La Voce del Campo |
di Ettore Pellegrini (11 Marzo 2004) |
I CORRIERI DEL MANGIA
Sotto gli auspici dell'Associazione Ricerche Archeologiche Senesi
si è svolta nella Sala degli Specchi presso l'Accademia dei
Rozzi la presentazione del libro di Giuseppe Pallini e Paolo Saletti:
I corrieri del Mangia. La posta a Siena e nel suo territorio dai Medici
al XX secolo. La colta e brillante introduzione di Vinicio Serino
e Mario Ascheri ha evidenziato subito i molteplici pregi di un'opera
che unisce alla forte caratterizzazione di storia socioeconomica una
ricca valenza documentale, esibita dall'ingente corredo di figure
che adorna il volume, e ha opportunamente sottolineato l'importanza
di uno studio che va finalmente a colmare un grave vuoto bibliografico.
Pallini e Saletti sono specialisti di storia postale apprezzati a
livello nazionale e senza un'elevata competenza disciplinare, maturata,
come la loro, in anni di ricerca assidua e organica in musei, biblioteche
e perfino nei mercatini antiquari, non sarebbe stato possibile condurre
a termine un lavoro così analitico e completo. D'altra parte,
conoscendo Pallini e un suo precedente saggio (scritto con Massimo
Monaci) sulla storia postale del territorio maremmano vicinissimo
a Siena geograficamente e storicamente che fu dato alle stampe qualche
anno fa, era facile prevedere una performance di questo genere.
Il libro si articola in una parte introduttiva che espone i caratteri
e le tappe salienti dello sviluppo delle comunicazioni a Siena e nell'area
amministrata attraverso le strade, prima, le ferrovie e il telegrafo,
successivamente, in stretta relazione a quello della posta e delle
relative funzioni: lettere, bolli e francobolli. Proprio un attento
studio sui bolli postali utilizzati nel Senese a partire dalla fine
del XVIII secolo occupa la parte centrale del volume, insieme all'analitica
e vasta rassegna sulla storia degli stabilimenti di posta aperti in
città e nella provincia lungo un arco di alcuni secoli. Seguono
tra gli apparati conclusivi, la bella serie delle illustrazioni fuori
testo e un utile "glossario di filatelia e storia postale".
Numerose sono le notizie interessanti, i dati e le curiosità
che si trovano tra le pagine del libro, a cui va riconosciuto il non
modesto merito di calare gradevolmente il lettore nella vita quotidiana
degli antichi nostri concittadini e di mostrare a quali condizioni
questi potevano comunicare con parenti e amici lontani da Siena. Si
scopre così come un Arcirozzo della fine dei XVII secolo, Giovan
Battista Bartali, sia stato il primo a pubblicare nel suo Diario Senese
(1697) un elenco dei "giorni della posta", segnalando con
rigorosa precisione in quali giorni della settimana partivano le lettere
destinate extra moenia ed in quanti ne era previsto il ritorno a Siena.
Una tabella, si badi bene, che non si limitava ai centri dello Stato
senese, come Grosseto, Pitigliano e Montepulciano, o della Toscana,
ma riguardava città lontane come Barcellona, Madrid, Cadice,
Hannover, Monaco. Per Parigi erano fissate ben due partenze settimanali,
come per Roma e il ritorno era previsto, rispettivamente, in 30 e
in 5 giorni. Il Bartali non c'informa se i termini indicati per il
ritorno della corrispondenza venissero effettivamente rispettati,
però correttamente collega alle condizioni del mare i 60 giorni
indicati per il rientro della posta da Costantinopoli.
Due mesi nell'epoca di Internet sembrano un'enormità, ma i
due giorni previsti per Monte Oliveto e i tre per Colle o Arcidosso
sono gli stessi di oggi (se oggi si ha fortuna). Certamente fa sensazione
un prezioso cimelio del 1891, che gli autori opportunamente riproducono
tra le tavole a colori: una lettera giunta a Liverpool da Siena in
appena tre giorni. Una prestazione che fa impallidire anche la nostra
"posta celere". |
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