. 8.

2) Non siamo riusciti a stabilire con esattezza quando l'ufficio postale di Pienza, che nel periodo granducale era comunitativo, divenne regio, ma deve essere stato subito dopo l'unità.

3) G.Pallini e P.Saletti: "I Corrieri del Mangia", pag. 164.

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