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Perchè Marconi dovette venire a
Torino
di Gianni V. SETTIMO (Clypeus 121- febbraio 2012)
Per Guglielmo Marconi il settembre 1912 fu un mese da
non scordare.
Nel giugno sale all’osservatorio Ximeniano di Firenze per incontrare un
giovane scienziato, il reverendo Guido Alfani.
Dopo aver ammirato la grande cupola del duomo, si rivolge al sacerdote:
“Si sa che le onde hertziane traversano un muro da una stanza all’altra,
ma non si è ancora potuto verificare se le onde che provengono da stazioni
lontane abbiano la potenza di traversare i muri.
Lei che ha fortuna di avere qui la Cupola potrebbe farmi questa ricerca?”
Alfani, come egli stesso ricorda, accettò con entusiasmo ed avuti gli
opportuni consensi e permessi dalle autorità competenti, [omissis] ….. calai
dalla lanterna due fili di rame ben isolati come funzionante da aereo
verticale (circa 90 metri) ed un altro filo, che termina in un pozzo che si
trova nell’interno del Duomo, funzionante da terra.
Un piccolo apparecchio a Cellula elettrolitica con dispositivo di accordo
per varie lunghezze d’onda…[omissis]
Raccontò che ogni sera verso le dieci si rinchiudeva in Duomo a ricevere le
grandi stazioni lontane (tra cui Madrid e Parigi) sovente disturbate da
“scariche” in massima parte dovute ai tranvai che circolavano nei pressi del
Duomo.
Prima di inviare la sua relazione a Marconi lo scienziato volle ripetere,
per una decina di sere le esperienze, ottenendo sempre degli ottimi
risultati.
L’incontro, tra loro, avrebbe dovuto avvenire qualche tempo dopo ma, a causa
dei molti impegni del maestro, rimandati ad altra data.
Guglielmo Marconi con la moglie, il segretario e l’autista era partito,
nella mattinata dì martedì 25 settembre 1912, da Coltano (Pisa) diretto a
Genova.
Alle ore 11 l'automobile, una Fiat 50 HP attraversò La Spezia e, presa la
salita della Foce, si diresse, attraverso la Val di Vara, verso il passo del
Bracco.
Fu in quel luogo, alle ore 12,30 circa, che lo scienziato rimase ferito, a
causa di uno scontro con una Isotta Fraschini HP mentre viaggiava, sulla via
Aurelia nei pressi di Borghetto di Vara in provincia di Genova.
Poco dopo Guglielmo Marconi, inviò un telegramma urgente per informare il
Capo del Dipartimento che era rimasto ferito in un incidente automobilistico
avvenuto nella curva a gomito appena superato il centro abitato e chiedeva
soccorsi.
Nel frattempo il locale garage Liburnia aveva, pure richiesto l'invio di due
automobili.
La notizia si diffuse in città destando viva emozione e mentre partiva con
urgenza una ambulanza dell'Ammiragliato, con un medico militare e alcuni
infermieri provvisti di ogni materiale di soccorso, anche altri mezzi
privati si recarono verso il luogo dell’incidente.
Marconi dopo le prime cure ricevute dal dottor Cordan, il medico condotto
locale, venne trasportato d'urgenza all'ospedale militare marittimo di La
Spezia, ricevuto dal direttore il colonnello Montano e dai medici di
servizio.
Da San Rossore, sua maestà fece chiedere per telefono notizie dell'infermo,
che gli vennero riferite dal capo di stato maggiore, ed il re dispose anche
di essere tenuto sempre aggiornato.
In serata le condizioni di Marconi sembrarono peggiorare .
Egli era assai agitato ed addolorato tanto che i medici, temendo la perdita
dell'occhio destro, ritennero necessario alcune iniezioni di morfina.
Il ferito richiese l’intervento del professor Pietro Baiardi che decise,
data la gravità del caso, di farlo ricoverare alla clinica oftalmica di
Torino per essere sottoposto alle sue cure.
Purtroppo la funzionalità dell’occhio dell’illustre scienziato era ormai
irrimediabilmente compromessa e l’abile chirurgo dovette praticargli
l’enucleazione completa.
Era il 18 ottobre 1912 e Marconi sopportò l'intervento con serenità d'animo.
Un occhio di cristallo gli venne donato dai vetrai di Murano, mentre quello
estratto, già oggetto di studi, si conserva presso il policlinico torinese.
Il professor Pietro Baiardi, direttore della clinica oculistica
dell'Università di Torino, rifiutò ogni compenso per le sue prestazioni,
allora Marconi lasciò una considerevole offerta a favore dell’Istituto
Oftalmico.
Il comune di Torino ha intestato una via al benemerito dottore che ironia
della sorte morì cieco il 15 dicembre 1921.
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