Nel nostro libro abbiamo accennato a questo argomento nel capitolo
della "Tipologia dei bolli postali" (pag. 56 e pag. 61).
Desideriamo ora dedicare a questi "contrassegni" uno spazio
più ampio, ritenendoli un settore della storia postale minore,
è vero, ma tuttavia meritevole di attenzione, per più
di un motivo.
Anzitutto per la stretta interdipendenza con la franchigia postale,
in quanto solo la qualifica manifesta del mittente dava diritto alla
esenzione, totale o parziale, dell'oggetto spedito dal pagamento delle
tasse postali; ma anche per l'interesse derivante dalla loro relazione
col periodo storico coevo e dal supplemento estetico che possono donare
al documento postale sul quale sono impressi e del quale fanno parte
integrante; elementi, questi ultimi due, da non trascurare per un
possibile plus-valore dal punto di vista collezionistico.
Riguardo alla introduzione della franchigia postale nel Granducato
di Toscana, vogliamo riportare un documento che abbiamo di recente
reperito nel Tomo XXV della Legislazione toscana
di Lorenzo Cantini (Firenze, nella Stamperia Albizziniana per Pietro
Fantosini e figlio, 1800-08).
Si riferisce alla “…esenzione concessa ai Giusdicenti
Provinciali di non pagare le Lettere della Posta”, dando
precise istruzioni di “…scrivere sopra le lettere
[…] le parole ex Officio col nome del Tribunale che gli manda...”
ed è del 1° Febbraio 1746, però la data reale è
1° Febbraio 1747, in quanto l’anno ab incarnatione
decorreva dal 25 Marzo e le date dal 1° Gennaio al 24 Marzo risultavano
un anno indietro.
E’ una disposizione importante, introdotta circa sessant’anni
prima che arrivasse la riforma postale francese che, in questo campo,
si limitò a sostituire il contrassegno manoscritto con la griffe,
mentre per il resto fece soltanto aumentare i costi del servizio,
senza apportarvi miglioramenti significativi.
Ci sentiamo soprattutto confortati nella nostra intrapresa da alcuni
autori che si sono già interessati di questo settore e che
sono unanimemente riconosciuti dei classici di indiscussa autorità:
ci riferiamo anzitutto a E.H. De Beaufond che nel suo Les
Marques Postales des Départements Conquis cataloga
questi bolli sotto la voce Marques de la Préfecture
e Marques spéciales ou diverses; lo stesso dicasi
per il Catalogue des Départements conquis
di Gilbert Noel, per Départements Conquis 1792-1815
di Albert Reinhardt e per Metodi e bolli postali Napoleonici
dei Dipartimenti Francesi d'Italia di Edoardo P. Ohnmeiss
Vogliamo anche ricordare che il tema è stato già trattato
da Giuseppe Pallini, circa trent'anni fa, con un Contributo
allo studio delle franchigie postali del Corpo delle Bande e dei Tribunali
nel Granducato di Toscana, comparso in dieci puntate
sul "Notiziario A.S.I.F. (Ass. Sanitari Italiani Filatelisti)",
dal n° 123 (novembre 1973) al n° 154 (Dicembre 1976); e che
il medesimo, sempre sul "Notiziario A.S.I.F." (n° 177
- Gennaio 1979) si è occupato del bollo R.POSTE usato dai Comuni
della Toscana.
Abbiamo anticipato che li chiameremo "contrassegni". Questo
termine in buona lingua italiana esprime "Segno particolare
che serve per segnalare, riconoscere e distinguere una cosa o una
persona" (vedi il "Nuovo Zingarelli"), quindi
non sapremmo trovarne uno più adatto al nostro caso. Questo
è il termine con il quale erano correntemente definiti in Toscana
nel linguaggio postale dell'ottocento (anche se talvolta si trova
"stampiglia"). Questo è il termine equivalente al
francese contreseing riportato nel BULLETIN DES
LOIS de la Junte de Toscane del 1808.
Se qualcuno non è d'accordo, liberissimo di chiamarli come
vuole: l'importante è intendersi, e da qui in avanti questo
termine non lo virgoletteremo più.
Il contrassegno veniva scritto a penna o impresso con un bollo, nell'angolo
inferiore sinistro della facciata della lettera, salvo rare eccezioni.
La griffe, introdotta dai francesi, è un bollo lineare
su una o più righe, corsivo o stampatello, quasi sempre senza
cornice, usato esclusivamente come contrassegno.
Il bollo tondo o ovale, con o senza stemma ma sempre con una dicitura,
si può trovare usato come contrassegno, ma serviva soprattutto
come sigillo a chiusura della lettera ed è di due tipi: per
mantenere la terminologia dell'epoca, chiameremo sigillo a olio
quello che serviva per l'impronta a inchiostro impressa sul lembo
di chiusura della lettera, sigillato con un'ostia di amido; e sigillo
a fuoco quello che veniva impresso sulla ceralacca fatta colare
sul lembo medesimo. Il sigillo a fuoco si può anche trovare
impresso con l'inchiostro, ottenendosi così un' impronta in
negativo.
Questi bolli o servivano essi stessi da contrassegno, come abbiamo
già detto, oppure venivano abbinati come sigilli al contrassegno
(griffe o manoscritto che fosse) di analoga dicitura.
Essi servivano pure per autenticare qualsiasi tipo di documento, ed
è per questo che qualcuno li chiama bolli amministrativi.
Fra questi troveranno posto naturalmente quei caratteristici bolli,
per lo più ovali con l'aquila, conosciuti come Bolli delle
Mairies, che si trovano usati nel periodo francese prevalentemente
come sigillo, ma anche impressi sulla facciata delle lettere con un
piacevole effetto decorativo e tutti gli altri bolli usati da Comuni
e altri Enti dopo l'Unità.
Accanto al contrassegno verrà indicata, quando c'è,
l'impronta usata come sigillo. Se c'è soltanto il sigillo,
senza nessun contrassegno al recto, lo catalogheremo: sappiamo per
certo che anche questa sola indicazione, pur non in linea con i vari
regolamenti postali, era tuttavia tollerata per la concessione della
franchigia.
I sigilli su ceralacca li riprodurremo solo se sarà tecnicamente
possibile, perché non è facile trovarli completi e/o
leggibili.
I contrassegni sono elencati in ordine cronologico con la trascrizione
della loro dicitura e la data, che indica solo il periodo d'uso da
noi riscontrato ed è suscettibile di ampie variazioni temporali.
In assenza di sigillo, non vengono prese in considerazione le semplici
diciture manoscritte ex officio o d'uffizio, perché
insufficienti a qualificare il mittente.
La catalogazione riguarda tutto quanto siamo riusciti a censire fino
ad oggi, dai primi contrassegni grafici di fine settecento alle griffes
dei francesi e giù giù fino ai bolli ovali del Regno
con la dicitura R.POSTE, rispettando l'ordine di elencazione seguito
nel libro.
Sappiamo che questo lavoro risulterà incompleto e lacunoso,
quindi contiamo sulle segnalazioni dei nostri lettori. Diamo per scontato
che il nostro criterio di scelta e di catalogazione sia tutt'altro
che perfetto, perciò ogni critica costruttiva sarà la
benvenuta. Tutto verrà esattamente pubblicato, citando la fonte.
Intanto ringraziamo vivamente l'amico carissimo Edoardo P.Ohnmeiss
che ci ha onorato della sua autorevole consulenza. |