accademia dei rozzi |
Editoriale (21 Novembre 2004) |
Sotto gli auspici dell’Associazione Ricerche
Archeologiche Senesi si è svolta nella Sala degli Specchi la
presentazione del libro di Giuseppe Pallini e Paolo Saletti.
I CORRIERI DEL MANGIA. La posta a Siena e nel suo territorio dai Medici
al XX secolo.
La brillante introduzione di Vinicio Serino e Mario Ascheri ha evidenziato
subito i molteplici pregi di un’opera che unisce alla forte
caratterizzazione di storia socio-economica una ricca valenza documentale,
esibita dall’ingente corredo di figure che adorna il volume,
e ha opportunamente sottolineato l’importanza di uno studio
che va finalmente a colmare un grave vuoti bibliografico.
Pallini e Saletti sono specialisti di storia postale apprezzati a
livello nazionale e senza un’elevata competenza disciplinare,
maturata, come la loro, in anni di ricerca assidua e organica in musei,
biblioteche e perfino nei mercatini antiquari, non sarebbe stato possibile
condurre a termine un lavoro così analitico e completo. D’altra
parte, conoscendo Pallini e un suo precedente saggio (scritto con
Massimo Monaci) sulla storia postale del territorio maremmano –
vicinissimo a Siena geograficamente e storicamente – che fu
dato alle stampe qualche anno fa, era facile prevedere una performance
di questo genere.
Il libro si articola in una parte introduttiva che espone i caratteri
e le tappe salienti dello sviluppo delle comunicazioni a Siena e nell’area
amministrata attraverso le strade, prima, le ferrovie e il telegrafo,
successivamente, in stretta relazione a quello della posta e delle
relative funzioni: trasporti pubblici, lettere, bolli e francobolli.
Proprio un attento esame sui bolli postali usati nel Senese a partire
dalla fine del XVIII secolo occupa la parte centrale del volume, insieme
all’analitica e vasta rassegna sulla storia degli stabilimenti
di posta aperti in città e nella provincia lungo un arco di
alcuni secoli. Seguono tra gli apparati conclusivi, la bella serie
delle illustrazioni fuori testo e un utile “glossario di filatelia
e storia postale.”
Numerose sono le notizie interessanti, i dati e le curiosità
che si trovano fra le pagine del libro, a cui va riconosciuto il non
modesto merito di calare gradevolmente il lettore nella vita quotidiana
degli antichi nostri concittadini e di mostrare a quali condizioni
questi potevano comunicare con parenti e amici lontani da Siena.
Si scopre così come un Arcirozzo della fine del XVII secolo,
Giovan Battista Bartali, sia stato il primo a pubblicare nel suo Diario
Senese (1697) un elenco dei “giorni della posta”, segnalando
con rigorosa precisione in quali giorni della settimana partivano
le lettere destinate extra moenia e in quanti ne era previsto il ritorno
a Siena della risposta. Una tabella, si badi bene, che non si limitava
ai centri dello Stato senese, come Grosseto, Pitigliano, Montepulciano,
o della Toscana, ma riguardava città lontane come Barcellona,
Madrid, Cadice, Annover, Monaco. Per Parigi erano fissate ben due
partenze settimanali, come per Roma, e il ritorno della risposta era
previsto , rispettivamente, in 30 e in 5 giorni. Il Bartali non ci
dice se i termini indicati per il ritorno della corrispondenza venissero
effettivamente rispettati, però correttamente collega alle
condizioni del mare i 60 giorni indicati per il rientro della posta
da Costantinopoli.
Due mesi nell’epoca di Internet sembrano un’enormità,
ma i due giorni previsti per Monte Oliveto e i tre per Colle o Arcidosso
sono gli stessi di oggi (se si ha fortuna). Certamente fa sensazione
un prezioso cimelio del 1891 che gli autori opportunamente riproducono
nelle tavole a colori: una lettera giunta a Liverpool da Siena in
appena tre giorni. Una prestazione che fa impallidire anche la nostra
“posta celere”.
Tornando, infine, al Bartali – uno dei primi Arcirozzi dopo
l’elevazione granducale della Congrega in Accademia –
va ricordata l’importanza del suo, oggi rarissimo, libretto
che, ovviamente, non si interessava solo dei “giorni della posta”,
ma riferiva compiutamente il calendario dei più importanti
eventi cittadini attinenti “si allo Spirituale, come al Temporale”,
delle festività, delle fiere nei vari centri dello Stato; segnalava
i dati delle magistrature e delle signorie, le distanze da Siena dei
“Luoghi dello Stato”; sintetizzava ad diem i principali
eventi storici, evidente fonte d’ispirazione per quel più
famoso Diario Senese che, una ventina d’anni dopo, tanto prestigio
avrebbe recato a Girolamo Gigli. |
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