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LIBERO FERRARIO, primo italiano Campione del Mondo di Ciclismo, ricordato da un francobollo nel 2024 con Baldini, Adorni, Gimondi | ||||||||||||||
di Raffaele Baroffio (U.S.F.I.) | ||||||||||||||
Libero Ferrario: chi era costui? Parafrasando il Manzoni possiamo assicurare che il grande campione era tutt’altro che un Carneade. Infatti fu il primo italiano a fregiarsi della maglia coi colori dell’iride e a contribuire al successo di squadra. Era il 25 agosto del 1923, quando a Zurigo, con una strepitosa volata in rimonta, batté ciclisti destinati a una carriera professionistica prestigiosa. Alto un metro e ottanta centimetri (quindici oltre la media del tempo) era possente, muscolato, praticava vari altri sport. Vinse la sua prima gara, nel 1920, ad Arsago Seprio. Chiamato a far parte dell’Unione Sportiva Legnanese, corse su bicicletta Gloria di patron Focesi e vinse 41 gare dal 1920 al 1924. Tra queste spicca la strepitosa vittoria in rimonta della gara mondiale di Zurigo del 25.8.1923, a cui partecipavano i dilettanti. Fu anche vittoria di squadra per i piazzamenti degli altri tre rappresentati italiani. Il mondiale per professionisti fu istituito solo nel 1927. Quello per dilettanti, corso dal 1921, non vide ciclisti italiani nei primi due anni. La tubercolosi, la peste di quel secolo (senza cure farmacologiche, introdotte solo negli anni '40) condusse Ferrario a morte precoce in giovanissima età. E’ verosimile (da ricerche personali) che abbia conquistato la maglia coi colori dell’iride già ammalato e questo aumenta l’aura di leggenda che lo ammanta. I ripetuti ricoveri in vari sanatori e le cure (palliative) attuate, non modificarono il decorso della malattia, che lo indusse a limitare le corse fino a sospenderle definitivamente. Morì a soli 28 anni. Sepolto nella sua Parabiago, il monumento era dotato di un magnifico busto in bronzo: Libero raggiante dopo la vittoria iridata. Quella visione, quando avevo solo cinque anni, mi indusse scrivere di lui. L’idea si rafforzò e si tradusse, anni dopo, in un libro. “Libero Ferrario Giuseppe Saronni Le esistenze parallele di due campioni del mondo ciclistico parabiaghese” (Italiano/inglese-Amazon-2022; Lamano-Legnano-2022). In vita e dopo la sua scomparsa, fu diffamato come atleta e uomo, per i suo incostanti risultati: era la tbc che, in realtà, condizionava il suo altalenante rendimento. Ora con l’emissione del francobollo, che ho intensamente perseguito, ritengo di aver ripagato il debito che ritenevo di avere nei suoi confronti, come parabiaghese, medico, ciclista paraagonista e autore USFI. Ovvero restituire a Ferrario la reale immagine, sportiva e umana, di quello che ha rappresentato per il ciclismo italiano, anche se sconosciuto ai più. Quello splendido busto di Libero sorridente, dopo la strepitosa vittoria iridata è stato recentemente “sottratto” e sostituito da simile scultura in marmo carrarese. Il libro che gli ho dedicato chiude il cerchio della mia ammirazione per un grandissimo e sfortunato campione, destinato a grandiosi risultati da professionista. Parabiago, mia città natale vanta, oltretutto, tre campioni del mondo : Libero Ferrario, Giuseppe Saronni, Martina Alzini (pista).
BOZZETTO PROPOSTO DA RAFFAELE BAROFFIO PER L’EMISSIONE DEL FRANCOBOLLO DEDICATO A LIBERO FERRARIO
Raffaele Baroffio (USFI)
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